Francesco ucciso per lanciare un avvertimento ai rivali: due i killer in manette, dieci arresti per droga. Il monito della Procura: "Basta droga, arricchisce la mafia"

Francesco ucciso per lanciare un avvertimento ai rivali: due i killer in manette, dieci arresti per droga. Il monito della Procura: "Basta droga, arricchisce la mafia"
di Alessandro CELLINI
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Giovedì 26 Luglio 2018, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 17:01

Volevano lanciare un avvertimento al gruppo rivale: per questo motivo Francesco Fasano, 22enne di Melissano, è stato ucciso. E' questo l'esito delle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Casarano e della stazione di Melissano, che nella notte hanno notificato il provvedimento di fermo disposto dalla Procura di Lecce a carico di dieci persone. Due di loro, Daniele Manni, 34 anni, e Angelo Rizzo, 23, entrambi di Melissano, sono accusati dell'omicidio di Fasano. Manni deve difendersi anche dall'accusa di tentato omicidio nei confronti dello stesso Fasano e di Pietro Bevilacqua, avvenuto il 19 luglio scorso. Tutti e dieci i fermati rispondono anche dell'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Oltre a Manni e Rizzo, in carcere sono finiti Pietro Bevilacqua, Antonio Librando, Biagio Manni, Luciano Manni, Maicol Andrea Manni, Luca Piscopiello, Luca Rimo e Gianni Vantaggiato.

L'indagine ha avuto inizio dall'omicidio di Manuele Cesari, 37 anni, ucciso a marzo. Cesari era ritenuto dagli inquirenti a capo del gruppo che a Melissano gestiva il traffico di droga. La sua morte (per la quale sono ancora in corso le indagini), ha generato nel gruppo da lui diretto una serie di rivalità e contrasti finalizzati a prenderne le redini. Alla fine era emerso Daniele Manni, ma i contrasti erano diventati talmente insanabili che si erano formati due sottogruppi: da una parte Daniele, Luciano, Maicol Manni, Librando, Rizzo, Vantaggiato, Piscopiello e Rimo; dall'altra Bevilacqua, Biagio Manni e la vittima, Francesco Fasano. Per riuscire ad ottenere il monopolio del traffico di droga sul territorio di Melissano e comuni limitrofi, ogni gruppo cercava di prevalere sull'altro con la violenza.

E' da inquadrare in questo contesto l'agguato fallito a Fasano e Bevilacqua, raggiunti da alcuni colpi di pistola mentre si trovavano in macchina, il 19 luglio scorso. In quell'occasione, secondo gli inquirenti, a sparare fu Daniele Manni. Lo stesso che, pochi giorni dopo, in compagnia di Rizzo, avrebbe puntato l'arma alla tempia del 22enne Francesco Fasano, uccidendolo sul colpo. La scelta di Fasano come obiettivo è da ricondurre al fatto che il giovane era l'unico del suo gruppo a tenere la guardia abbassata, pur aspettandosi certamente azioni di fuoco da parte del clan rivale.

E in queste ore, dopo l'operazione, è arrivato anche il monito del procuratore capo Leonardo Leone de Castris: "Non smetterò mai di ricordare, e parlo alle decine di migliaia di soggetti, di ogni età e classe sociale, che quotidianamente assumono cocaina e marijuana sul territorio - ovviamente in estate con il massiccio afflusso turistico il fenomeno è ancora più preoccupante - che ogni tipo di cocaina e ogni canna fumata alimentano le ricchezze della criminalità organizzata, così come ogni euro speso finisce nelle tasche dei mafiosi". Poi, appunto, il forte invito a combattere insieme la piaga della droga sempre più diffusa nel Salento: "Se non si ha il coraggio di riconoscere questa verità, se si continua ad alimentare anche episodicamente il consumo di stupefacenti, così creando obiettivo intralcio al contrasto che le istituzioni nel loro insieme rivolgono alla criminalità organizzata, non si ha alcun titolo per lamentarsi dell'escalation di furti,  rapine e fenomeni criminali di ogni tipo, o ancora indignarsi per l'occupazione da parte della criminalità di interi settori della realtà economica della zona che pure con impegno e fatica la magistratura e le forze dell'ordine continuano a contrastare". 

 

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