Surbo, domani l'addio all'ex sindaco Fabio Vincenti nella chiesa madre del paese

Surbo, domani l'addio all'ex sindaco Fabio Vincenti nella chiesa madre del paese
di Katia PERRONE
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Mercoledì 8 Settembre 2021, 15:11 - Ultimo aggiornamento: 19:12

Si svolgeranno domani alle 14.30 i funerali di Fabio Vincenti, l'ex sindaco di Surbo, nel Salento, rimasto vittima di un incidente stradale: la sua auto è volata giù dal cavalcavia della tangenziale di Lecce, all'altezza dello svincolo per Torre Chianca. Questa mattina il pubblico ministero Rosaria Petrarolo ha dato il via libera alle esequie - che si terranno nella Chiesa madre alle ore 16 - dopo gli accertamenti eseguiti sul corpo dell'ex amministratore surbino, che lascia una moglie, due figlie e una comunità affranta dal dolore.

L'autopsia

Fatali, per Vincenti, sono state le lesioni causate dal violentissimo impatto dell'auto al suolo, dopo un volo di una decina di metri: lo ha stabilito il medico legale Alberto Tortorella, che ha eseguito l'autopsia sul cadavere del 50enne.

Quel che sembra essere certo è che sull'asfalto non ci fossero segni di frenata; che l'auto, imboccando la curva di via Adriatica in direzione Torre Chianca, ha proseguito la sua corsa andando a sbattere contro il new jersey in cemento posizionato sul ponte per chiudere l'accesso alla scarpata, ai piedi della quale scorre la Tangenziale Est.

Invece l'urto ha spostato il manufatto in cemento e spalancato le porte del vuoto, nel quale è precipitato Vincenti con la sua vettura. 

Il ritratto


Non aveva ancora 50 anni Fabio Vincenti. Li avrebbe compiuti il 26 settembre, ma non ha fatto in tempo né a festeggiarli con la sua famiglia, sua moglie Ilaria e le sue due figlie Ludovica e Cristiana, né tantomeno a riscattarsi dopo lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose nel 2018, quando lui era sindaco, dimostrando la sua estraneità ai fatti, così come ha provato a fare negli ultimi tre anni.
«Sentiva di aver subito una vera ingiustizia, di essere stato vittima dei pregiudizi per un cognome del quale portava tutto il peso». A ricordarlo è Valentino Chironi, dipendente comunale. «A consigliarlo di entrare in politica sono stato io - continua Chironi - e lui lo diceva a tutti, a volte ringraziandomi, altre volte dandomene tutte le colpe. Sempre pronto, presente, mai con una parola di troppo o fuori luogo, mai uno scontro diretto, neanche con l'opposizione, mai un attacco personale rivolto agli avversari. Nella politica ci credeva e il suo compito lo ha svolto pensando sempre alla sua comunità. Era un amministratore instancabile, competente, pronto a imparare. Ed era soprattutto un amico».

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