«Amministrazione comunale condizionata dalla criminalità»

«Amministrazione comunale condizionata dalla criminalità»
di Erasmo MARINAZZO
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Giovedì 31 Maggio 2018, 12:42
La criminalità organizzata a Surbo avrebbe condizionato le scelte della maggioranza ed anche dell’opposizione. In particolare, viene citato il capo dell’opposizione. Non fa sconti a nessuno il decreto di scioglimento del consiglio comunale, notificato l’altro ieri al sindaco uscente Fabio Vincenti ed ai componenti della commissione straordinaria insediatasi l’11 maggio. Le 52 pagine della relazione del prefetto di Lecce, Claudio Palomba, e le due del ministero dell’Interno, Marco Minniti, ripercorrono a grandi linee tutti i fatti e le considerazioni dell’informativa dei carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Lecce che ha dato vita ad due procedimenti penali: il primo già approdato in aula e l’altro ancora nella fase delle indagini preliminari.
A margine del decreto anche due provvedimento a carico di altrettanti dirigenti comunali: la rimozione dall’incarico di capo dell’Ufficio Tecnico di Giovanni Frassanito, imputato nel processo in corso per turbativa d’asta in merito ai lavori di urbanizzazione della zona Fontanelle e la riqualificazione di piazza Unità d’Europa. E la rimozione del comandante della polizia municipale, Salvatore Caretto: avrebbe omesso di indicare chi effettivamente occupa le case popolari. Tanti i sopralluoghi, senza tuttavia fare presente assegnazioni ad esponenti della criminalità organizzata condannati in via definitiva per mafia e per omicidio. E di parenti del boss storico di Surbo, deceduto da anni, Angelo Vincenti. Inoltre gli viene contestato di non aver svolto le necessarie verifiche sulle procedure di assegnazione dei servizi cimiteriali. Assegnati ad un unico soggetto per undici anni consecutivi.
Un nome che ricorre di frequente nel decreto di scioglimento, quello di Angelo Vincenti. Anche per ricordare - come riportato nella citata informativa dei carabinieri - il legame di parentela con il padre dell’attuale sindaco. E che venne citato, Angelo Vincenti, come il boss a cui era legata l’amministrazione comunale sciolta nel 1991. Elementi di collegamento con gli amministratori di allora vengono citati più volte nel decreto.
Uno degli elementi “concreti, univoci e rilevanti” necessari per adottare il decreto di scioglimento. Un intero capitolo è dedicato all’“infiltrazione della struttura criminale della Scu nel tessuto politico, economico e sociale”. E pesca a piene mani dall’inchiesta che vede ora a processo i fratelli imprenditori edili Oronzo e Vincenzo Trio: i rapporti con il boss di Squinzano Antonio Pellegrino. Ed il ricorso alle conoscenza con un altro esponente della Scu, Emiliano Vergine, per intimorire tre dipendenti che chiedeva il Tfr e gli arretrati. «L’imprenditore, considerati anche i rapporti amichevoli e di vicinanza con il sindaco e gli altri amministratori, nonché con i dirigenti dell’amministrazione comunale, si aggiudicherebbe la maggior parte degli appalti pubblici».
Il sindaco Fabio Vincenti non ci sta: assistito dall’avvocato e professore Ernesto Sticchi Damiani, sta preparando un ricorso che contesta punto dopo punto le conclusioni del decreto.
 
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