La 275, i ritardi, i rincari/ Dopo i danni, risparmiamoci la beffa

La 275, i ritardi, i rincari/ Dopo i danni, risparmiamoci la beffa
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 20 Novembre 2022, 20:05 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 14:50

Una settimana di mobilitazione ha restituito, intatta, la dimensione di un problema che è un dramma quotidiano che spesso si fa tragedia. Si sapeva, e non era un mistero per nessuno. Evidentemente, però, c’era bisogno di una scossa, di un’azione forte per richiamare l’attenzione sulla 275, a maggior ragione dopo un incidente stradale mortale, l’ennesimo, si spera l’ultimo, di un’infinita scia di sangue lungo la statale Maglie-Leuca. È questo il senso della battaglia di Quotidiano. Decine di messaggi, una vasta mobilitazione popolare, interventi e riflessioni, dai ragazzi delle scuole ai rappresentanti istituzionali, dalle imprese ai cittadini comuni, gli stessi che da tanto tempo - molto, troppo - convivono con il rischio e le difficoltà, i ritardi e le inefficienze, le promesse e le delusioni, sempre nell’attesa del futuro e della modernità che da quelle parti, il basso Salento, stentano ad arrivare. Con danno per tutti, sia chiaro. 

Più di qualcosa si è fatto. Ora però, tra impegni, promesse e anche un vertice in Provincia con tutti i sindaci e il commissario Anas, c’è bisogno di un altro sforzo per evitare che al danno dei ritardi (uno studio richiamato dalla Cisl quantifica in 95 milioni di euro il peso economico del mancato ammodernamento della statale in 30 anni, il prezzo sociale del “non fare”) si aggiunga come ostacolo concreto la beffa della revisione prezzi, causa rincari e inflazione (e tempo perso nell’attesa, va aggiunto). La stessa revisione che ora porta il costo dell’opera - il primo lotto, almeno, subito cantierabile da Maglie a Tricase - da 244 milioni a 350, un’enormità, anche considerando i 288 milioni di finanziamento già ottenuti per quell’arteria (ma incluso il tratto fino a Leuca), col rischio di ulteriori rinvii e deleterie attese. Toccherà probabilmente al ministro Fitto risolvere la questione e reperire i fondi in più, lui che pure aveva provveduto per primo a “trovare”, nel 2004 e da presidente della Regione, con risorse interamente pugliesi, i 164 milioni necessari (allora) per l’intero percorso della 275.

Ma il punto è anche (sia chiaro: anche) un altro: cos’è successo nel frattempo?

Senza indulgere alla dietrologia e al complottismo, afflizioni della nostra epoca, né invocare accertamenti di legalità, tuttavia sempre possibili, qualche domanda sarà il caso di farsela. Perché un’opera del genere attende trent’anni per essere realizzata? Perché ha subìto diverse stesure, riletture e revisioni? Perché occorre aspettare mesi per autorizzazioni che, per quanto complesse, dovrebbero richiedere tempi più ragionevoli? Perché questo gioco dell’oca che sembra riportare tutto, sempre, inesorabilmente, alla casella di partenza proprio quando si è sul punto di tagliare il traguardo? E, soprattutto, chi si è giovato (giacché pene e dolori sono noti) di questa filastrocca senza fine, di quest’inno all’immobilismo e all’inefficienza che è la storia della messa in sicurezza della 275?

Se l’urgenza non fosse quella di realizzare l’opera, sarebbe opportuno porre i quesiti come prioritari. Sapere, del resto, potrebbe essere una necessaria forma di giustizia e risarcimento per una vasta area della Puglia fatta di persone, imprese, comunità. E non è detto che non lo si faccia, prima o poi. Per quanto ci compete, lo faremo. Ma intanto si apra il cantiere. Presto. Perché noi (tutti, c’è da sperare) quella strada maledetta, così brutta, così stretta, così mortale, ecco, noi quella strada così com’è non la vogliamo più.
 

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