La stazione d'arte è un tesoro, ma il Demanio vuole sfrattarla: «Serve uno spogliatoio per il personale»

La stazione d'arte è un tesoro, ma il Demanio vuole sfrattarla: «Serve uno spogliatoio per il personale»
di Alessandra LUPO
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Lunedì 19 Ottobre 2020, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 23:05

Un colpo di spugna su un'esperienza di anni, per l'esattezza cinque, che hanno fatto de Lastation uno degli esperimenti più riusciti di come le politiche culturali possano dare frutti durevoli strappando dalla perifericità anche aree che geograficamente sembravano esservi destinate.

Nato dalla partecipazione dell'associazione Ramdom al bando Mente Locale del 2014, il progetto Lastation è infatti oggi saldamente inserito nei circuiti principali dedicati agli spazi di rilevanza culturale come i Luoghi del Contemporaneo del MiBact , The Independent del Maxxi, e i network di residenze internazionali Art in Residence e Res Artis. L'ultima stazione (last-station) sulla tratta delle ferrovie del Sud Est, a Gagliano del Capo, oggi spicca come punto di riferimento imprescindibile per il territorio dove attrae artisti, curatori, ricercatori provenienti da tutto il mondo. Una realtà di peso specifico notevolissimo, insomma, se non fosse che nel bel mezzo dell'estate, in un clima certamente viziato dalla pandemia prima e dalla campagna elettorale delle regionali poi, qualche passaggio sembra essere saltato, confinando nelle mani delle Ferrovie, che intanto hanno cambiato il loro assetto societario, una trattativa di natura molto più delicata della mera burocrazia. Il Demanio regionale ha quindi annunciato lo sfratto dell'associazione, che entro il 9 novembre dovrà consegnare le chiavi dei locali per esigenze dichiarate di pubblica utilità da parte delle Ferrovie del Sud Est che al primo piano della stazione (restaurato a spese dell'associazione) ora vorrebbe realizzare uno spogliatoio del personale di treni e bus. Proprio per quel personale che intanto è stato ridotto all'osso dalla progressiva automatizzazione dei caselli e delle biglietterie. Ma al di là delle valutazioni tecniche, quel che appare inspiegabile è che proprio al lato della stazione esiste un immobile di quaranta stanze, l'ex dormitorio, chiuso e abbandonato da circa trent'anni.

 


E non è tutto: il medesimo destino, a quanto pare, toccherà ben presto anche alla Stazione a sud est gestita a Otranto da Oikos Sostenibile, a Naturalmente a Sud, che gestisce il casello di Manduria nonché a Ciclomurgia - 4 cycling and trek che si trova a Trani.
Per le quattro associazioni partecipanti al bando indetto dalla stessa Sud Est per l'utilizzo dei primi piani delle stazioni in uso lo sfratto è senza appello.

E se per alcuni di loro (Oikos e Ramdom) il contratto iniziale è in scadenza, alla porta ci finiranno anche le associazioni il cui contratto scade tra due anni anche con operazioni come quella di Manduria, dove i lavori di messa a norma hanno previsto investimenti di bonifica molto onerosi, tra cui la sostituzione del tetto in amianto.


Ramdom ha già presentato opposizione tramite il suo legale, l'avvocato Luigi Sangiorgi. È chiaro che la battaglia si gioca sul piano politico e non su quello legale, ma la politica per ora latita: ai tavoli tecnici indetti in estate i rappresentanti dei vari assessorati (Patrimonio, Cultura e Trasporti) che pure erano stati invitati, non si sono fatti vivi e le associazioni non hanno potuto fare altro che prendere atto della decisione.


Due giorni fa la vicenda è approdata in commissione Cultura, alla Camera, grazie al Question Time del parlamentare Alessandro Fusacchia. In quella sede il Ministero ha riconosciuto il grande lavoro svolto dall'Associazione Ramdom con lo spazio Lastation e ha preso l'impegno a sentire la Regione Puglia per cercare di preservare la progettualità messa in essere in questi anni. E ora sul web è anche partita una petizione. Ma lo scoramento delle associazioni è tanto. «Nonostante il nostro lavoro sia riconosciuto da tutti - spiega Paolo Mele di Ramdom - ci siamo ritrovati da soli di fronte alle Sud Est, che non ci ha prospettato nessuna alternativa. Chiediamo ai consiglieri regionali e alla nuova giunta di prendere posizione su quello che sarebbe un grave danno d'immagine per una Regione che ha investito tanto in Cultura, Turismo e Politiche attive e anche nello specifico su Lastation».


«Ci aspettiamo un incontro tra le parti per cercare una soluzione condivisa - aggiunge Katia Manca di Oikos Sostenibile - per tutelare e valorizzare il lavoro svolto dalle associazioni all'interno degli immobili abbandonati cui è stata ridata un'identità».

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