Stalliere morso nelle parti intime: in Appello arriva la condanna

Stalliere morso nelle parti intime: in Appello arriva la condanna
2 Minuti di Lettura
Martedì 22 Gennaio 2019, 10:10
Ribaltata la sentenza che a luglio del 2014 aveva assolto il gestore di un maneggio di Torre Chianca, dall'accusa di essere stato responsabile delle lesioni riportate da un dipendente mentre striava un cavallo e di aver violato le disposizioni in materia di sicurezza sul lavoro, non facendogli indossare le protezioni: fu morso al pene. E subì la frattura dello stesso.
Nel processo d'appello, i giudici della sezione unica penale (presidente Vincenzo Scardia) hanno condannato O.P., 61 anni, di Lecce, a cinque mesi di reclusione ed al versamento di una provvisionale di diecimila euro all'ex dipendente, un ragazzo brasiliano di 28 anni, costituitosi parte civile con l'avvocato Anna Maria Ciardo.
Pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario, a patto che la provvisionale venga versata entro tre mesi dal passaggio in giudicato della sentenza. Cioè della sentenza della Corte di Cassazione, prossima ed ultima tappa di questo processo.
In primo grado O.P. (difeso dall'avvocato Cristiano Solinas) era stato assolto dall'allora giudice onorario Angelo Rizzo, sulla base delle conclusioni della consulenza affidata al dottore Bruno Causo, assistito dall'urologo Roberto Calvo: le lesioni riportate quel pomeriggio del 31 luglio del 2011 dallo stalliere non erano compatibili con il morso di un cavallo. Piuttosto con una contusione. Un vasto ematoma dell'asta. Compatibili anche con l'urto violento del muso del cavallo. Fermo restando che l'organo riproduttivo dello stalliere doveva trovarsi nelle condizioni di avere un rapporto sessuale. Rigido, dunque. Non furono individuate, insomma, lesioni compatibili con un morso.
Rottura del corpo cavernoso del pene, disse il referto del Pronto soccorso dell'ospedale Vito Fazzi di Lecce dove il giovane stalliere ricevette le prime cure.
Nel processo d'appello il legale dello stalliere ha ribadito la tesi dell'esposto che otto anni fa diede il via all'inchiesta del pubblico ministero della Procura di Lecce, Stefania Mininni: il cavallo lo morse nelle parti intime mentre lo teneva per le redini. Aveva appena finito di montare la sella e di pulirgli gli zoccoli, il tempo di girarsi per chiamare il gestore del maneggio e si trovò la testa del cavallo in mezzo alle gambe.
Ma cosa è cambiato fra processo di primo grado ed appello? E' stata riaperta l'istruttoria, nel senso è stato messo nuovamente alla prova l'impianto accusatorio. Non si è trattato unicamente di vagliare l'appello della Procura e la sentenza di primo grado.
Al termine dell'istruttoria il sostituto procuratore generale Claudio Oliva ha chiesto la riforma della sentenza. Che stavolta è stata favorevole allo stalliere. Ora a chiudere il caso sarà la Cassazione.
E.M.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA