I bulli del banco accanto: quattro studenti chiedono la messa in prova. Il capo? Una ragazza

I bulli del banco accanto: quattro studenti chiedono la messa in prova. Il capo? Una ragazza
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Lunedì 16 Dicembre 2019, 20:31 - Ultimo aggiornamento: 22:27
Puntano sulla messa alla prova i tre ragazzi e la ragazza di una scuola superiore di Racale accusati di avere bullizzato un compagno di classe. Lei indicata come la più violenta del gruppo. La referente, la donna Alfa, la capo branco. Tutti studenti che oggi hanno fra i 15 ed i 17 anni.

La messa alla prova è stata chiesta al giudice per l'udienza preliminare del Tribunale per i minorenni di Lecce, Ada Colluto, dai quattro studenti, difesi dagli avvocati Giacinto Mastroleo, Vito Lisi e Fernando Corsano. La vittima, assistita dall'avvocato Vincenzo Venneri, ha peraltro dato il consenso a incontrarsi con gli ex compagni di classe (ma intanto ha cambiato scuola) per appianare una volta per tutte i pregiudizi che avrebbero mostrato nei suoi confronti sin dal primo momento.    

Picchiato a sangue da lei, dalla compagna di classe. Per fargli pagare la scelta di indicare alla dirigenza i compagni che lo stavano bullizzando dal primo squillo di campanella dell’anno scolastico. L'inchiesta ha preso il via con la denuncia sporta dal padre di questo ragazzo timido e dal carattere introverso. La vittima per eccellenza, per quelle caratteristiche della personalità, in un gruppo già affiato perché il tempo e le frequentazioni avevano già delineato i ruoli.

Ben seguito dal padre, lo studente timido: prima ancora di rivolgersi ai carabinieri ha interpellato la scuola. Anche se alla fine hanno scelto di cambiare istituto per spazzare via ogni perplessità sul perdurare delle persecuzioni dei bulli e dei cyber bulli: chiamato “lurdu” sin dal primo momento che mise piede in classe, a settembre dell’anno scorso. Oggetto di lanci di fogli appallottolati durante le lezioni e di una penna fatta scoppiare nella felpa. Ed è finito anche al centro di insulti ed umiliazioni nel gruppo Whatsapp della classe, quello studente. Gruppo dal quale era stato inizialmente escluso perché “lurdu”.

Tutte circostanze finite nell’inchiesta della Procura per i minorenni, condotta dal pubblico ministero Imerio Tramis e dai carabinieri della stazione di Racale. Per quattro imputati arriva, dunque, un periodo di messa alla prova perché diventino consapevoli di cosa significhino le accuse di cui rispondono: per tutti atti persecutori, meglio conosciuto come stalking. Lesioni personali per la sola ragazza. L’episodio più violento di questa storia è stato attribuito a lei.

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Tutto sarebbe accaduto la mattina del 4 ottobre dell’anno scorso, il giorno dopo l’incontro avuto dal padre della vittima con la dirigente e la vice dirigente della scuola, nonché con alcuni dei genitori del gruppo dei “bulli”. Il padre ha raccontato ai carabinieri di aver trovato il figlio con il viso gonfio e stravolto, con graffi e segni evidenti che fosse stato picchiato. Un’aggressione refertata poi in ospedale e che intanto aveva fatto il giro anche fra i genitori: il padre fu avvisato del pestaggio da un altro genitore. Ed il figlio confermò tutto: quella ragazza lo aveva picchiato all’inizio della prima ora, alle 8.30. Al cospetto di una insegnante, riferì al genitore. Insegnante che ha detto invece che la lezione si svolse regolarmente, senza nessuno scontro fisico tra gli studenti della sua classe.

La scansione degli eventi ha messo in collegamento l’aggressione con l’incontro del giorno prima per denunciare gli atti di bullismo. Definizione, peraltro, riportata come oggetto nel verbale steso dalla dirigente scolastica nell’incontro che avuto l’obiettivo di chiarire cosa stesse accadendo in quella classe. La conclusione fu, messa per iscritto, di sospendere tutta la classe, ad eccezione del ragazzo bullizzato, con obbligo di frequentazione delle lezioni. E che ulteriori provvedimenti sarebbero stati decisi dal consiglio di classe.
 
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