Da Squinzano a Ugento, sempre il numero 1 del volley: «Fefè, il pischello diventato campione»

La Vis Squinzano nel 1981
La Vis Squinzano nel 1981
di Andrea TAFURO
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Mercoledì 22 Settembre 2021, 11:44 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 19:25

Dagli esordi nella Vis Squinzano ad eroe dei tre mondi e tecnico campione d'Europa con l'Italvolley. «Lo chiamavamo pischello perché era il più piccolo, ma che Fefè De Giorgi sarebbe diventato un grande lo sapevamo già»: è un coro da Squinzano, la cittadina del nord Salento dove è nato e cresciuto. E dove i compagni di squadra di allora lo ricordano con affetto: giovane pischello della formazione salentina che negli anni '80 si sarebbe affacciata con successo nel campionato nazionale di A2 di volley. Il più piccolo di quella squadra prima di trasformarsi in campione.

Il ritratto

Un numero - l'1 - stampato sulla sua maglia verde che indossava con orgoglio e passione. Un predestinato, capace nella maturità sportiva, da atleta prima e allenatore poi, di vincere tutto. Senza mai dimenticare Squinzano, la sua città d'origine, che negli anni ha ricambiato l'affetto intitolandogli il palazzetto dello sport. Una storia di successi partita dal Salento, intrisa di grande voglia e duri allenamenti per arrivare ad essere tra i migliori al mondo della pallavolo.
Eppure, gli inizi non sono stati semplici.

Fefè non raggiungeva neanche il metro e ottanta di altezza, il che per uno che vuole giocare a pallavolo è pressoché una condanna. «Non sfonderà mai. Non è all'altezza», ripeteva qualcuno. Ma lui non si arrende. Il suo idolo è il sudcoreano Kim Ho-chul: alle Universiadi del 1979 che guida la sua Nazionale alla vittoria in finale contro Cuba ed è destinato a diventare uno dei migliori palleggiatori della storia del volley nonostante il suo metro e settantacinque di altezza.


Fefè ci crede, non molla, affina il fondamentale dell'alzata e tra i suoi coetanei nessuno accarezza la palla come lui. Le qualità ci sono. Ed è quello che devono aver pensato l'allora presidente della Vis, Antonio Pellegrino, e il suo direttore sportivo Fernando Pagano che dalle Giovanili lo fanno passare in prima squadra dalla stagione 1978/79. A soli 17 anni. «Un ragazzo umile, ma aveva grande grinta e voglia di imparare. In squadra era il più piccolo d'età e per questo molti affettuosamente lo chiamavano pischello - ricorda Pagano, storico ds - durante gli allenamenti l'allora tecnico della squadra Gennaro Luciani notò subito le qualità di palleggiatore e da quel momento gli cambiò ruolo e iniziò così la sua incredibile carriera ricca di grandi successi».

I ricordi della carriera


Ricordi indelebili, che hanno segnato intere generazioni di sportivi e appassionati della pallavolo. Sfide incredibili, punto su punto, che hanno fatto sognare e continuano a far emozionare anche chi, come Vito Pagano, ha vestito quella stessa maglia verde delle Vis Squinzano, giocando fianco a fianco con De Giorgi. «E' sempre stato un campione, nello sport e nella vita - racconta - e ricordo un ragazzo solare, dalla grande forza d'animo, che si applicava in ogni allenamento».
Passione e abnegazione che portava anche in casa. «Nella casa di famiglia - aggiunge il compagno di squadra - con la matita aveva disegnato sul muro un quadratodove poter palleggiare e affinare la tecnica. Fefè aveva grande voglia di arrivare e si merita tutto questo».
E poi gli anni della consacrazione e del debutto in A1. Tra il 1981 e il 1986, il volo con i Falchi Ugento del presidente Eugenio Ozza. «Il miglior acquisto della mia gestione. Con Fefè, ragazzo serio e intelligente, abbiamo compiuto quel salto di qualità che ci permise di vincere 3 campionati sottolinea Ozza - lo ricordiamo ancora con affetto, i suoi successi ci inorgogliscono e fanno tornare in mente ricordi bellissimi».
Il resto lo conosciamo: la Panini Modena, i tre successi mondiali da giocatore con la maglia azzurra con Julio Velasco e la splendida carriera da allenatore con il Triplete firmato con la Lube. Poi, la storia recente: l'Italvolley campione d'Europa con al timone il Re Mida partito dal Salento. Storia che è già leggenda.

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