Squid game, allarme anche nel Salento. La preside scrive alle famiglie: «Non lasciate i bambini soli davanti alla tv»

Squid game, allarme anche nel Salento. La preside scrive alle famiglie: «Non lasciate i bambini soli davanti alla tv»
di Alessandra LUPO
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Giovedì 28 Ottobre 2021, 11:48 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 20:15

MELENDUGNO  - Squid game fa paura anche nel Salento, dove i bambini che giocano durante l’intervallo emulando il meccanismo della serie tv sudcoreana trasmessa su Netflix ora allarma anche i docenti. La serie, decisamente benfatta, ha già ammaliato una consistente porzione di pubblico, trasformandosi in una vera mania: basti pensare all'impennata di vendite delle scarpe Vans utilizzate nel gioco, alle maschere esposte nei negozi di gadget che faranno di questo Halloween un omaggio globale alla serie e persino dei dolcetti a forma di ombrello, i dalgona, per cui in Korea si fanno file di ore. 

L'allarme a scuola: i ragazzini si picchiano all'intervallo

Peccato che i più giovani non abbiano ancora gli strumenti per affrontare l'ultraviolenza contenuta negli episodi, in cui il gioco infantile diventa un meccanismo di eliminazione fisica. Tanto che durante gli intervalli a scuola pare che in tanti e anche nelle fasce di età più basse non facciano che emulare la violenza vista in tv mettendo in scena giochi che finiscono con la "punizione" di chi perde. Così dopo la scuola toscana di Incisa e Rignano, la cui dirigente giorni fa ha emanato una circolare per allertare famiglie e prof sul fenomeno, dal Salento un provvedimento analogo arriva dall'istituto comprensivo "Rina Durante" di Melendugno, che conta circa 800 alunni tra i 3 e 13 anni dislocati nei plessi del comune e in quelli della sua frazione, Borgagne.

La circolare della preside

A scrivere è la dirigente Anna Rita Carati: «Purtroppo, da alcune frasi e dai giochi visti praticare dai ragazzi durante le pause dall’attività didattica, i docenti hanno compreso che anche i nostri alunni si sono lasciati affascinare dalla serie TV e tentano di imitarla», si legge nella circolare, i cui la dirigente si rivolge alla sua comunità scolastica. «I docenti che hanno assistito alle attività degli studenti si stanno documentando e ne stanno già discutendo in classe.

Sicuramente la visione di questa serie non è assolutamente adatta agli alunni del nostro Istituto, quasi tutti di età inferiore ai 14 anni perché potrebbe generare episodi di bullismo tra i ragazzi, non tanto a scuola, ma sui social o nel tempo libero quando si incontrano liberamente e senza la vigilanza di un adulto. Inoltre, la violenza delle scene, potrebbe fortemente turbare i ragazzi, disturbando anche il loro riposo o potrebbe indurli (come già sta accadendo) a riproporre i giochi e soprattutto soluzioni non adeguate e pericolose».

Raggiunta al telefono la dirigente spiega: «Il mio non è certo un rimprovero alle famiglie, i genitori lavorano e spesso i bambini restano con i fratelli più grandi o con altri familiari convinti che in tv guardino programmi adatti a loro. Per questo ho inteso allargare l'attenzione al fenomeno anche al Comune, alle associazioni di Catechesi e sportive. E ne ho parlato anche con la psicologa della scuola. La nostra è una piccola comunità - prosegue - ed è necessario che faccia fronte comune per rimettere al centro i valori educativi». Parla della violenza? «Non solo, parlo anche del valore della vita, che nella serie sembra collegato unicamente al denaro. Un messagio molto pericoloso per persone così giovani. Per questo - prosegue la preside - o chiesto ai genitori che anche i ragazzini di 14 anni, che vogliano guardare la serie Netflix - non vengano lasciai da soli a farlo, ma magari siano accompagnati da un adulto che possa aiutarli a comprenderne meglio i contenuti e che si tratta di finzione». 

La petizione per fermare la visione della serie

Com'è noto nelle scorse ore la fondazione "Carolina Onlus" - nata in memoria di Carolina Picchio, l'adolescente che si tolse la vita qualche anno fa perché vittima di cyberbullismo - ha anche lanciato una petizione su Change.org dal titolo: "Fermiamo lo Squid Game". 

«Il problema - spiega ancora la dirigente, che allega anche i suggerimenti che la polizia postale ha diffuso sui social per supportare i genitori nel guidare i figli alla visione della serie -, che potrebbe essere causato dalla visione di un qualunque cartone animato, manga o telefilm un po’ più aggressivo, potrà essere affrontato e risolto se, tutti insieme ci impegniamo a mantenere vivo il dialogo con i nostri bambini e ragazzi, se collaboriamo per indicare loro ciò che è eticamente corretto, per insegnare i veri valori della vita, il rispetto di sè stessi e degli altri, la capacità di affrontare serenamente le difficoltà e le complicazioni che si possono presentare sul loro cammino».

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