Ancora minacce, stavolta a un candidato di Cataldo: «Ora basta pressioni»

Il municipio di Parabita
Il municipio di Parabita
di Daniela PALMA
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Venerdì 19 Aprile 2019, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 12:45
Il vertice convocato per questa mattina dal Prefetto di Lecce, Maria Teresa Cucinotta, ha portato a Parabita forze dell'ordine e alti funzionari col compito di stringere le fila dello Stato intorno alla commissione straordinaria del Comune e a quanti sono stati oggetto in queste ore di intimidazioni e minacce, tra manifesti funebri, lettere anonime e cartucce da caccia fatte recapitare a casa e in municipio.
Nel frattempo, militari ed inquirenti continuano ad indagare per cercare di capire i motivi di un'escalation di avvertimenti, in tipico stile mafioso, che ha fatto ripiombare il paese in un clima di reciproco sospetto, proprio nel corso di una campagna elettorale che si sperava, invece, avrebbe aiutato a voltare pagina e temi.
Intanto, nei confronti degli stessi commissari e del candidato sindaco Marco Cataldo, bersagli delle intimidazioni, stanno per essere messe in atto alcune misure cautelative e di protezione personale per tutelare la loro incolumità, anche con l'intensificazione della presenza delle forze dell'ordine intorno a loro e ai luoghi che frequentano. Cataldo, intanto, sul suo impegno in politica, negli anni scorsi come consigliere comunale e oggi come candidato sindaco di una civica che verrà ufficializzata a breve, tira dritto. «Il mio proposito di scendere in campo resta, non mi faccio intimidire da nessuno», conferma. A maggior ragione dopo il forte sostegno ricevuto in queste ore. «Mi è esploso il telefono, tra chiamate e messaggi di persone che mi hanno manifestato la loro stima e la loro solidarietà. Per fortuna dinanzi ad episodi come questo c'è chi riesce a mettere da parte anche rancori e rivalità politiche continua ma resta vero che c'è un clima avvelenato difficile da sanare. Perché intimidazioni sono anche le pressioni psicologiche esercitate su comuni cittadini che vogliono avvicinarsi ad un progetto politico, gli inviti più o meno insistenti a lasciar perdere, i messaggi di scoraggiamento, e i ragazzi che stanno lavorando con me ad un progetto civico per le prossime elezioni ne stanno ricevendo tanti».
Le minacce sotto la lente dalla Prefettura e ricevute dallo stesso Cataldo venerdì scorso, invece, erano contenute in due buste, una recapitata a casa sua e una lasciata sul parabrezza della sua auto, con un manifesto funebre disegnato a mano recante il suo nome e la data del voto, 26 maggio, con 3 cartucce da caccia calibro 12. Un manifesto simile è stato poi recapitato anche ad un altro cittadino parabitano e che sarebbe in lista con Cataldo. Metodo analogo a quello riservato ai commissari prefettizi, raggiunti in Comune da una lettera scritta al computer e firmata da un amico che li invitava a non immischiarsi negli affari altrui. Chi si fa i fatti propri campa 100 anni, più o meno questo il contenuto della missiva. Difficile ipotizzare chi possa essere stato l'autore di questi gesti. Tra le ipotesi possibili, formulate dallo stesso Cataldo, c'è il suo impegno per la causa di Angelica Pirtoli, la bambina di 2 anni uccisa dalla mafia negli anni 90, che solo di recente ha avuto giustizia con la condanna del suo aguzzino. Una vicenda, questa, sulla quale l'ex consigliere ha sempre tenuto acceso un faro, con iniziative e dibattiti che potrebbero aver disturbato l'interesse della malavita organizzata di mettere tutto a tacere.
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