Lecce, promessa sposa a 12 anni. L'imam: «Per l'Islam è peccato, i figli non sono merce di scambio»

Lecce, promessa sposa a 12 anni. L'imam: «Per l'Islam è peccato, i figli non sono merce di scambio»
di Alessandra LUPO
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Sabato 5 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:55

La storia della dodicenne salentina promessa in sposa al cognato pakistano della madre ha scatenato molte reazioni che vanno dalla rabbia all’indignazione. A essere tirata in ballo è stata anche la comunità islamica del Salento, che da molti anni ha come guida l’Imam Saifeddine Maarouf. 
Imam Saifeddine, anzitutto ha senso chiedere a voi un giudizio su quanto accaduto?
«Da un certo punto di vista no, l’usanza delle “spose bambine” che noi condanniamo fermamente, non c’entra con l’Islam. Anzi, per la nostra religione è un peccato. Ma dall’altro lato, invece, è giusto fare chiarezza perché purtroppo la confusione generale in merito alla religione islamica le attribuisce spesso pratiche o abitudini che non le appartengono. Nel sub continente indiano, d’altronde, i matrimoni combinati interessano diverse etnie e fedi: fanno parte della cultura non della religione».
Usanze che finiscono per entrare in conflitto con quelle del paese in cui si arriva, leggi comprese.
«La triste vicenda della povera Saman ne è stato un esempio drammatico. Ma promettere un donna in matrimonio senza il suo consenso costituisce un illecito dal punto di vista islamico secondo cui la donna deve avere la maturità per decidere in coscienza e una bambina non è in grado di dare alcun consenso». 
C'è un consenso implicito?
«Sì, riguarda le giovani che al momento del matrimonio potrebbero sentirsi “sfrontate” nell’accettare il marito con troppa enfasi e optano per il silenzio ma una donna che dice no viene rispettata nel suo dissenso. Diverso se si tratta di una ragazzina che non ha alcuna possibilità, né fisica né psicologica per affrontare un matrimonio: darla in sposa sarebbe un grave peccato oltre che un reato».
La madre della piccola e il nuovo compagno sono membri della sua comunità?
«No, ho saputo che vivono in Germania ma mi sarebbe piaciuto parlarci per fargli capire che stanno commettendo un errore».
L’Islam viene ancora spesso associato alle sue applicazioni più radicali che fanno della donna un oggetto. Penso a quello che sta accadendo in Afganistan.
«Se è per questo in Afganistan una persona indebitata può ripagare il suo debito concedendo una figlia, è una tradizione collegata a pratiche arcaiche che la popolazione si sta impegnando per superare nonostante il regime attuale. Ma anche in questo caso la religione non ha colpe, è un problema sociale ». 
La comunità islamica del Salento è molto integrata, ci sono delle criticità?
"Di solito noi siamo coinvolti nella vita delle famiglie, ad esempio nelle unioni insistiamo perché si facciano colloqui prematrimoniali in modo da poter affrontare la vita di coppia nella maniera migliore, anche dal punto di vista etico-sociale. E questo ci rende coesi ma aperti».
La comunità pakistana del Salento come ha reagito?
«Non bene, i tanti pakistani che vivono qui sono soprattutto commercianti e a loro si aggiungono i tanti giovani che sono arrivati negli ultimi anni, persone dalle vedute più ampie.

Loro non condividono affatto questo tipo di manifestazioni e ne prendono le distanze. Ne va anche dell’immagine della comunità».

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