“Sporchiamoci le mani”, ripartire insieme per tutelare la bellezza: il riscatto del Salento

“Sporchiamoci le mani”, ripartire insieme per tutelare la bellezza: il riscatto del Salento
di Anna Rita INVIDIA
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Domenica 29 Maggio 2022, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 09:42

Ripartenza anche per “Sporchiamoci le mani” dopo due anni di stop per questa pandemia che ha cambiato il mondo, ma non le brutte abitudini, tra cui quella di usare il nostro territorio, soprattutto le nostre campagne già devastate dalla xylella, come una discarica. Una vergogna sotto il sole (e sotto gli occhi dei turisti), una vergogna che per le sue dimensioni non può essere solo conseguenza di pochi gruppetti di incivili: prendete una qualsiasi strada di campagna del Salento, iniziate a percorrerla e dopo pochi minuti troverete sul vostro tragitto il solito bustone nero, il piccolo deposito di amianto, i residui della ristrutturazione della casa al mare, la poltrona del salotto vecchio, i resti della scampagnata di Pasquetta e i giocattoli dei bambini ormai cresciuti. In queste condizioni si trovano quasi tutte le nostre campagne. La cosa triste (e preoccupante) è proprio questa: sono tanti gli incivili, un esercito invincibile perché a sporcare bastano cinque minuti. A ripulire molto di più.


Questa sarà anche la terra dell'accoglienza, la terra del buon cibo e del mare pluripremiato.

Una terra che non si stupisce nemmeno più di essere in cima alle classifiche delle mete turistiche preferite da tanti italiani e tanti stranieri. Nel giro di pochi anni sono sorti come funghi b&b e case vacanze, bar e ristoranti. In ogni angolo c'è un tavolino pronto a riempirsi di ospiti. Ma è una terra che nasconde la polvere sotto il tappeto. Che a cento metri dalla masseria di lusso cela quintali di plastica, che offre nei calici i suoi migliori rosati ma poi butta le bottiglie di vetro dietro ai muretti a secco, che è capace di far accorrere Dior in piazza Sant'Oronzo ma che riduce i vicoli del centro storico in una latrina.


È una terra che, forte dei numeri, reclama la sua vocazione turistica (e cosa le manca? Ha acque pulite, arte e storia). La bellezza del Salento ha fatto la fortuna di molti, è divenuta fonte di reddito. Eppure nemmeno questo capitale, probabilmente il più grande che abbiamo, riusciamo a tutelare. E sarebbe un grave errore pensare che i turisti non si accorgano dello scempio che li circonda. Chiedetelo a chi gestiste un agriturismo o a chi organizza escursioni nei vigneti o nei parchi naturali. Vi racconteranno dello sdegno dei nostri ospiti. Sbaglia chi crede che i turisti - accecati dalla crema pasticcera del pasticciotto e dal rosone di Santa Croce - non vedano il brutto che c'è. È solo il nostro sguardo che ormai fatica a sdegnarsi.
Sporchiamoci le mani nasce tre anni da una sorta di moto di ribellione a tutto questo. Per dire: non siamo così, c'è un Salento che non è così. Nasce per dare il suo contributo a ripulire, ma soprattutto per accendere i riflettori su quella comunità - sempre più in crescita fortunatamente - che utilizza il suo tempo per liberare il territorio dall'inciviltà altrui. C'è un mondo di associazioni e volontari che lavora nel silenzio, di mamme e papà che insegnano ai loro figli che a terra non si butta nemmeno una carta. Sono loro i veri guardiani del territorio, assistenti eccezionali anche delle amministrazioni comunali che hanno intensificato la loro battaglia contro chi sporca. E fortunatamente a pagare sono sempre di più.
Tre anni fa Sporchiamoci le mani in 18 partecipatissime tappe raccolse più di 70 quintali di rifiuti. Questa volta le tappe sono solo due. Poca roba, si dirà. Ma l'importante era ripartire: c'è tanto da fare.
Anna Rita Invidia

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