Spaccio di cocaina a Lecce e nel Nord Salento: 7 condanne ed una assoluzione

Il Tribunale di Lecce
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Martedì 8 Marzo 2022, 17:34 - Ultimo aggiornamento: 18:42

Spaccio di cocaina a Lecce, Surbo, Trepuzzi e Galatina nel 2015 con il ritorno in libertà di Antonio Caramuscio, fratello del boss ergastolano Salvatore intanto deceduto: 7 condanne per complessivi 25 anni di reclusione e un’assoluzione nel processo nato dall’inchiesta condotta dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Carmen Ruggiero, con i carabinieri del Nucleo investigativo.

Imputati, condanne e richieste

La sentenza di primo grado del giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Lecce, Giulia Proto, ha inferto 4 anni di reclusione e 16mila euro di multa ad Antonio Caramuscio, 48 anni, di Surbo (9 anni di reclusione e 40mila euro di multa, la richiesta del pubblico ministero); due anni e mezzo, nonché 8mila euro di multa a Vincenzo Cozzella, 38 anni, di Trepuzzi (4 anni e mezzo, nonchè 24mila euro di multa); 2 anni, 8 mesi e 10mila euro di multa a Riccardo Cozzella, 34 anni, di Trepuzzi (4 anni e mezzo, più 24mila euro di multa); 2 anni e 4 mesi di reclusione, nonchè 10mila euro di multa, a Giovanni De Mitri, 71 anni, di Lecce (2 anni, 3 mesi e 22mila euro di multa); 4 anni, 8 mesi di reclusione e 16mila euro di multa ad Azeddine Abida, 54 anni, nato in Marocco, residente a Lecce (8 anni di reclusione e 32mila euro di multa, la richiesta); 5 anni e 26mila euro di multa a Denis Ahmetovic, 26 anni, residente a Lecce (4 anni di reclusione e 24mila euro di multa); 3 anni e 18mila euro di multa a Senad Ahmetovic, 28 anni, residente a Lecce (4 anni di reclusione e 30mila euro di multa la richiesta).

Assoluzione per Saverio Levante (2 anni e 6.000 euro di multa), con la formula “perché il fatto non sussiste”, come da richiesta dell’avvocato difensore Carlo Viva.

La busta con i proiettili

I fatti di cui si è occupato il processo emersero nel corso dell’inchiesta avviata per risalire agli autori della tentata estorsione ad una pescheria di Surbo: il titolare trovò una busta con la scritta “paga” e dentro dieci proiettili calibro 45. Il 5 marzo del 2015 un carabiniere in borghese si intrattenne a parlare con il titolare quando arrivò Antonio Caramuscio sostenendo che avrebbe risolto lui la questione. Da quelle parole pronunciate nell’inconsapevolezza che quell’altra persona fosse un carabiniere, furono avviate le indagini che fecero poi scoprire la rete di spaccio al centro del processo di oggi.
A difendere gli imputati, gli avvocati Antonio Savoia, Elvia Belmonte, Salvatore Rollo, Giuseppe Martino, Amedeo Martino e Carlo Viva.

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