Sistema moda in affanno: giù gli ordini per 20 aziende. In cassa integrazione 840 dipendenti

Sistema moda in affanno: giù gli ordini per 20 aziende. In cassa integrazione 840 dipendenti
di Pierpaolo SPADA
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Venerdì 3 Febbraio 2023, 12:12

Una consistente ondata di cassa integrazione sta interessando il sistema-moda salentino ormai da quattro mesi. Ma, questa volta, non sembra integralmente connessa al fisiologico calo dovuto alla cosiddetta ciclicità delle produzioni. Ne è interessato un ampio numero di aziende.

Le società in crisi


Venti società hanno inviato alle organizzazioni sindacali di categoria la comunicazione relativa alla necessità di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Scelta all'impatto sociale notevole se si considera che 840 sono i dipendenti - tra operai e impiegati - fin qui coinvolti. Parliamo di realtà produttive afferenti principalmente al settore dell'abbigliamento e del tessile, ma anche del calzaturiero che, più dei primi, esprime da un settennio una performance migliore e in costante evoluzione, soprattutto dal punto di vista occupazionale. Parliamo di siti industriali di piccolissima, piccola e media dimensione, con un numero di addetti compreso, dunque, tra 3 e 350, operativi nella filiera del lusso, che ormai interamente alimenta quella del Tac in questa provincia. Imprese componenti dell'indotto dei grandi poli produttivi del Salento che, pertanto, ancora non necessitano hanno di cassa, disponendo tra l'altro anche di ingenti produzioni dirette nei paesi transfrontalieri come l'Albania. Chiedono tutti Cassa integrazione ordinaria fino a 13 settimane.

L'andamento produttivo


E sfogliando le comunicazioni ci si accorge che le circostanze lamentate in base alle quali le imprese motivano le rispettive richieste sono formalmente quattro. La prima non è tra le più diffuse, fa riferimento alla citata ciclicità dell'andamento produttivo e si riscontra soprattutto tra le aziende che hanno chiesto Cigo tra ottobre e novembre. La seconda, assai più utilizzata, parla, invece, di negatività dell'andamento produttivo aziendale. La terza è più circoscritta. E, anche meno rassicurante, invita a riflettere sull'entità del fenomeno che si sta verificando. Espressa con più formule, recita: Imprevedibile e improvvisa mancanza di commesse, improvvisa ed imprevista pressante contrazione dell'attività aziendale dovuta al calo di ordinativi e commesse riconducibile alla negativa situazione economica congiunturale in corso, improvvisa negatività dell'andamento produttivo per carenza di commesse, forte e improvvisa contrazione di ordini e commesse o negatività dell'andamento produttivo aziendale e conseguente riduzione di commesse produttive non imputabile alla responsabilità del datore di lavoro. Infine, la quarta causale: il conflitto in Ucraina. Se ne rileva la esplicita dichiarazione in quattro comunicazioni: Impatti negativi sui mercati nazionali ed internazionali determinati dal conflitto bellico Russia-Ucraina, si legge. Cosa ci sia effettivamente dietro questi termini è affare di pochi.
E certamente i sindacati sono fra questi: «La ciclicità delle produzioni è un fattore.

Ma nei confronti sindacali e nelle relazioni dirette all'Inps - spiega, interpellato, il segretario di Femca Cisl Lecce, Sergio Calò - fanno riferimento anche alla mancanza di materie prime, per via delle difficoltà che stanno interessando i Paese asiatici, India e Cina in primis: mancano tessuti, bottoni, zip ecc. Rispetto al lamentato improvviso e imprevisto calo di ordini e commesse c'è, invece, la riduzione dei semilavorati (suole, tomaie) provenienti dalle aree direttamente o indirettamente interessate dalla guerra. E poi non possiamo nascondere nemmeno l'effetto riflesso sulla cassa determinato dal fatto che molti brand stanno performando male».

 Oltre ad alcuni dati già pubblicati a dicembre, lo testimonia tra gli altri anche l'imprenditore Gianni Casarano, amministratore di Gianel Shoes, tra i più grandi calzaturifici del Salento, con oltre 500 dipendenti tra Supersano e Casarano e in alcun modo interessata dalla cassa integrazione: «Tutta questa cassa non è dovuta solo alla ciclicità delle produzioni. Sono calate le vendite di uno dei più importanti gruppi del lusso a livello mondiale, che nel Salento produce quasi tutti i suoi brand». Nulla a che vedere con la produzione del brand Dolce e Gabbana che l'azienda produce in esclusiva

N'è cosciente anche il segretario di Filctem Cgil, Franco Giancane: «Vedo difficoltà soprattutto nel tessile. In via generale, i grandi brand stanno ritarando la produzione. Una contrazione di commesse è evidente. Ed è dovuta sicuramente anche all'inflazione, al caro energia». Che dopo un 2022 da urlo - chiuso dal sistema moda con un incremento del 16% del fatturato sul 2021 - si stiano manifestando i primi sintomi di quel 2023 tanto incerto da rendere «impossibile fare previsioni», di cui ha parlato recentemente il presidente della Camera nazionale della moda, Carlo Capasa? «Prima di allarmarci - dice, con Giancane, Fabiana Signore, segretaria di Uiltec - aspettiamo almeno di capire se le aziende interessate chiederanno altra cassa integrazione. Se ciò accadrà - avverte Calò - allora sarà il caso di preoccuparsi seriamente. Per ora, non ignoriamo questi segnali».
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