Sicurezza sul lavoro, operaio sospeso nel vuoto. La Cgil: «Inaccettabile, solo nel Salento 400 infortuni ogni mese»

Sicurezza sul lavoro, operaio sospeso nel vuoto. La Cgil: «Inaccettabile, solo nel Salento 400 infortuni ogni mese»
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Martedì 14 Gennaio 2020, 11:29 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 18:46
Quante vittime sul lavoro dovremo piangere ancora? Quante volte scrivere di sicurezza sui cantieri, denunciare la mancata osservanze delle regole e gli scarsi controlli? C'è da chiederselo, visto che - a fare un giro per la città e per i suoi cantieri - di caschi, tute e funi di protezione se ne incrociano poche.

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Lo scatto che condividiamo è di questa mattina, in una strada del quartiere Leuca, a Lecce: la foto parla da sé. Un operaio impegnato su un'autogru, senza casco, senza fune, senza tuta.



La sua vita affidata alla fortuna, alla speranza che abbia riposato a sufficienza per non distrarsi e mettere un piedi in fallo. E' sufficiente? Noi crediamo di no. 

Nel pomeriggio, l'intervento della segretaria generale Cgil, Valentina Fragassi: «Le immagini pubblicate oggi sul sito di informazione quotidianodipuglia.it sono emblematiche di una piaga della società contemporanea: la scarsa cultura della sicurezza sul lavoro. Per la Cgil il tema della sicurezza e della salute sul posto di lavoro è centrale. In Italia e nel Sud ancora nel 2020 si muore per portare a casa il salario. O ci si ammala. O si incorre in infortuni più o meno gravi. Gli ultimi dati disponibili dicono che in provincia di Lecce mediamente si verificano 400 infortuni al mese (dati Inail, elaborati da Anmil, ndr), spesso dovuti a stanchezza, ambienti insalubri e pressapochismo da parte delle aziende, ma anche dei singoli lavoratori. Tutto ciò è inaccettabile. E purtroppo andrà avanti così finché si considereranno salute e sicurezza come una voce di costo e finché si continuerà a credere che gli incidenti continueranno a coinvolgere sempre gli altri».

«La sottovalutazione su questo aspetto - prosegue Fragassi - è purtroppo palese. Mancano i controlli, ma bisogna fare ancora tanto anche sulla prevenzione. A tal proposito la Cgil lancerà a breve un progetto d’intesa con il Patronato Inca. Occorre rilanciare una grande azione di prevenzione e di contrattazione territoriale e di un’azione forte degli enti preposti alla vigilanza ed al controllo, in primis Spesal e Ispettorato. Vanno poi valorizzati i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriale e sui luoghi di lavoro (Rls ed Rlst). È bene chiarire che l’aumento di infortuni e malattie professionali non è inevitabile, ma è piuttosto il prodotto di comportamenti economici predatori, di leggi sbagliate, di sfruttamento e mercificazione dei lavoratori. Anche il Legislatore ci mette del suo: alcune leggi rischiano di provocare l’aumento degli incidenti sul lavoro. Penso al meccanismo delle gare al massimo ribasso, ma soprattutto al fenomeno del subappalto. I sindacati hanno lanciato l’idea di istituire una patente a punti che misuri la capacità di prevenzione e di sicurezza del lavoro delle singole aziende».

«Tutto ciò - conclude - è però insufficiente se i lavoratori per primi non si uniranno rifiutando la logica per la quale pur di lavorare, va bene qualsiasi condizione. Fino a quando i lavoratori tra loro creeranno condizioni di dumping sulla loro stessa vita e sicurezza lavorativa, finché saranno disposti per pochi euro l’ora a lavorare sospesi a decine di metri dal suolo senza casco né imbracature, fino a quando il lavoro sarà così precario e poco tutelato, la cultura della sicurezza sarà sempre una piaga sottovalutata e sarà rimpianta quando è troppo tardi».
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