Omicidio prima del concerto: definitiva la condanna a 26 anni

Omicidio prima del concerto: definitiva la condanna a 26 anni
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Ottobre 2018, 19:31 - Ultimo aggiornamento: 19:41
Arriva la conferma in Corte di Cassazione: fu Salvatore Polimeno, 29 anni, di Lecce, a sparare e ad uccidere per sbaglio il 20enne di Surbo Valentino Spalluto, il primo pomeriggio del 2 agosto del 2012 in piazza Palio. I giudici  della prima sezione penale hanno confermato la condanna in Appello con l’accusa di omicidio volontario, aggravato anche dall’evasione dagli arresti domiciliari. Il sostituto procuratore generale ha chiesto di ritenere inammissibile il ricorso presentato dalla difesa di Polimeno.

Nulla è cambiato nelle pene accessorie e nelle provvisionali disposte per i parenti del ragazzo costituitisi parte civle con l'avvocato Francesca Conte. Valentino Spalluto, il ragazzo che pagò con la vita - questa la tesi dell’accusa sostenuta dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Carmen Ruggiero  - la somiglianza fisica con un giovane di Lecce, Alessandro Leo conosciuto con il soprannome di “Saso”, che aveva in precedenza schiaffeggiato Polimeno per fargli pagare la scarsa qualità di alcune dosi di droga: interdizione dagli uffici pubblici, tre anni di libertà vigilata a pena scontata e 50mila euro ciascuno alla sorella, alla madre ed al padre di Valentino Spalluto.

Si chiude così una vicenda che ha avuto risvolti inquietanti sulla omertà mostrata da alcuni residenti del quartiere Stadio: per sei testimoni del processo di primo grado fu aperta una inchiesta per falsa testimonianza, dopo gli atti trasmessi in Procura dalla Corte d'Assise del Tribunale. Tre di loro, tre ragazzi non ancora 18enni, ritrattarono in udienza le dichiarazioni fatte nel corso delle indagini: si trovarono difronte un ragazzo in sella ad uno scooter Aprilia con un adesivo ben evidente sulla parte anteriore. Uno di loro lo vide infilare il braccio destro nella staccionata di piazza Palio e sparare contro gli operai che stavano montando il palco del concerto che la cantante Laura Pausini avrebbe dovuto tenere a Lecce il giorno dopo. Concerto poi cancellato a causa della tragedia. Un altro riferì di ricordare lo sguardo dritto negli occhi di quel ragazzo in sella allo scooter. Sguardo minaccioso.

Lì giù nell’anfiteatro di piazza palio c’era Valentino Spalluto. E della squadra di opera avrebbe dovuto far parte anche quel “Saso”. Due colpi di pistola dall’alto in basso, uno letale e finì in quel momento la vita di un ventenne al lavoro sotto il sole battente delle 16 del 2 agosto.

Le motivazioni della sentenza di primo grado si sofferono appunto sul clima omertoso che caratterizzò il processo e l’inchiesta: «S. è l’espressione più compiuta di un quartiere malafamato, abitato da gente avezza al crimine, che guarda allo Stato come al nemico, all’ostacolo alla propria libertà di azione incontrollata». E’ quella ragazza che poi in udienza affermò che una volta diventata maggiorenne capì come ci si doveva comportare. Quella ragazza che negò di aver assistito all’ omicidio: «E’ rimasta falsa fino alla fine, accettando i rischi di un procedimento penale piuttosto che esporsi a ritorsioni che evidentemente, hanno avuto nel suo animo maggiore presa della coscienza di dire la verità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA