Sedava e derubava i pazienti in ospedale:
infermiere condannato

Sedava e derubava i pazienti in ospedale: infermiere condannato
di Alessandro CELLINI
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Venerdì 21 Ottobre 2016, 21:32
Aveva anche ammesso, pochi giorni dopo essere stato arrestato, di essersi fatto tentare da quegli anelli, così a portata di mano: al giudice aveva raccontato di aver sedato la paziente per poter rubarle indisturbato gli ori. Questo accadeva poco meno di un anno fa: ieri Emanuele Sabato, infermiere 41enne di Casarano, ha patteggiato una pena a 4 anni e 6 mesi di reclusione, davanti al giudice per l’udienza preliminare Alcide Maritati. L’uomo era difeso dagli avvocati Vincenzo Venneri ed Emanuele Legittimo.
Le indagini, condotte dal sostituto procuratore Massimiliano Carducci e dagli agenti della Squadra mobile, furono avviate dopo le denunce di alcuni pazienti, che avevano lamentato alcune sparizioni “sospette”, gioielli soprattutto. La denuncia di una donna diede il via agli accertamenti. E si arrivò all’arresto: tre giorni prima di Natale dello scorso anno, Sabato finì in carcere con le accuse di rapina aggravata, peculato e detenzione di sostanze stupefacenti. Gli approfondimenti disposti dalla magistratura leccese permisero poi di portare alla luce altri casi, oltre a quello dell’anziana donna derubata di due anelli. E così per il 41enne la strada si è fatta in salita.
Fino all’anno scorso, Sabato era in servizio presso il reparto di Neurochirurgia del “Vito Fazzi” di Lecce. Da allora è sospeso dal servizio, in attesa che si definisca (con sentenza irrevocabile) il procedimento penale in cui è imputato. La giustizia, intanto, gli ha presentato il conto. Ed è un conto pesante, frutto peraltro dell’accordo tra i legali dell’uomo e il pubblico ministero.
Stando a quanto emerso nel corso delle indagini, Sabato avrebbe sedato - utilizzando un farmaco a base di benzodiazepine - i pazienti presi di mira. Emblematico il caso dell’anziana, da cui sono poi partite le indagini. La donna giunse al “Fazzi” in seguito a una caduta. Sabato le praticò un’iniezione, e la donna da subito accusò una forte sonnolenza, cadendo pochi istanti dopo in un sonno profondo. Al suo risveglio si accorse che dal suo anulare mancava un anello in oro con un rubino incastonato tra piccoli diamanti. Chiese aiuto proprio all’infermiere, dicendogli che qualcuno le aveva rubato un anello, e Sabato le risposte stranamente in questo modo: «Sono ricordi, no? Hanno valore affettivo». Usando il plurale, nonostante l’anziana gli avesse parlato solo di un anello, si tradì. Perché la vittima si era accorta solo del furto di un anello, e non anche della fede ricordo del 25esimo anniversario di matrimonio. Solo in seguito capì il senso di quelle parole: l’infermiere non poteva sapere che gli anelli che mancavano all’appello erano due, e non uno. Salvo, ovviamente, essere lui stesso il ladro. E così ne parlò alla polizia, identificando il 41enne e consentendo così agli agenti di andare a colpo sicuro quando si trattò di effettuare una perquisizione in casa dell’uomo. Qui trovarono i due anelli, mentre nel suo armadietto spuntarono alcune fiale, ad uso esclusivamente ospedaliero, di medicinali a base di benzodiazepine.
A riprova della ricostruzione fatta all’epoca dagli investigatori, le analisi effettuate sul sangue dell’anziana accertarono la presenza appunto di benzodiazepine, una classe di psicofarmaci che però non le era stato prescritto e che, evidentemente, le era stato iniettato dall’infermiere proprio per farla addormentare e appropriarsi degli anelli. Le indagini successive permisero di individuare altri casi simili a questo.<HS>
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Sabato ammise di aver rubato gli anelli, e spiegò anche di averlo fatto perché sommerso dai debiti. E l’unica soluzione che aveva trovato per risalire la china era stata appropriarsi degli oggetti preziosi dei pazienti che gli capitavano a tiro.
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