Studenti in piazza: «Flop lezioni on line. A scuola a settembre, no alle classi-pollaio»

Studenti in piazza: «Flop lezioni on line. A scuola a settembre, no alle classi-pollaio»
di Maddalena MONGIò
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Venerdì 29 Maggio 2020, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 10:03
No alle classi pollaio, assunzione di docenti, fondi per l'edilizia scolastica, storno a favore dalla scuola pubblica dei 150 milioni devoluti in favore delle paritarie. Sono le rivendicazioni portate in piazza dagli studenti, ieri mattina a Lecce, nei pressi di Porta Napoli: luogo di tradizionale appuntamento di ogni mobilitazione. Tutti i manifestanti hanno mantenuto la distanza di sicurezza di almeno un metro. A chiamare la piazza, il Fronte della Gioventù Comunista (Fgc) e diversi presidenti delle Consulte provinciali degli studenti.

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Il Fgc parte dall'ormai vicino esame di Stato per sottolineare le criticità con cui combattono gli studenti e parlano di «condizione drammatica: uno studente su due non ha potuto avere accesso alle videolezioni, il Governo ha lasciato le scuole pubbliche a se stesse e ora il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha deciso che gli studenti reputati carenti potranno persino essere bocciati». Questa la premessa della manifestazione di ieri mattina «per rivendicare un'inversione di rotta per l'istruzione pubblica».

Secondo Fgc «l'assenza di misure concrete per la didattica a distanza ha lasciato indietro i figli di lavoratori, se le lezioni online sono un flop nessuno dev'essere bocciato, serve un piano straordinario per garantire la riapertura delle scuole pubbliche in sicurezza, una maggiore assunzione di docenti e fondi per l'edilizia scolastica». E non solo. Tra le rivendicazioni, anche uno strale diretto alle paritarie: «Il governo ha stanziato 150 milioni di euro a favore delle scuole private che devono essere immediatamente stornati a favore delle scuole pubbliche». E Lorella Mocka, responsabile scuola del Fronte della Gioventù Comunista di Lecce, puntualizza: «Non resteremo a guardare l'ennesimo risultato della scuola di classe. Con questo presidio a Lecce e in tutte le piazze italiane, vogliamo dimostrare che ad essere bocciato deve essere il ministro Azzolina e non gli studenti».

In più gli studenti sottolineano che alle manifestazioni nelle piazze italiane hanno partecipato anche gli universitari che chiedono il rimborso delle quote degli studentati e delle tasse universitarie. A metà maggio gli strali contro la ministra Azzolina sono partiti con l'hashtag #ioscioperodacasa che è servito a dare forma alla protesta degli studenti in sciopero e dei dirigenti scolastici preoccupati per la maturità. In quei giorni c'era molta incertezza sull'esame di Stato, ma anche ora che tutto è definito l'assaggio di ritorno a scuola per il colloquio orale propedeutico all'ottenimento del diploma, non hanno rassicurato gli addetti ai lavori.

Intanto Adl Cobas ha annunciato, per il prossimo 5 giugno, lo sciopero generale dell'Istruzione, Università e Ricerca contro il precariato. Fulvia Difonte, portavoce di Adl Cobas e insegnante precaria, ha spiegato: «Sono oltre 150mila i docenti che, nonostante il concorso, non verranno stabilizzati mantenendo non solo la precarietà della scuola. Infatti, con queste modalità non verrà garantito un rientro in presenza, in sicurezza. A settembre ci troveremo di fronte a delle classi pollaio, in edifici poco sicuri. Il Governo ignora, ancora una volta, la direttiva europea 70/90 contro l'abuso del precariato recepita dall'Italia nel 2001, che prevede la stabilizzazione di tutti i lavoratori dopo 36 mesi di servizio».
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