Distanziamento e carenza di aule, genitori pronti alla rivolta: «Lezioni fino alle 20? Mai, teniamo i figli a casa»

Distanziamento e carenza di aule, genitori pronti alla rivolta: «Lezioni fino alle 20? Mai, teniamo i figli a casa»
di Stefania DE CESARE
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Sabato 5 Settembre 2020, 08:01
Al momento l'unica certezza è la data di partenza: a Lecce la campanella della scuola suonerà il 24 settembre. Per il resto è caos: classi smembrate, pochi spazi, didattica a distanza per i grandi, lezioni al pomeriggio per i piccoli. Una confusione generalizzata che rischia di mettere in difficoltà anche gli adulti. E i genitori degli alunni del Cesare Battisti scrivono alla dirigente scolastica: «Dateci soluzioni alternative o non manderemo i figli a scuola».

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Il conto alla rovescia per l'avvio dell'anno scolastico si prospetta ancora più amaro per gli studenti del capoluogo salentino che tra poco più di due settimane dovranno ritornare tra i banchi in piena emergenza sanitaria. Un avvio che non è mai stato così incerto. Le scuole dell'infanzia, primarie e medie della città capoluogo, così come anche gli istituti superiori, sono ancora a caccia di soluzioni utili per permettere alle migliaia di studenti di riprendere le lezioni in sicurezza e senza contraccolpi. Molti liceali dovranno fare i conti con una didattica a distanza alternata, con metà ragazzi in classe e l'altra metà che dovrà studiare da casa, magari con gli stessi problemi di tre mesi fa ovvero strumenti inadeguati e connessioni scadenti.

Ancora più difficile la ripartenza per i più piccoli. Per gli alunni delle scuole d'infanzia, infatti, non sono previste le lezioni da remoto ma la disponibilità di spazi e locali idonei per la didattica in presenza è minima. E lo spettro dei doppi turni è dietro l'angolo.
È il caso dell'istituto Cesare Battisti dove le aule per accogliere i bambini nel rispetto delle norme anti contagio non sono state individuate. Per questo le classi quarte e quinte della scuola, più una terza, saranno costrette a frequentare la scuola nel pomeriggio, dalle 15 o dalle 16 fino alle 20. La dirigente dell'istituto di via Achille Costa, Maria Rosaria Rielli ha annunciato che si procederà con le lezioni pomeridiane perché «sono l'unica soluzione possibile che consentirà di garantire l'avvio dell'anno scolastico il 24 settembre per tutti» e «non possiamo sapere quanto tempo ci vorrà per individuare sedi idonee ad ospitare le classi». La preside convocherà i rappresentati dei genitori la prossima settimana.
Ma mamme e papà sono sul piede di guerra.

«Abbiamo scritto una lettera alla dirigente per conoscere i suoi piani. Se la prospettiva è quella delle lezioni pomeridiane siamo decisi a non mandare i bambini a scuola - afferma Francesco, papà di un alunno che frequenterà la quarta B (nomi di fantasia a tutela della privacy dei bambini) -. Hanno avuto 6 mesi di tempo per organizzare una soluzione alternativa. Siamo a inizio settembre e non sappiamo come i nostri figli ricominceranno la scuola». I doppi turni rischiano di essere un incubo non solo per i piccoli ma anche per i genitori che dovranno fare i conti con orari impossibili ed esigenze lavorative.
«Non potete ignorare i bisogni di madri e padri che lavorano, in questo modo uno dei due sarà costretto a rinunciare al lavoro per restare a casa con i figli - lamenta Lucia, mamma di un bambino della quarta C -. Senza dimenticare che i bambini perderanno in un colpo le insegnanti e i compagni e per loro sarà impossibile praticare qualsiasi tipo di sport o attività alternativa».

A navigare in acque difficili è anche l'istituto Livio Tempesta che però, a differenza del Cesare Battisti, non presenta vincoli paesaggistici. Per questo qualche settimana fa il dirigente Tonino Bacca aveva proposto di dotare la sede centrale di via Archita da Taranto di 13 prefabbricati da posizionare negli spazi retrostanti. «Quello che ci stanno scaricando addosso è un problema serio - aggiunge Alessia, mamma di una alunna di terza B del Cesare Battisti -. Il Comune doveva mettersi nei panni dei genitori e farsi sentire nelle sedi opportune. Non possiamo essere noi a pagare il prezzo delle loro inefficienze».
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