Aule insufficienti, monta la protesta. Le famiglie: «Lezioni fino a sera? Non manderemo i ragazzi a scuola»

Aule insufficienti, monta la protesta. Le famiglie: «Lezioni fino a sera? Non manderemo i ragazzi a scuola»
di Paola ANCORA
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Sabato 15 Agosto 2020, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 12:00

Turni pomeridiani a scuola, con lezioni dalle 16 alle 20: i genitori promettono battaglia se l'ipotesi sul tavolo dei presidi e del Comune di Lecce dovesse prendere corpo. «Non manderemo i figli a scuola, siamo pronti a tutto», dicono i più arrabbiati. Il problema nasce dalla necessità di rispettare le direttive del ministero dell'Istruzione e del Comitato tecnico scientifico (Cts) di mantenere una distanza di almeno un metro fra gli alunni e, quindi, dalla conseguente suddivisione delle classi troppo numerose e dalla carenza di aule nelle quali sistemarle. Eppure solo ieri, proprio il Cts ha fatto un passo indietro, specificando che saranno sufficienti le mascherine a proteggere bambini e ragazzi: una posizione che ha scatanato non poche polemiche, visto l'enorme lavoro - ancora non concluso - al quale sono state chiamate le scuole per trovare nuove aule e soluzioni adeguate all'avvio dell'anno scolastico.

Soluzioni che, in alcuni casi, sono ben lontane dall'essere raggiunte. È il caso, ad esempio, del primo circolo Cesare Battisti, al quale servirebbero 14 aule per ospitare tutti i bambini della scuola primaria. Le aule non sono state individuate, il denaro messo a disposizione da ministero e Comune per crearne di nuove non era sufficiente e, al momento, le classi quarte e quinte della scuola, più una terza, saranno costrette a frequentare la scuola nel pomeriggio, dalle 15 o dalle 16 fino alle 20, e il sabato, con un annullamento de facto della settimana corta. Per questo i genitori sono pronti a fare le barricate.

«I nostri bambini - dice Irene, mamma di una bambina che frequenterà la quarta D - sono stati penalizzati già durante l'anno che si è concluso. Ora, questo macigno, che costituirà un enorme disagio per le famiglie. Io ho due figlie, una dovrà frequentare la mattina e l'altra il pomeriggio: come dovrò organizzarmi con il lavoro? E che cosa potranno mai imparare i bambini alle otto di sera? Il Comune non ha i soldi, ma quello che ci stanno scaricando addosso è un problema gravissimo. Non possono essere i bambini a pagare. Al sindaco e agli amministratori chiedo: se fossero figli vostri, li mandereste a scuola di sera?».

«È assurdo pensare che bambini di otto o nove anni possano affrontare lunghe lezioni pomeridiane fino a tarda sera. Questo - incalza Angela, madre di un bambino della futura quarta A -, li penalizzerebbe ulteriormente dopo mesi difficili di didattica a distanza. Sarebbe una grave lesione al loro diritto allo studio e ai diritti dell'infanzia. Non so di chi siano le responsabilità, se della scuola o dell'amministrazione comunale, e come mai, inspiegabilmente, ad oggi non sia stata ancora trovata una soluzione adeguata. Ma adesso mi aspetto che le istituzioni si diano da fare senza perdere altro tempo per risolvere questo problema, noto da mesi, mettendo al centro il benessere, l'equilibrio e la serenità dei bambini e delle loro famiglie».

Ancora più duro Alessandro, padre di una bambina pronta a frequentare la quarta sempre alla Cesare Battisti: «Ma davvero - chiede - i nostri figli meritano di essere maltrattati così? Noi genitori saremo costretti a clonarci per poter accompagnare più figli a scuola, in orari e posti diversi ancora da individuare o fabbricare. Classi smembrate, con buona pace della continuità didattica; la scuola di pomeriggio, che impedirebbe qualsiasi attività sportiva o ricreativa: mi chiedo cosa si sia concepito, rispetto a un tema sociale così importante, in questi sette mesi.

Faccio un ultimo, disperato appello agli amministratori e ai politici di Provincia e Comune di Lecce, sperando che, senza bieche strumentalizzazioni politiche, tutti provino a rendere possibile quello che dovrebbe essere normale». Cioè mandare tutti a scuola la mattina, restituendo ai bambini un barlume di normalità, al quale hanno diritto.

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