Marketing, finanza, pubblicità: nuovi affari, la Scu cambia pelle

Marketing, finanza, pubblicità: nuovi affari, la Scu cambia pelle
di Erasmo MARINAZZO
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Giovedì 25 Febbraio 2021, 12:06

La Sacra corona unita in linea con il modello evolutivo di Cosa Nostra, della Ndrangheta e della Camorra: si proietta nel tessuto economico e cerca un posto allo stesso tavolo della politica. I clan sotterrano le armi per stringere fra loro patti di lealtà e di affari. Potendo contare sulla certezza di una platea di consumatori di droga in costante crescita. Si parla di questo nel capitolo dedicato al Salento dalla relazione della Direzione investigativa antimafia (Dia) che analizza le variabili della criminalità del primo semestre 2020.


Una evoluzione per nulla lineare: propende all'evoluzione la vecchia guardia. Le nuove generazioni sono invece affascinate dai vecchi metodi violenti mutuati dalle serie televisive. Il pensiero del procuratore di Lecce, Leonardo Leone de Castris, riportato nella relazione della Dia: «La presenza e la piena operatività sul territorio di tali soggetti rappresenta la continuità nel tempo dell'organizzazione mafiosa e tenta in qualche modo di limitare - sino con apprezzabile successo - quelle che sono le spinte dei componenti più giovani dell'organizzazione, troppo spesso portati a emulare modelli resi famosi anche grazie ai successi di serie televisive aventi ad oggetto fenomeni criminali imperanti»


La mappa che apre la sezione riporta una suddivisione del territorio non molto diversa da quella degli ultimi 20 anni. Come se le inchieste della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Lecce ed i processi non avessero spazzato via dalla radici le organizzazioni criminali.
Tuttavia la relazione della Dia pone al centro delle dinamiche criminali l'accentramento del potere sul clan leccese sviluppatosi negli ultimi anni: quello Pepe-Briganti, dopo il declino dei boss storici ed il pentimento di Filippo Cerfeda. Se ne parla per indicare l'influenza estesa in provincia, dei patti di sangue nel Brindisino con il clan Martena, le sue ambizioni imprenditoriale e per mettere in luce l'evoluzione delle alleanze dopo i 72 arresti del blitz Final Blow di febbraio dell'anno scorso: «Dalle mire egemoniche del clan non era sfuggito l'interesse verso vari settori commerciali e imprenditoriali leciti in cui venivano reimpiegati i proventi illegalmente acquisiti», l'indicazione della Dia. «Ciò a ulteriore riprova di come le compagini strutturate si stiano evolvendo verso la gestione delle attività criminali in forma imprenditoriale funzionale al processo di infiltrazione del tessuto economico».


Un premessa per ricordare che quella inchiesta ha dato il via alle interdittive della Prefettura che colpirono anche la gestione del Parco Belloluogo.

E non solo: «L'assunto ha trovato conferma in alcune interdittive antimafia adottate, tra i mesi di marzo e aprile 2020, a seguito degli importanti esiti dell'inchiesta Final Blow che ha acclarato cointeressenze criminali fra esponenti di vertice del clan Pepe con amministratori e rappresentanti legali di alcune società salentine attive nella gestione finanziaria e nel marketing, nel settore pubblicitario e in quello della vigilanza». È l'ultima frontiera del riciclo del denaro provento delle attività illegali: la mafia salentina che allunga i tentacoli sulle nuove, fruttuose attività più legate agli investimenti innovativi.


Un anno che ha lasciato il segno, il 2020. Per quel blitz e anche per il lockdown. Con effetti ancora da valutare sulla riorganizzazione delle dinamiche criminali, tenendo conto che il clan Pepe-Briganti aveva messo radici nel nord Salento, ma anche nelle marine di Melendugno, a Nardò e Gallipoli: «Per le piazze di spaccio che per alcuni servizi connessi con la movida e il turismo, come quello di security e guardiania. Si riconferma ancora una volta la spiccata vocazione della Sacra corona unita leccese verso il settore imprenditoriale, testimoniata dalle intuizioni affaristiche di alcuni giovani luogotenenti, dagli investimenti dei proventi accumulati con la compravendita di droga e con le estorsioni, dal controllo delle attività di security nei locali di intrattenimento, soprattutto nell'area di Gallipoli».

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