Un abbraccio lungo 2.500 anni: a Roca padre e figlio sepolti insieme

Un abbraccio lungo 2.500 anni: a Roca padre e figlio sepolti insieme
di Alessandra LUPO
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Giovedì 26 Settembre 2019, 12:00 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 13:11

Hanno aspettato undici anni per riaprire quella tomba, messa al riparo dalle intemperie con il suo contenuto di mistero cui ora gli studiosi cercheranno di dare una risposta. Succede a Roca Vecchia, frazione di Melendugno e luogo fondamentale per capire il periodo messapico salentino. È qui che nei giorni scorsi gli archeologi del Laboratorio di Antropologia Fisica dell' Università del Salento hanno riportato alla luce una tomba datata attorno al V secolo a.C. per il recupero dei resti scheletrici all'interno. Non dei resti comuni ma una coppia di scheletri umani, seppelliti insieme, una rarità. Da una prima osservazione sembrerebbe trattarsi di un adulto e di un ragazzino, forse genitore e figlio in una sepoltura bisoma: l'unica nella necropoli di Roca, caratterizzata da deposizioni singole o tombe collettive ma con sepolture differite, hanno spiegato dall'equipe di Unisalento. I due corpi, in questa tomba, invece, sono stati sepolti insieme, in quello che potrebbe apparire come un abbraccio, un gesto d'amore che ha resistito ai millenni. 

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La ricercatrice che ha eseguito materialmente lo scavo ridimensione la suggestione: «Non è detto che siano abbracciati, è molto difficile stabilirlo ma certamente potrebbero sembrarlo ed è certo che questi due corpi siano stati deposti simultaneamente - spiega l'archeologa Serena Viva, del laboratorio di Antropologia Fisica dell'Università del Salento -. Al di là di questa visione romantica, però, dobbiamo capire chi fossero, perché al momento abbiamo solo delle ipotesi».
Nel 2008 fu proprio lei, da responsabile di ricerca antropologica sul campo, a trovare la sepoltura. La tomba venne però ricoperta per motivi meteorologici aspettando una campagna di scavo adeguata che adesso è arrivata. «Oggi questo scavo è stato riaperto proprio per recuperare questa tomba - spiega -, che si trova nelle stesse ottime condizioni in cui l'avevamo lasciata.».
Sul legame di parentela, la studiosa per ora non si sbilancia: «Potrebbe essere la madre con il figlio ma non è escluso che sia un uomo, lo scheletro potrebbe essere maschile. Per definire la parentela occorrere però eseguire un esame del Dna, che probabilmente faremo ma ancora non è stato definito un programma in tal senso. In quella stessa zona, vicina alla Grotta della Poesia, ci sono altre tombe - prosegue - , perché si tratta di una necropoli messapica che va dalla fine del VI alla fine del IV secolo: è un'area estremamente ricca di reperti». «Ovviamente su questa tomba si può romanzare parecchio - conclude da ricercatrice -, ma dobbiamo aspettare i dati scientifici: adesso completeremo l'analisi antropologica, definendo sesso, statura, età alla morte, eventuali patologie e tutto quello che riguarda questi due scheletri.

Poi la datazione precisa non è ancora stata eseguita, anche perché è in studio anche il corredo interno: un cratere greco a colonnette e altri materiali». Per avere una risposta certa sul mistero dei due scheletri, insomma, bisognerà aspettare: una volta che vengono rimossi dallo scavo ognuno dei resti prende la sua strada di analisi per poi ricomporsi in un quadro completo, che potrà svelare finalmente il perché circa 2.500 anni fa i due furono accostati nell'eterno riposo.

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