Salve, l'erosione privatizza il mare. La guerra per i lidi, tra attentati e cause

Torre Pali
Torre Pali
di Roberta GRASSI
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Domenica 4 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 23:49

Punto di partenza: Torre Pali. La striscia di sabbia è lunga e stretta. Alcune casette hanno l’uscio proprio sull’arenile. Due gradini e sei a mare. È stata l’erosione? No, rispondono. Un tempo si costruiva proprio a ridosso della spiaggia. Ed era consentito. Il tempo ha modificato tutto, a partire dalla linea di costa. Il mare ha divorato i granelli, uno ad uno. Gli arenili si sono ristretti o sono arretrati. C’è una torre costiera che è completamente circondata dall’acqua. Sembra uno scoglio, pare sia proprio classificata così. E c’è un lungo tratto di litorale, non un tratto qualsiasi, che è finito per essere di proprietà privata. Le dune, e anche il resto, hanno un intestatario e non sono di competenza del demanio marittimo. Non sono soggette a concessioni, alla gestione che quasi ovunque si fa delle zone costiere.

Il paradosso 

Accade a Salve. Ma anche a Porto Cesareo e a Porto Badisco. Nel Capo di Leuca, però, la questione sembra essere particolarmente dibattuta. Oggetto di un contenzioso, tanto per cominciare. Una sorta di “guerra”, che a tratti è diventata politica, che sta andando avanti a colpi di missive, note, chiarimenti e consigli comunali. Su uno sfondo grigio scuro di attentati incendiari su cui indagano le forze dell’ordine. I chioschi in riva al mare. E perfino la casa del vicesindaco incenerita da cima a fondo. Non c’è un rapporto causale, nessun collegamento con la questione “spiagge private”. C’è solo, e unicamente, un nesso temporale. Sebbene la vicenda si trascini ormai dal 2018. 

Il viaggio fra i lidi

La zona, tanto per intenderci, è quella delle Maldive del Salento. È il nome di uno stabilimento (in concessione), è un brand famoso ovunque. Salento? Ah, Otranto, Ugento. E le Maldive. Sabbia finissima, dune meravigliose. In un contesto unico al mondo: mentre si accendono i motori di un piccolo scafo, per un tour guidato della zona, si rimane a bocca aperta. I fichi d’india nelle aiuole. Le case basse, colorate. Il cielo di un blu intenso. Mediterraneo puro, terra di confine. Terra di dove finisce la terra. C’è spiaggia libera, e si distingue dalla varietà dei colori degli ombrelloni e dalle spiaggine in plastica. Poi intervalli monocromatici: lido Gold, lido Tropical, e via dicendo. 
Non sono stabilimenti, dicono i proprietari. Ma attività di noleggio.

Posizionate su proprietà privata. Anche la spiaggia libera è proprietà privata “gentilmente concessa” ai bagnanti. Tutto estremamente regolare. 

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La linea rossa

La protagonista della disputa è una linea rossa che circonda l’Italia intera. Tecnicamente si chiama “Dividente demaniale”, e segna il confine tra la proprietà privata fronte mare e il demanio marittimo. Cosa è successo: l’erosione ha decimato le spiagge, che ricadevano a pieno diritto - sembrerebbe quasi una nozione elementare - nella fascia appartenente allo Stato. Così la spiaggia è divenuta di proprietà privata. Il Comune di Salve ne chiede lo spostamento, con apposita commissione. Questione che viene affrontata al Tar, con un giudizio di ottemperanza, ed è attualmente sospesa. I proprietari delle spiagge, e di quelli che potrebbero sembrare lidi, non convengono. Dovrebbero rinunciarvi senza indennizzo, ne subirebbero un danno grave, senza ombra di dubbio. 

La posizione del Comune

L’amministrazione comunale si è insediata nel 2018, e ha iniziato a valutare la questione. A partire da un piano delle coste che è stato commissariato per un periodo e che deve comunque essere sbloccato, se si vuole procedere con i bandi per le concessioni balneari. L’intento è quello di porre una regola. E di spostare la dividente demaniale in modo tale da ottenere una fascia costiera unica, da gestire con le concessioni, badando bene a tenere un equilibrio fra servizi e libera fruizione. L’ultimo atto è stata un’ordinanza dirigenziale che ha imposto lo stop all’attività di stabilimento balneare. Il Tar, con decreto cautelare, si è espresso concedendo soltanto l’attività di noleggio che differisce da quella di stabilimento per l’obbligo di rimuovere le attrezzature ogni giorno. Da palazzo di Città sono partite decine di denunce ed esposti. Il sindaco Francesco Villanova, si attende sviluppi: «Perché nessuno fa niente?». Il vicesindaco, Giovanni Lecci, è al suo fianco. Ha subito l’incendio della propria abitazione, per ragioni misteriose. E ritiene che anche qualora l’episodio dovesse essere connesso alla questione lidi (e non c’è alcuna certezza), non si debba mollare per «restituire la spiaggia ai salvesi e ai turisti». 

I proprietari

La società che possiede i terreni e le spiagge, la Igetur, ritiene di essere perfettamente in regola. Ha impugnato al Tar, come si diceva, l’ordinanza del Comune. E ha potuto continuare ad affittare lettini, ombrelloni e sdraio. Ci sono stati controlli, ma non contestazioni. La proprietà della spiaggia, è privata. 

La scia di attentati

Lo sfondo ha il colore della cenere e non quello cristallino delle acque caraibiche del Capo. L’ultimo attentato lo ha subito il Tropical, uno dei lidi “privati”. Un principio di incendio che non ha provocato danni. A luglio era toccato alla casa del vicesindaco Lecci. Sempre nello stesso mese era stato dato alle fiamme il chiosco in legno del “Pajara Beach” di Pescoluse. Fatti ancora, tutti, senza una spiegazione.

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