Salute mentale, isolamento e aggressività: le nuove emergenze post covid. Ecco chi ne soffre

Salute mentale, isolamento e aggressività: le nuove emergenze post covid. Ecco chi ne soffre
di Andrea TAFURO
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Venerdì 4 Novembre 2022, 20:02 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:27

Nuove e vecchie emergenze nel campo della psichiatria e della salute mentale al centro del convegno scientifico internazionale “Progress in psychiatry 2022: evidences, promises and challenges”, in corso di svolgimento da ieri, e sino a domani, a Lecce, con la direzione scientifica del dottore Serafino De Giorgi, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL Lecce e Presidente della Società Italiana di Psichiatria Sociale. Obiettivo dell’evento scientifico, che pone il biennio covid come spartiacque tra vecchie e nuove criticità, è accompagnare gli psichiatri in un percorso di formazione, confronto dialettico e approfondimento nell’assistenza e gestione del paziente affetto da depressione o schizofrenia.

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«Le vecchie emergenze legate a patologie gravi come depressione e psicosi non sono mai svanite – afferma Serafino De Giorgi – e continuano a richiedere un impegno oneroso da parte dei servizi sanitari anche in fase post pandemica, dove è emersa con maggiore evidenza la carenza di personale medico e sanitario”. La diagnosi e l’intervento precoce sono quindi il gold standard per ottimizzare le cure e migliorare gli outcome clinici, con l’obiettivo della “personal recovery” anche per le persone con disturbi mentali gravi. Conoscere ed utilizzare al meglio le risorse, significa lavorare per l’integrazione degli interventi in psichiatria, coniugando le terapie farmacologiche con gli interventi psicoterapeutici e, soprattutto, modulando i programmi nell’ottica dello shared decision making, modello attraverso cui i pazienti possono essere coinvolti nelle scelte terapeutiche, avuto riguardo anche per i “fattori aspecifici” (interpersonali, contestuali) per una personalizzazione delle cure, ed una psichiatria di precisione clinica.


A questo si aggiungono le nuove emergenze, frutto dell’isolamento dettato dalla pandemia covid, che ha portato soprattutto le fasce deboli e gli adolescenti ad isolarsi e a sviluppare aggressività nei comportamenti. «Le nuove problematiche, in un contesto che resta sempre critico per carenza di risorse umane e professionali – aggiunge il direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asl Lecce - afferiscono agli effetti del periodo covid, in cui il disagio sociale si è insinuato soprattutto nella popolazione più fragile scatenando disturbi della persona e reazioni anche violente».

Comprese le strutture penitenziarie. «Nelle carceri il problema è ancora più evidente e complesso. Oltre il 60% dei soggetti soffre di disturbi mentali di diverso livello, acuiti anche dalla condizione intrinseca in cui vivono. E in questo quadro è ancora più preoccupante il numero dei suicidi, oltre 70 nei primi 10 mesi di quest’anno, superando il dato del 2021. Purtroppo però anche in questi casi gli interventi sono limitati per carenza di personale». Problematiche dunque, che solo in provincia di Lecce registrano complessivamente 10mila utenti in cura all’anno, su cui la sanità pubblica è chiamata a dare risposte. «In un quadro in cui la cattiva programmazione fatta in passato dalla politica su formazione e borse di specializzazione ha reso carente gli organici dei medici, l’organizzazione è importantissima. Il nostro dipartimento – conclude De Giorgi - è organizzato secondo una rete assistenziale che segue i principi della salute mentale di comunità. Obiettivo ambizioso è quindi il recovery (la guarigione) in cui il paziente percepisce soggettivamente una condizione di equilibrio e benessere nel contesto in cui vive».

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