Il turismo perde 470 milion. Assunzioni, Salento in rosso: -3.500 posti dalla pandemia

Il turismo perde 470 milion. Assunzioni, Salento in rosso: -3.500 posti dalla pandemia
di Pierpaolo SPADA
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Mercoledì 14 Aprile 2021, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 12:38

Crollano i bilanci, bruciano i posti di lavoro. La crisi urlata da ristoratori e albergatori - e non solo - è reale. Ed è nei numeri. Lo dicono i commercialisti salentini: dal 2020 - prima della pandemia - a fine 2021 si prevede nel Salento una perdita di fatturato per quasi 500 milioni di euro. E immediato è il riflesso sull'occupazione con le prime 3.500 assunzioni in meno stimate tra marzo e maggio prossimo, rispetto a due anni fa: il dato arriva dall'ultimo rapporto Excelsior di Unioncamere con il Salento ai raggi X.

Il crollo


Un tonfo senza precedenti, i cui effetti potrebbero protrarsi oltre l'anno in corso per molte di quelle imprese che hanno la struttura per resistere all'urto. In tanti altri casi, infatti, la galoppata del virus e le conseguenti misure politiche anti-Covid hanno già decretato il drammatico stop. È un'onda travolgente per il Paese. Ma di questi tempi - come lo scorso anno - per Puglia e Salento acquista un intensità maggiore che altrove perché qui, dove l'industria è piccola e l'agricoltura perde terreno, il turismo consente la sopravvivenza di decine di migliaia di famiglie e lo sviluppo di un indotto commerciale e culturale.

I numeri e la caduta


Ecco, allora, i dati. Le stime dell'Osservatorio sui Bilanci pubblicato dal Consiglio nanzionale e dalla Fondazione nazionale dei Commercialisti dicono che nel biennio 2020/21 il Covid ha bruciato, per alberghi e ristoranti, 38,5 miliardi di euro. Nel dettaglio, nel 2021 si stima una riduzione del fatturato del 35% contro il 44,2% del 2020. Il dato pugliese è altrettanto netto: la perdita calcolata l'anno scorso è di 824,33 milioni di euro, mentre per il 2021 si dovrebbe attestare sui 652,75 milioni di euro. In tutto parliamo, quindi, di 1,477 miliardi di euro in meno nel biennio.
Il Salento? «Sulla base della percentuale dell'offerta ricettiva della provincia di Lecce rispetto al dato regionale si può stimare che la perdita cumulativa dovrebbe essere pari a 472 milioni di euro», spiegano il presidente dell'Ordine dei commercialisti della provincia di Lecce, Giuseppe Venneri, e Fabio Corvino, presidente della Fondazione Messapia (legata allo stesso Ordine).

I dati, a loro dire, «tracciano un quadro preoccupante» di un settore economico trainante per l'economia territoriale. «È bene precisare - aggiungono Venneri e Corvino - che le proiezioni sono state effettuate prevedendo una graduale ma parziale del settore mano mano che le vaccinazioni proseguono e gli indicatori permettono la riapertura delle attività. In ogni caso si prevede un forte recupero nel terzo trimestre che, in alcuni casi, raggiungerà il 90% dei livelli pre-Covid, e un buon recupero anche nel quarto trimestre pur risentendo, soprattutto per il settore alberghi, in maniera assai negativa del crollo degli arrivi dall'estero. Purtroppo, quanto alla Puglia - ecco l'inciso -, il piano di vaccinazione non risulta in linea con i dati nazionali e ciò potrebbe ritardare il programma delle riaperture, con ulteriori danni per l'economia», affermano i professionisti leccesi che annunciano a breve un tavolo di confronto con istituzioni e operatori del turismo per individuare percorsi condivisi che consentano di affrontare al meglio l'estate ormai alle porte.

Il clima fra le imprese


Certo, tra gli imprenditori regna ancora tanto scetticismo. Non è un caso che l'ultimo rapporto Excelsior di Unioncamere, elaborato sulla base delle dichiarazioni rese da un campione di aziende, preveda per il Salento un trimestre - quello tra marzo e maggio - in drastica flessione rispetto al 2019 (assente il report 2020). Ben 3.510 assunzioni in meno. Non è poco, se si considera che, comprendendo la performance di tutti i settori, rispetto allo stesso trimestre del 2019 (13.810), tra marzo e il prossimo maggio (8.400) nel Salento si stimano 5.410 assunzioni in meno.
Tradizionalmente, infatti, il turismo (alloggio, ristorazione e servizi turistici) assorbe in primavera gran parte dei nuovi posti di lavoro. Se nel 2019, tra marzo e maggio, si prevedevano 4.500 assunzioni, quest'anno lo stesso indice non supera quota 990 (solo 170 a marzo), tanto da rendere il comparto ultimo nella top 5. Perde peso anche il commercio (che, però, resta primo) con 480 assunzioni in meno rispetto a due anni fa.

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