Salento, tre giovani lavoratori morti sulla strada in pochi giorni. I sindacati: «Basta turni massacranti e paghe da fame»

Salento, tre giovani lavoratori morti sulla strada in pochi giorni. I sindacati: «Basta turni massacranti e paghe da fame»
di Matteo CAIONE
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Domenica 22 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:44

Sono giovani e lavoratori. Nella guerra dell’asfalto perdono la vita anche i ragazzi che per sbarcare il lunario vanno a dormire all’alba. E per questo le organizzazioni sindacali invocano prevenzione e sicurezza anche per il tragitto casa-lavoro e richiamano l’attenzione della Prefettura: «Servono nuovi modelli occupazionali nel turismo». In almeno tre casi, tra gli incidenti mortali registrati sulle strade del Salento nelle ultime settimane, si tratta di giovani che tornavano dal lavoro. E che sulla via di casa, nel cuore della notte e dopo turni di ore e ore in bar, ristoranti e locali che pullulano di clienti in un tacco d’Italia preso d’assalto dai turisti, hanno trovato la morte. Tragedie della strada, ma anche morti bianche.

La voce dei sindacati

Valentina Fragassi, segretaria generale Cgil Lecce, lancia l’allarme: «Non possiamo più restare a guardare. Il 2021 - afferma - si sta caratterizzando come anno nero per gli infortuni sul lavoro ed in itinere, specie in estate. Lo stress e l'assenza di riposo sono sicuramente concause di questo terribile trend. Chiediamo alla Prefettura di avviare una riflessione a più voci, coinvolgendo parti sociali e datoriali, in modo da cominciare a ragionare insieme su un nuovo modello di lavoro che investa anche il settore turistico. Così com'è, ossia basato sullo sfruttamento del lavoro stagionale concentrato in poche settimane, provoca una sofferenza diffusa nel mondo del lavoro, accentua la precarietà, si fonda su illegalità e mancato rispetto del contratto nazionale e delle minime forme di tutela e sicurezza». La leader salentina della Cgil guarda poi all’obiettivo di «coniugare sostenibilità, qualità e produttività» ragionando «su forme di riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario». «Dove ciò è stato sperimentato, come in Islanda, i risultati - dice - sono stati eccellenti.

Perché non provare qualcosa del genere nei prossimi anni nel Salento?».

Gli ultimi report con i dati di Inail e Istat raccontano che dal 2015 al 2019 i casi di incidenti in itinere (nel percorso di andata e ritorno dal luogo di lavoro) sono aumentati del 10,4%. In calo invece durante lo scorso anno segnato però dall’esplosione della pandemia che ha chiuso il Paese in casa. «Nel corso del 2020 - commenta Ada Chirizzi, segretaria generale Cisl Lecce - c’è stato addirittura un incremento complessivo delle morti bianche in Italia: sono state 1270. Di queste 214 in itinere, un dato inferiore rispetto a prima che però non può essere considerato una consolazione viste le restrizioni, soprattutto negli spostamenti, imposte dal lockdown. Purtroppo, ancora oggi il concetto di morte bianca ha per molti una accezione limitata solo agli infortuni mortali sul luogo e in orario di lavoro, invece vanno considerate tutte le morti avvenute in occasione di lavoro, come quelle in itinere. Nessuna valutazione sommaria - prosegue Chirizzi - sulle cause, che possono essere molteplici, di questi incidenti stradali, ma quello che sta accadendo impone una riflessione sull’organizzazione e sulle reali condizioni di lavoro, sui turni, soprattutto in un periodo come quello estivo che con un enorme afflusso turistico determina maggiore richiesta di servizi e quindi maggiore pressing su locali e strutture. C’è bisogno di tutte le misure di prevenzione e sicurezza per preservare le condizioni psicologiche e fisiche del lavoratore e prevenire fattori come stress, e quindi anche stanchezza, che possono sommarsi e incidere in maniera fatale anche alla guida. La sicurezza dei lavoratori va garantita non solo sul luogo di lavoro, ma anche prima e dopo. Le norme ci sono e vanno rispettate». Per il segretario generale della Uil Lecce, Salvatore Giannetto, c’è «urgente bisogno di un grande investimento nella cultura della sicurezza. Gli infortuni mortali in itinere, nel tragitto casa-lavoro, sono morti sul lavoro. Al di là del caso specifico, si tratta spesso di giovani che rientrano dopo turni massacranti, senza riposi, che lavorano per giorni e giorni di fila e per tutta la notte. Per non parlare della piaga del lavoro nero o sottopagato: condizioni inaccettabili - sottolinea Giannetto - che prestano il fianco a drammi del genere. Gli imprenditori devono capire che l’impegno economico sulla sicurezza non è un costo ma un investimento. È un problema sociale che sta assumendo i contorni di una catastrofe. Bisogna quindi rispettare i contratti collettivi nazionali con turni, riposi e salari adeguati, e servono anche maggiori verifiche da parte degli organi ispettivi».

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