Salento, isole galleggianti nel canale: ma «l’acqua salata non è adatta per quelle piante». Sono secche, progetto flop. Ecco perché

Salento, isole galleggianti nel canale: ma «l’acqua salata non è adatta per quelle piante». Sono secche, progetto flop. Ecco perché
di Roberta GRASSI
3 Minuti di Lettura
Domenica 9 Aprile 2023, 12:12

L’idea era quella di creare degli isole di vegetazione galleggianti al centro del canale, in una promenade esteticamente curata. Il progetto è stato finanziato con 16mila euro, ma dicono i tecnici, è impossibile che qualsiasi pianta mediterranea resti “verde” in acqua di mare. Effettivamente, al momento, gli “isolotti” sono gialli, ci sono solo piante secche e non è ancora ben chiaro se si tratti di una questione temporanea o definitiva. 

Il progetto da 16mila euro 


Siamo a Salve, per la precisione a Torre Pali. Uno scorcio di Salento dei più suggestivi. L’amministrazione comunale, come si diceva, ha voluto sostenere l’opera: “Promenade ecologica di Torre Pali”: una serie di interventi di restyling e di trasformazione in verde della zona. La relazione risale all’agosto del 2020. Tra i punti in elenco, le coltivazioni idroponiche, cioè senza terra. In particolare di un «sistema galleggiante a vegetazione elofita coltivata su rulli in cocco». Una struttura composta da «due rulli in fibra biodegradabile di cocco» con un materassino galleggiante da installare lungo la sponda nord e sud del canale: «Tale sistema - si legge - sarà utilizzato per il mascheramento di pareti spondali in muro e il rifugio di uccelli acquatici quali tuffetto, folaga, gallinella d’acqua, porciglione». Le piante? Vegetazione elofita radicata e sviluppata con densità compresa tra 16 e 20 piante che, a quanto appare, non hanno attualmente attecchito. 

Ma cosa è successo?


In tanti hanno potuto notare il colore giallastro delle piante, in molti lo hanno segnalato sui social. Opinione del biologo marino, Tiziano Pagliara, è che l’idea, per quanto meravigliosa sulla carta, sia di difficile attuazione. 
«Le isole, già sperimentate in altre aree palustri - spiega Pagliara, interpellato - sono di fatto un sistema idroponico di coltivazione di cannette di palude (Phragmites australis).

Il sistema però nasce per ambienti palustri, lagunari o fluviali di acqua dolce e non di acqua marina, la Phragmites australis infatti è una pianta molto comune nelle nostre paludi ma che tollera una salinità non superiore al 5/6 per mille, quando la salinità è superiore la pianta muore», specifica.

Come sarebbe dovuto essere

Ma quanto è salino il bacino Pali? Si tratta di un bacino artificiale realizzato lo scorso secolo durante le opere di bonifica. «Nel bacino pali non affluiscono canali di acqua dolce e non sono presenti sistemi sorgivi di acqua dolce. Da studi effettuati su altri bacini simili alimentati da canali a mare, come il bacino di Acquatina – Frigole, la salinità media è quella del mare (36 per mille) con oscillazioni minime». Insomma: «Le i isole galleggianti, con coltura idroponica di Phragmites australis, non sono adatte al bacino Pali. La pianta infatti - spiega l’esperto - non può assolutamente sopravvivere a salinità superiori al 5/6 per mille, mentre il bacino Pali, essendo alimentato dai soli canali a marea, è un corpo idrico di acqua salata marina che diventa ipersalina durante il periodo estivo e non risulta che esistano piante mediterranee adatte a fare una coltura idroponica in acqua di mare, le uniche piante che potrebbero sopravvivere sono le mangrovie. 
L’amministrazione di Salve, garantisce che saranno fatte verifiche. Lo afferma il vicesindaco Giovanni Lecci: «È possibile che sia la vita biologica di quelle piante che si evolve in quel modo - dichiara - ad ogni modo ci sono esperti per il monitoraggio. il direttore dei lavori farà un ordine di servizio per il ripristino».

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