Salento, la Statale 275: il viaggio sulla strada con solo due corsie e niente guardrail

Salento, la Statale 275: il viaggio sulla strada con solo due corsie e niente guardrail
di Maurizio TARANTINO
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Lunedì 7 Novembre 2022, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 21:06

Il serpentone d'asfalto che conduce fino a Leuca a guardarlo da vicino non sembra poi così letale. Soprattutto di domenica mattina, quando la strada un po' si riposa dalla fatica di tutta una settimana. Ma non fatevi ingannare. Non sembra letale come però non sembra nemmeno una Statale quando entra nei paesini del Sud Salento sfiorando piazze e abitazioni che sembrano essersi perse nel tempo. Il progetto di messa in sicurezza aspetta da 30 anni, nel frattempo è cambiato il mondo, solo questa strada rimane quella di sempre, del tutto inadeguata a reggere la mole di traffico diretta verso il Capo di Leuca. Il punto di innesto tra la Statale 16 e la 275 si trova poco fuori Maglie, appena lasciata la deviazione che porta ad Otranto: quattro corsie ariose e ben delimitate lasciano immaginare un percorso piano e scorrevole.

Strada killer

La realtà però è ben diversa e appare chiara dopo pochi chilometri, nel momento in cui si entra nel territorio di Muro Leccese, dove, come per magia (un brutto sortilegio) sparisce il guardrail.

Ben duemila e novecento metri senza protezione tra le corsie nel rettilineo che conduce all'ingresso di Scorrano e che porta gli automobilisti a premere sull'acceleratore e a qualche sprovveduto ad attraversare da parte a parte, rischiando di morire. Come accaduto nel maggio scorso quando a perdere la vita fu un 44enne a bordo di una moto, scontratosi con un anziano ciclista intenzionato a raggiungere il lato opposto.

Nel dicembre 2014, sempre in quel punto, uno scontro frontale lasciò sull'asfalto tre morti e due feriti, distruggendo la vita a due famiglie. Il monito sulla pericolosità della strada che i conducenti si accingono a percorrere è ricordato da un cippo solitario, ornato di fiori, posto a destra della corsia di marcia e che rievoca la vita di qualcuno la cui memoria si è ormai persa nel dettaglio delle cronache. Superato Scorrano, la Statale 275 inizia a farsi budello, con due corsie molto strette fino a Leuca, ed è qui che inizia la lunga processione di auto e camion incolonnati senza speranza di poter sorpassare, stoppati anche dal limite di velocità bloccato sui 70 km, indicata con severità dalla unica e infinita striscia continua srotolata sull'asfalto.

I cartelli indicano Botrugno, San Cassiano, Nociglia: una enorme e illimitata distesa di capannoni industriali, di zone produttive cresciute sul bordo di una strada sempre più piccola, sempre meno adatta a sopportare le ruote che ogni giorno, percorrono l'imbuto asfissiante della Statale. La curva di Nociglia sembra garantire uno dei pochissimi sprint per chi si trova imbottigliato, offrendo l'occasione per sorpassare: ma la svolta a sinistra per entrare in paese, rischia di tramutarsi in una trappola mortale a causa delle auto che provengono dal fronte opposto. Poco dopo sul rettilineo che porta d'infilata alla zona industriale di Surano, si vedono le grandi costruzioni che ospitano ricevimenti e da qualche tempo anche i campi di padel: ingressi stretti e pericolosi, resi problematici da aperture approssimative e realizzate, in qualche caso, senza pensare troppo alla sicurezza. Il gigante Gulliver, l'ipermercato di riferimento della zona osserva gli automobilisti fermi al primo semaforo che si incontra nella discesa negli inferi della 275 e che segna il crocevia tra Spongano e Torrepaduli in cui sono fiorite le rivendite dai nomi esotici: Hong Kong, la Muraglia Cinese, in una zona dove un tempo davvero era tutta campagna.

Il viaggio

Il primo tratto della Maglie-Leuca ha come pietra miliare l'abitato di Montesano: le forche caudine dei semafori cittadini, da sempre spauracchio dei conducenti per le multe salate contestate dai photored, segnano la fine del percorso che fino a qui non prevederà grandi stravolgimenti una volta realizzato il nuovo progetto di riqualificazione dell'arteria stradale. Lasciato l'ultimo semaforo ha inizio il secondo lotto della Statale che formalmente nascerà dalla zona industriale di Tricase dipanandosi per le campagne e le costruzioni tra Specchia e Lucugnano. La strada attuale invece costeggia ancora la stazione di Miggiano e Specchia, antico presidio di una mobilità lontana e mai sviluppata nel tempo. La colonna d'acciaio che si muove lentamente è costretta, poco dopo, ad osservare una delle più grandi costruzioni dell'epoca moderna, la rotonda di Lucugnano, oggetto di satira e di ilarità per le sproporzionate dimensioni della sua circonferenza.

Il passaggio dalla piccola frazione e dall'incrocio davanti al Calvario cittadino, anche questo funesto, ma mitigato da qualche anno da un rondò, riporta le lancette indietro nel tempo con i volti degli abitanti fuori dalle porte, impegnati a scambiarsi un saluto. Dal palazzo di famiglia, sembra affacciarsi Girolamo Comi nel mentre i forestieri percorrono obbligatoriamente stradine nate per un'andatura molto più slow. La direzione è quella di Alessano, posto su una collina a traguardare il resto del Salento con grande placidità. Attraversare il centro è come rituffarsi in una dimensione storica ormai scomparsa, attraente e affascinante per i turisti in cerca della tomba del beato Tonino Bello, ma poco utile per chi deve raggiungere una scuola o il posto di lavoro. Poi si inizia a salire sempre di più, superando Montesardo, uno dei punti più alti dell'intero territorio: la colonna di macchine sulla strada verso il Capo di Leuca, lasciata la frazione, si trova quindi di fronte a capannoni dismessi, stazioni di servizio abbandonate, ruderi di case e campagne incolte, un paesaggio lunare, bellissimo e struggente, vera forza di un Salento che ha ancora una sua dimensione familiare.

L'ospedale Romasi si affaccia con tutta la sua imponenza dall'incrocio che delimita l'abitato di Gagliano del Capo: tanti i pazienti bisognosi di cure, certificati, prescrizioni, visite ingabbiati nel traffico quotidiano di una strada troppo soffocante. L'unica consolazione è il mare il cui luccichio appare a breve distanza: Leuca è a un passo, il faro e il santuario svettano brillanti nel termine di Finibus Terrae e i ciclisti che passano accanto alle auto sembrano fare da scorta a chi arriva da lontano ma ha percorso soltanto 28 chilometri in poco più di 45 minuti.

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