Ragazzina vittima di ripetuti abusi da parte del padre, partorisce una bimba. Condannato per maltrattamenti e violenza

Ragazzina vittima di ripetuti abusi da parte del padre, partorisce una bimba. Condannato per maltrattamenti e violenza
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Venerdì 18 Novembre 2022, 20:25

Ragazzina vittima di ripetuti abusi da parte del padre, partorisce una bimba. Condannato a tre anni e sei mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia aggravati, minacce e violenza privata. Questa la nuova condanna inflitta ad un 56enne del Sud Salento, contenuta nella sentenza emessa nei giorni scorsi dal giudice della prima sezione penale del Tribunale di Lecce, Fabrizio Malagnino, nel processo che lo vedeva accusato di una lunga serie di violenze e soprusi ai danni della figlia, ora 30enne, che si sono protratte ai suoi danni, quotidianamente, per 15 anni. Il 56enne, difeso dall’avvocato Maria De Filippi, oltre all’interdizione dai pubblici uffici, è stato condannato anche al risarcimento danni, da discutere in sede civile, e alla provvisionale di importi pari a 10mila euro per la figlia e 5mila euro per il compagno convivente della vittima. Decaduta solo l’accusa di sequestro di persona, di cui l’imputato era accusato insieme alla moglie e madre della ragazza - difesa dall’avvocato Mario Coppola -, perché, per il giudice, il fatto non sussiste.

L'inchiesta

L’inchiesta da cui deriva la condanna emessa in questi giorni è una “costola” di quella principale, in seguito alla quale il 56enne è stato condannato ad una pena di 17 anni di reclusione (divenuta definitiva nel luglio 2021), perché avrebbe violentato la figlia per anni, causando anche la gravidanza da cui è nata una bimba.

Gli episodi terminati all’attenzione del giudice, questa volta, hanno riguardato tutti i soprusi e le imposizioni che avrebbe vissuto la vittima all’interno delle mura di casa, quando viveva insieme ai suoi genitori. Da aprile a luglio 2017, il padre le avrebbe impedito di avere contatti con il nuovo compagno, cercando di costringerla a tornare con il marito, minacciandola anche di morte e terrorizzandola con gesti e anche solo sguardi. Avrebbe inoltre reso l’abitazione una vera e propria prigione: con la complicità della moglie, secondo l’accusa, l’avrebbero chiusa a chiave quando uscivano da casa, quando riposavano e nel corso della notte, impedendole in ogni modo di allontanarsi.

Non solo. Oltre a limitare ogni tipo di comunicazione con il nuovo compagno, staccando e nascondendo l’apparecchiatura della rete wi-fi e del telefono fisso e controllando il suo cellulare, le avrebbero impedito anche di prendersi cura dei suoi figli, negandole di accompagnarli a scuola, di vestirli, di cucinare per loro e di dargli il bacio della buonanotte. “State attenti che vi ammazzo se continuate a fare richieste sui bambini”: questa una delle minacce che l’imputato avrebbe rivolto alla figlia e al suo compagno, entrambi dichiaratisi parte civile nel processo tramite l’avvocato Francesco Della Corte. Ora la difesa del 56enne dovrà attendere di prendere visione delle motivazioni della sentenza, che saranno depositate entro i prossimi tre mesi, per valutare eventuale ricorso in appello.

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