Salento, pescatore deferito per aver raccolto oloturie: avrebbero fruttato 120mila euro

Salento, pescatore deferito per aver raccolto oloturie: avrebbero fruttato 120mila euro
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Mercoledì 21 Dicembre 2022, 17:03 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 08:36

Nella fitta rete di controlli tessuta dalla Capitaneria di Porto di Gallipoli, alle prime luci dell’alba di oggi è caduto un cinquantasettenne pescatore sportivo gallipolino, resosi responsabile della cattura di 42 kg di oloturie (Holothuroidea) all’interno dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo. Nell’ambito dell’operazione complessa nazionale denominata “Senza traccia”, i militari della Capitaneria di Porto di Gallipoli hanno eseguito numerose attività di contrasto alla pesca di frodo ed alla vendita illecita di prodotto ittico derivante dalla pesca sportiva nella Provincia di Lecce. I militari hanno effettuato pattugliamenti, sia via terra che per mare, volti a monitorare le attività di pesca e di sbarco del prodotto pescato.

L'uomo è stato deferito

Trattandosi di illecito di natura penale, il trasgressore è stato deferito alla competente Autorità Giudiziaria, che ha avallato l’operato degli uomini della Guardia Costiera gallipolina, autorizzando il sequestro ed il contestuale rigetto in mare stante lo stato vitale dei preziosi “spazzini del mare”.

Chiamate volgarmente “cetrioli di mare”, le oloturie sono essenziali per la salvaguardia della biodiversità, dato che il loro ruolo è quello di pulire i fondali, nutrendosi delle particelle organiche del fango; per questo dal 2018 ne è vietata la pesca.

Essendo considerate una prelibatezza, le oloturie sono ricercate soprattutto sui mercati extraeuropei, nonostante la sua assunzione come alimento possa essere addirittura nociva per l'organismo umano. Il loro valore oscilla sui cento euro al chilo, ma le qualità più pregiate sono vendute anche a tremila euro al chilo, principalmente in Cina. Pertanto, la tempestività dell’intervento dei militari ha sia evitato l’illecito giro d’affari dell’ordine delle decine di migliaia di euro, la vendita avrebbe infatti comportato un illecito profitto sino a 120.000 euro, sia sventato l’inquinamento dell’ecosistema marino che ne sarebbe evidentemente derivato, ancor più grave poiché consumato all’interno dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo, sito di pregevolissimo valore naturalistico riconosciuto a livello internazionale, all’interno della quale è costante l’attività di controllo e vigilanza dei militari della Guardia Costiera. Intervento che segue di poche ore il sequestro di oltre 200kg di prodotto ittico privo di qualsivoglia informazione utile ai fini della tracciabilità; l’etichetta rappresenta “la carta d’identità” di un prodotto ed è per questo che è lo strumento essenziale per informare e tutelare il consumatore che dev’essere consapevole nell’effettuare la propria scelta di acquisto. 

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