Salento, ritorno alla natura: una chance di sviluppo

Salento, ritorno alla natura: una chance di sviluppo
di Elio PAIANO
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Lunedì 27 Gennaio 2020, 10:14 - Ultimo aggiornamento: 10:57

La vista di una foca monaca sulla spiaggia di Frigole, marina di Lecce, dimostra come il Salento stia vivendo una straordinaria rinaturalizzazione, un'opportunità incredibile di rilancio del territorio (anche dal punto di vista turistico) che va colta al volo. Ma il ritorno di queste specie (come lupi, cinghiali e anche linci, pare) invece di un'opportunità, rischiano di divenire un problema se il territorio non è pronto. Il fronte è quello (complesso) della tutela dell'ambiente. E mentre la tutela della terra è abbastanza garantita, la risorsa mare gode ancora di pochissimi strumenti di protezione.

Un cucciolo di foca monaca sulla spiaggia di Frigole: evento rarissimo

La provincia di Lecce ha innumerevoli Siti d'Interesse Comunitario oltre ai cinque parchi regionali: Otranto-Leuca e Bosco di Tricase, Litorale di Punta Pizzo e Isola di Sant'Andrea, Litorale di Ugento, Palude e Bosco di Rauccio-Sorgenti Idume, Porto Selvaggio e Palude del Capitano.


Ad essi si aggiungono l'Oasi Wwf Le Cesine e l'area Marina Protetta di Porto Cesareo. Una mappa importante che testimonia le notevoli valenze ambientali del territorio e lo sforzo fatto negli anni di tutelare questi habitat naturali.
Solo per comprendere di cosa si parla, basta pensare che quasi tutti gli ambienti costieri ospitano dei Sic e che sono ben 14 i Siti d'Interesse Comunitario marini.
Ma il problema è la mancanza di una loro gestione unitaria, con obiettivi condivisi, nonché con un coordinamento sulle azioni di tutela da intraprendere.
Provincia e Regione hanno varato, da anni, il Piano di Gestione dei Sic e della rete Natura 2.000 con l'obiettivo di assicurare la tutela e la conservazione degli habitat e delle specie vegetali e animali inseriti all'interno degli Allegati I e II della Direttiva 92/43/CEE e dell' Allegato I della Direttiva 79/409/CEE e, più in generale, della naturalità diffusa presente all'interno di tali siti.

Ma lo stesso piano di gestione osserva che per compiere tale azione necessita di opportuni interventi di gestione Insomma, chi coordina gli interventi dei parchi, chi mette a disposizione uomini e mezzi che compiano solo le azioni di tutela del patrimonio di pregio, senza essere presi da altre incombenze più generali? Tale gestione non esiste ancora, per cui non si hanno azioni coordinate, ad esempio, nella repressione di particolari reati ambientali, se non nell'esercizio delle normali funzioni di polizia effettuate dagli organi preposti come Carabinieri forestali, Guardie Provinciali, Nucleo Operativo Ecologico, etc.

Inoltre, soprattutto il mare (e quindi la nostra foca monaca che visita la spiaggia di Frigole) non ha alcuna difesa ad hoc perché, anche se ci sono ben 14 Siti d'interesse Comunitario marino, mancano le riserve marine. Come quella di Otranto, che attende da ben 15 anni la sua approvazione. L'unica eccezione, in questo panorama, è l'area Marina Protetta di Porto Cesareo che permette di avere uomini e mezzi adeguati per contrastare i predoni del mare.
La sua azione è così valida che è uno dei migliori esempi nazionali di gestione di un'area Marina Protetta. Insomma, solo per fare un esempio, il Salento ha il problema dei cinghiali alle Cesine, problema che si risolverebbe facilmente con i corridoi ecologici che permetterebbero (ad esempio) ai lupi avvistati nel Parco Otranto-Leuca e Portoselvaggio di raggiungerli e farne diminuire il numero.

«Le amministrazioni locali devono coordinarsi - dice Maurizio Manna di Legambiente Puglia -, soprattutto per l'Amp di Capo d'Otranto. Serve orientare il turismo su prospettive nuove, su turisti di qualità, responsabili, amanti del mare bello e della natura. È la speranza per le generazioni future. Per la parte a terra, invece, che si muova la Provincia di Lecce e si faccia delegare, dalla Regione, il coordinamento generale dei parchi e delle aree protette del Salento».

La questione del coordinamento appare essenziale e su questo punto il presidente della Provincia Stefano Minerva si dice «pienamente d'accordo.

A mio avviso le Province sono gli enti più adatti nel compiere tali azioni quando, come nel Salento, c'è una grande concentrazione unita ad una forte parcellizzazione. Tuttavia - aggiunge il primo cittadino di Gallipoli -, tale ruolo spetta alle Regioni e servirebbe una legge ministeriale ad hoc per permettere all'ente regionale di delegare tale compito ad una Provincia. Proveremo ad avviare un ragionamento in tal senso, ma ci vuole una presa di coscienza del governo nazionale che comprenda che, in molti casi, le Province sono più adatte a gestire il coordinamento».

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