Per il boss al carcere duro, stop ai video-colloqui con moglie e figli

Per il boss al carcere duro, stop ai video-colloqui con moglie e figli
di Roberta GRASSI
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Giovedì 5 Gennaio 2023, 16:21 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:35

L’emergenza dovuta alla pandemia è (al momento) terminata. E quindi non sarà più possibile continuare con i colloqui con i famigliari in videoconferenza dal carcere. Lo ha stabilito la prima sezione della Corte di Cassazione sulla posizione di Angelo Tornese, il boss di Monteroni ristretto in regime di carcere duro, al 41 bis.

L'ok ai colloqui da remoto

A concedergli di poter effetuare i colloqui da remoto con la moglie e i figli, in via eccezionale, era stato il Tribunale dell’Aquila, ma il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia si era opposto dapprima con un reclamo, che era stato rigettato, e poi con un ricorso in Cassazione che pure è stato respinto.
L’originaria richiesta del detenuto, difeso dall’avvocato Piera Farina, rileva la Corte, «faceva riferimento alle difficoltà di spostamento dei famigliari, a causa delle limitazioni alla circolazione per l’emergenza pandemica Covid - 19, per il colloquio in presenza».

Le motivazioni

«Sotto tale limitato profilo temporale - prosegue - il provvedimento si sottrae alle critiche dell’Avvocatura dello Stato, sicché trattandosi di un provvedimento necessariamente connesso al contesto pandemico e alle disposizioni di settore che prevedono l’utilizzo del video colloquio per i detenuti fino al 31 dicembre 2022». Ma non «potrà produrre effetti oltre tale data».
I detenuti in regime di carcere duro sono sottoposti a particolari restrizioni.

Sono rinchiusi in istituti dedicati soltanto a loro o comunque in sezioni separate dal resto della struttura.

Il regime di carcere duro

La cella è perciò singola e contiene solamente un letto, un tavolo ed una sedia inchiodata a terra. È’ impossibile ogni forma di privacy poiché il carcerato è sorvegliato dalla polizia penitenziaria 24 ore su 24 e i contatti con le guardie carcerarie sono ridotti al minimo indispensabile. le visite sono ridotte nel numero di una al mese e della lunghezza di un’ora, in luoghi attrezzati all’impedimento di passaggi di oggetti e senza possibilità di contatto fisico. Vi è l’obbligo del vetro divisorio che può essere evitato su decisione del giudice, ma soltanto in presenza di minori di 12 anni (sei sono i colloqui mensili per i detenuti “comuni” e senza barriere divisorie).

I colloqui sono, inoltre, possibili solo con familiari e conviventi (salvo casistiche eccezionali). Infine ai carcerati è concessa una sola telefonata al mese. Con la pandemia si è posto il problema degli spostamenti, considerato il divieto di recarsi dall’una all’altra regione e per alcuni periodi anche dall’uno all’altro comune. I video-colloqui sono concessi in casi eccezionali, e le restrizioni effettivamente lo erano: «un oggettivo impedimento al colloquio in presenza» cessato alla fine dell’anno.

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