Salento, lavoro sicuro come cuochi e camerieri, ma le iscrizioni agli Alberghieri scendono ancora

Salento, lavoro sicuro come cuochi e camerieri, ma le iscrizioni agli Alberghieri scendono ancora
di Maddalena MONGIò
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Sabato 28 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:29

Mancano chef, camerieri e addetti ai servizi turistici, ma le iscrizioni agli Alberghieri non decollano. Anzi. È il paradosso del Salento: c’è domanda di lavoro in un settore che macina record, ma i ragazzi salentini preferisco guardare ai licei con i Professionali che registrano un nuovo calo. Si viaggia intorno al 2-3 per cento, con punte (in negativo) del 5 per cento. Con buona pace di chi predica l’incrocio tra formazione e necessità di assunzioni. Una forbice che rischia di allargarsi ancora di più, come dicono i dati dell’ultimo rapporto Excelsior sulle assunzioni: il 22 per cento del personale richiesto, nel comparto, non è reperibile.

L'analisi di contesto


Un passo indietro. Turismo e ristorazione in apnea per la difficoltà di reperire figure professionali qualificate al punto che il fuoco incrociato tra imprenditori del settore e scuole professionalizzanti ha animato l’avvio della stagione turistica con scambio di reciproche reprimende. E così, tirando le somme di una stagione estiva che sta per finire e che ha portato affari d’oro al comparto, quello del turismo, mortificato dal Covid, il preside dell’Alberghiero di Santa Cesarea Terme, Paolo Aprile, rimette al centro del campo la palla e lancia la sfida: «Dico alla politica che bisognerebbe collegare il Reddito di cittadinanza alla frequenza di corsi serali professionalizzanti erogati dalle scuole pubbliche.

E invito gli imprenditori, quelli della ristorazione in particolare, a prendere la rincorsa da subito per farsi trovare pronti il prossimo anno. Se vogliono formare, fidelizzare e assicurarsi personale adeguato in numero e qualità per la prossima stagione, possono caldeggiarne l’iscrizione ai corsi serali gratuiti». 


L’offerta è lunga: l’Alberghiero di Santa Cesarea è l’unico che copre tutte le branche - Cucina, Pasticceria, Sala/Bar e Accoglienza - ma anche altri istituti hanno sezioni serali. «Quest’opportunità - aggiunge Aprile - toglie agli imprenditori ogni alibi. Potrebbero, a costi bassissimi da scuola pubblica, formare il maître, il cuoco, il pasticcere e il receptionist di cui hanno e ancor più avranno bisogno, con tutti i sacri crismi, magari seguendo e agevolando il percorso formativo, se effettivamente ci tengono alla qualità. Sarebbe un bel modo, istituzionale, civile, lineare, semplice, per rispondere alla crisi e alla carenza di personale, facendo crescere le persone e il territorio, munendo il lavoratori della formazione e del titolo che magari non possedevano ancora». 
Il calo costante delle iscrizioni nei Professionali salentini è una costante a fronte, invece, della crescita dei licei di oltre 2 per cento. Potrebbero risultare percentuali risibili se non fosse che i licei salentini attraggono il 60,6 per cento dei nuovi studenti (la percentuale è relativa all’anno scolastico 2021/2022), mentre i Professionali soltanto il 10,7 per cento.
Un calo a favore dei licei rende ancora più macroscopica la carenza di personale: posizione condivisa dal preside dell’Alberghiero Presta-Columella di Lecce, Salvatore Fasano. «Il problema sono i licei specializzati – afferma il dirigente - che sono stati previsti dalla riforma Moratti: pur essendo stata bocciata i vari governi che si sono succeduti, alla finale è stata penalizzata l’istruzione professionale e questo è un danno. Si sta distruggendo l’istruzione professionale che, voglio sottolineare, accoglie anche i diversamente abili dandogli l’opportunità di una formazione di qualità. C’è uno stigma sociale, ad esempio, verso gli Alberghieri ritenuti scuole per gli alunni meno meritevole, un pregiudizio che penalizza il talento dei ragazzi e delle ragazze». 
E sul calo di iscrizioni anche Aprile punta il dito dando uno spaccato delle conseguenze occupazionali nel settore della ristorazione: «A giugno ho ricevuto un profluvio di richieste disperate da parte di tutti i ristoratori per trovare un aiutante cuoco, un ragazzo bravo di sala. Molti operatori, anche bravi e onesti, mi hanno confessato di aver dovuto ridurre la loro capacità produttiva, ad esempio i coperti gestibili, per carenza di personale. In realtà, la base operativa si è ristretta a causa del minore numero di persone che frequentano gli alberghieri rispetto a qualche anno fa, della moda inutile e deleteria di iscrivere i ragazzi ai licei, con successivo pentimento e del dato di fatto del Reddito di cittadinanza che ha spinto alcuni a non prendere in considerazione il lavoro duro a fronte della più comoda condizione di percettore atrofico di elargizione statale. In qualche caso il genitore beneficiario ha anche impedito al figlio/a di andare a lavorare per evitare di perdere i requisiti per il beneficio». 
E, infine, la bordata finale sempre da parte dello stesso Aprile: «Quanto rende al datore di lavoro un ottimo lavoratore ben formato? Cosa osta e costa a investire sulla sua formazione e sulla sua crescita? Direi nulla. Direi che l’ottica non è quella del costo, ma quella dell’investimento più sano sul personale». Accanto a questa scelta c’è, poi, quella delle famiglie dei ragazzi, che, se volessero il bene dei loro figli, sceglierebbero scuole con concrete possibilità di sviluppo professionale».

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