Prostituzione, insospettabili clienti per un maxi-giro di squillo: rinvio a giudizio per 11

Prostituzione, insospettabili clienti per un maxi-giro di squillo: rinvio a giudizio per 11
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Mercoledì 30 Marzo 2022, 11:53 - Ultimo aggiornamento: 31 Marzo, 14:40

Maxi giro di prostituzione per clienti insospettabili tra Lecce e provincia: chiesto il rinvio a giudizio per 11 imputati che dovranno rispondere, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. 

I nomi

Giovanni Lepore, inteso “Pamela”, 58 anni, di Lecce; Simone Mastrolia, 44, di Sternatia; Antonio Martiriggiano, 26 anni, di Lecce; Fernando Miglietta, 50, di Trepuzzi; Viviana Serli, 52, di Lecce; Luigi Tunno, 56, di Taviano; Massimo Mazzotta, 62, di Lecce; Alessandro Tafuro, 39 anni, di Lecce; Hamid Badraoui, 34 anni, residente ad Aradeo; Mohammed Arbi Amri, 27 anni di origini tunisine ma residente a Trepuzzi; Anna Luigia Ghione, 53 anni, di Trepuzzi.

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Le indagini

Le indagini, partite alcuni anni fa, hanno portato gli inquirenti alla scoperta di una vera e propria organizzazione ramificata tra la città capoluogo e vari Comuni dell’hinterland, nell’ambito della quale venivano reclutate e sfruttate donne e transessuali per lo più provenienti dai Paesi del Sud America.

Il fascicolo porta la firma del sostituto procuratore Francesca Miglietta. Nel registro degli indagati per associazione a delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione erano finiti gli 11 indagati.

Un’organizzazione “a luci rosse” ben strutturata sull’asse Lecce-Taviano. Con ruoli e compiti definiti per ciascuno dei suoi componenti. Alcuni dei presunti protettori, tra l’altro, erano degli insospettabili, persone per bene che svolgevano altri lavori. Tra loro anche una donna che di giorno era una normale casalinga. Tra i clienti, invece, c’erano anche professionisti che, di tanto in tanto, si concedevano una scappatella. Secondo l’accusa, Lepore, Mastrolia, Martiriggiano e Miglietta avrebbero organizzato una vera e propria associazione, reclutando e sfruttando donne e transessuali di varia nazionalità.

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L’attività di meretricio si sarebbe svolta fino al dicembre del 2016, in appartamenti presi in affitto e ubicati sia a Lecce che a 
Taviano. Ed i proventi dell’attività di prostituzione venivano in gran parte incassati dai promotori dell’organizzazione a delinquere. In particolare dalle indagini è emerso che Lepore e Martiriggiano, per agevolare e sfruttare la prostituzione di un numero indeterminato di donne e transessuali, avevano preso in locazione alcuni appartamenti nella città capoluogo (uno in via XX Settembre, un altro in via Presta) o a Taviano (in questo caso ubicato in via Don Luigi Sturzo), al fine di consentirvi l’esercizio della prostituzione, individuando le zone e i posti pubblici dove condurre le donne impartendo loro disposizioni sugli orari e sui giorni per l’esercizio dell’attività di prostitute. In due si sarebbero occupati di accompagnare le ragazze dove le stesse si prostituivano, controllandone la presenza e gestendone gli appuntamenti oltre che conducendo in locazione appartamenti (a Lecce, in via Di Vereto e via Gidiuli). Gli indagati, con la loro attività, avrebbero anche agevolato le operazioni di ricerca dei clienti, controllando donne e transessuali in modo costante e continuo durante lo svolgimento dell’attività che avrebbe consentito un giro di denaro consistente.

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Inoltre, sempre secondo gli inquirenti, quattro degli indagati in concorso tra loro, avrebbero violato le disposizioni contro l’immigrazione clandestina, simulando un matrimonio combinato tra un cittadino tunisino ed una donna di nazionalità italiana residente a Trepuzzi, al fine di favorire la permanenza in Italia dell’uomo, dietro compenso di una somma di denaro. Gli indagati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Silvio Caroli, Giorgio Caroli e Giuseppe Gatti.

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