Salento, così il dissesto idrogeologico cambia il territorio. L'esperto: «Per anni senza manutenzione. Così i canali diventano un rischio»

Salento, così il dissesto idrogeologico cambia il territorio. L'esperto: «Per anni senza manutenzione. Così i canali diventano un rischio»
di Maurizio TARANTINO
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Martedì 23 Novembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:02

La mancata manutenzione, dopo decenni di urbanizzazione selvaggia e di cementificazione è tra le cause principali degli sconvolgimenti del territorio. Il caso di porto Badisco, con la cancellazione della spiaggetta, resta emblematico come spiega Paolo Sansò, docente di Geologia all’Università del Salento. «Quando si verificano fenomeni estremi dove l’uomo ha realizzato le sue opere - puntualizza -, senza più intervenire, è facile che si verifichino danni notevoli. Nel caso di Badisco si tratta di un canale che finiva prima della discesa a mare, nato per mitigare gli effetti delle acque meteoriche e realizzato dopo l’alluvione che colpì la zona di Minervino e Uggiano nel 1957. Poi per anni non si è fatto nulla, fino allo scorso 18 novembre».
Dalle indagini recenti, la forza dell’acqua è stata ingrandita dalla presenza di fattori di ostruzione come pietre, alberi, macchia mediterranea aumentata nel corso dei decenni. «La crescita urbana, l’abbandono delle campagne - continua Sansò - è un fenomeno che ha avuto una costante accelerazione nel secolo scorso. E questo banalmente non ha fatto altro che aumentare le superfici impermeabili con asfalto e catrame. Se arrivano le cosiddette bombe d’acqua, gli inghiottitoi naturali non ce la fanno e la violenza degli elementi ha il sopravvento».

Gli interventi antropici


Nel Salento sono diversi gli interventi antropici che hanno cancellato le condizioni naturali di sversamento. Il canale più importante del Salento è il torrente Asso che si estende per oltre 250 chilometri passando per una quindicina di comuni della provincia di Lecce. Nasce tra Collepasso e Cutrofiano e raccoglie, durante il suo percorso, altri corsi d’acqua tra Galatina, Galatone e Nardò, dove esiste il suo recapito finale, rappresentato da un sistema di inghiottitoi carsici (tra le altre, la vora Colucce e la vora Parlatano). Dal secolo scorso è, in buona parte, un canale artificiale con l’impermeabilizzazione delle sponde e il collettamento delle fognature pluviali urbane. Proprio la Vora Colucce a Nardò fu oggetto di ripulitura sia nel 2000 che nel 2013. Durante il lavoro di disostruzione da parte del Consorzio di Bonifica Arneo, furono trovati materiali ferrosi, teli in plastica, detriti di varia natura, trascinati dalle acque che confluiscono nell’inghiottitoio. 
«Alla fine dell’Ottocento - racconta Sansò - le acque stagnanti potevano raggiungere anche una estensione di circa 15 mila ettari nella zona compresa tra Cutrofiano e Supersano, fino a Campi Salentina, Novoli e Veglie.

Tanto da formare laghi temporanei tra cui il più noto tra questi è la palude o stagno di Sombrino bonificato nel 1858 per evitare la malaria. A Maglie c’è stato uno dei più importanti interventi nell’area urbanizzata che presenta quattro inghiottitoi carsici: fu realizzata una canalizzazione scoperta per il convogliamento delle acque in profondità e venne formata addirittura una squadra di cottimisti per la pulizia della canalizzazione». 

Le paludi di Copertino


Un altro intervento di bonifica idraulica ben documentato è quello che ha interessato le “paludi” a ovest del centro urbano di Copertino denominate Vora Grande e Vora Piccola. Queste aree furono bonificate completamente solo dopo il 1926 grazie agli interventi del Consorzio di Bonifica Arneo che ad oggi comprende 48 comuni tra Lecce, Brindisi e Taranto. Tra i primi anni del 1900 e gli anni ’70 del secolo scorso in tutti gli inghiottitoi carsici più importanti della Provincia di Lecce diversi enti (Consorzi di Bonifica, Genio Civile, l’Acquedotto Pugliese, le amministrazioni Comunali) hanno realizzato interventi analoghi a quelli eseguiti a Maglie o a Copertino. Si è cercato di aumentare le capacità di assorbimento degli inghiottitoi ma con risultati modesti. E la pulizia che potrebbe limitare i danni resta una chimera.

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