Impianto di compostaggio a Lecce, la rivolta dei comuni vicini e la sfida di Salvemini: «Proponete altri siti»

Impianto di compostaggio a Lecce, la rivolta dei comuni vicini e la sfida di Salvemini: «Proponete altri siti»
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Venerdì 14 Maggio 2021, 17:00

Una replica secca ai sindaci del nord Salento, in difesa del lavoro dell'amministrazione, e l'invito a individuare un'area condivisa: «Sito scelto in maniera trasparente, ma siamo pronti a soluzioni alternative. L'obiettivo è la realizzazione dell'impianto che consentirà un risparmio per i cittadini».
È la posizione del sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, che, dopo le polemiche dei giorni scorsi a seguito della scelta del Comune di candidare Masseria Ghetta come sito per realizzare un impianto pubblico di compostaggio, rompe il silenzio e difende l'operato della sua squadra di governo: «La polemica che alcuni hanno voluto sollevare per me è incomprensibile: perché Lecce ha agito sul mandato dei Comuni del Nord Salento; perché da sindaco ho condiviso con gli altri miei colleghi la trasmissione degli atti a Bari; e perché tutti gli atti prodotti sono pubblici, liberamente consultabili e non ci sono atti formali di decisione di alcunché».

La protesta di Surbo e Trepuzzi


Parole che aprono a un nuovo capitolo sull'individuazione del terreno in cui realizzare un impianto per la trasformazione della frazione organica di rifiuti. Qualche giorno fa Palazzo Carafa aveva annunciato di aver candidato l'area di Masseria Ghetta, situata in territorio di Lecce ma fra i centri abitati di Surbo e Trepuzzi, come località per accogliere il futuro impianto per la gestione delle Forsu.

Un annuncio che aveva scatenato le proteste dei sindaci del nord Salento, Ronny Trio (Surbo) e Giuseppe Taurino (Trepuzzi): entrambi schierati per il no ad un sito considerato troppo a ridosso dei loro centri abitati e pronti a bacchettare Lecce sulla mancata «condivisone della scelta». Nel mezzo della diatriba anche l'intervento del direttore dell'Agenzia regionale dei rifiuti, Gianfranco Grandaliano: «Nessuna decisione definitiva è stata presa. Spetta alla Regione fare valutazioni tecniche per verificare se il sito indicato sia compatibile a ospitare l'impianto, ma a sceglierlo è stato il Comune e non la nostra struttura».

La sfida del capoluogo


Ora, dopo i giorni dello scontro, è Salvemini ad uscire allo scoperto: «Lecce si è incaricata, alla luce del sole, con atti che sono pubblici e disponibili, di predisporre uno studio sui criteri localizzativi dell'impianto nel proprio territorio. Gli esiti di questo lavoro, prima della trasmissione a Bari, sono stati presentati in un incontro alla presenza del direttore dell'Ager, Grandaliano, e dei rappresentanti dei Comuni del nord Salento, durante il quale è stato ribadito l'invito a verificare che ci potessero essere altri siti all'interno della cintura dei Comuni del Nord Salento. I Comuni del Nord Salento hanno svolto un loro lavoro istruttorio che, a quanto so, e a quanto conferma il direttore dell'Ager Grandaliano, non ha prodotto alcun esito perché non ci sono altre proposte formalizzate».
Polemiche incomprensibili per Salvemini che rilancia, e invita i colleghi sindaci a proporre soluzioni alternative: «Il mio obiettivo è garantire nel nostro territorio un impianto di compostaggio che consentirà ai cittadini un notevole risparmio sui costi di trattamento e trasporto. Se i Comuni del Nord Salento hanno una proposta diversa che agiscano immediatamente, interloquiscano con la Regione Puglia, che al momento non ha ancora emesso alcun atto conclusivo. Si è ancora in tempo. Mettiamo la Regione nelle condizioni di scegliere tra le migliori opzioni sul tavolo».
A condividere la linea di Salvemini è il capogruppo di Civica, Sergio Della Giorgia: «Impianto necessario per abbattere la Tari ma il sito indicato è una proposta che la Regione valuterà». Di diverso avviso il consigliere comunale M5S, Arturo Baglivo, favorevole alla realizzazione dell'impianto che, però, deve passare attraverso un iter condiviso con l'assise: «L'indicazione è stata presa senza tenere in considerazione il consiglio comunale, la società civile, le aziende, le associazioni e i Comuni limitrofi. Un atteggiamento contrario all'idea di partecipazione. Sediamoci intorno a un tavolo e decidiamo insieme dove farlo». La conferma di quanto la scelta rischi di essere, almeno per ora, divisiva.

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