«Nel Salento poche competenze e infrastrutture. La zona industriale è priva di spazi. Valutiamo di traslocare al Nord»: parla il titolare di Deghi

«Nel Salento poche competenze e infrastrutture. La zona industriale è priva di spazi. Valutiamo di traslocare al Nord»: parla il titolare di Deghi
di Pierpaolo SPADA
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Mercoledì 28 Luglio 2021, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 29 Luglio, 09:07

Il Premio Negozio Web 2019/2020 l'aveva resa celebre ben oltre i confini regionali. Ma l'era Covid ne ha determinato l'exploit in termini di volumi movimentati e fatturato. Ma è davvero tutta e sola colpa del successo se a Deghi spa adesso il Salento comincia ad andare stretto? Alberto Paglialunga, 41enne amministratore dell'azienda, parla di spazi e di disponibilità. Da Novoli alla zona di San Cesario bypassando il capoluogo Lecce.
Paglialunga, cosa la spinge sempre più lontano da Lecce e dalla zona industriale?
«Stiamo investendo a San Cesario, recuperando vecchi immobili in disuso, perché nella zona industriale di Lecce non riusciamo a trovare lotti disponibili e compatibili con il nostro business. E questo sta diventando un problema perché i volumi del fatturato aumentano e abbiamo sempre più bisogno di nuovi spazi».
Sta pensando di spostare i suoi insediamenti?
«Cinque anni fa abbiamo iniziato da Novoli, dove sono nato e ho fondato Deghi. Non c'era più spazio per svolgere l'attività, per immagazzinare tutta la merce da spedire e movimentarla. Non mi sarebbe bastato comprare il paese, comprese le chiese, per rimanere a produrre nel mio comune. Era il 2016 e optammo per la nuova sede sulla Lecce-San Cesario. Ma, adesso, stiamo rapidamente tornando a sbattere contro lo stesso problema. Ci troviamo costretti a valutare la possibilità di spostarci in altri agglomerati industriali. E non possono essere certo quelli salentini visto è già difficoltoso muoversi da qui».
Brindisi, Taranto, Bari: dove vi trasferireste?
«No, no. A questo punto sarebbe più funzionale spostarci e assumere al Nord».
Ci state già lavorando?
«Sì, stiamo analizzando un paio di situazioni, ma solo per quanto riguarda la logistica. Si tratterebbe di una scelta molto sofferta per me perché mi sento profondamente legato a questo territorio. Il problema è che la zona industriale di Lecce non è nemmeno infrastrutturata per la logistica. E, certo, la riattivazione dello Scalo merci di Surbo non risolverebbe il problema per le spedizioni di grosse quantità di merce».
Eppure, fino a due anni fa, proprio lei lanciava appelli alle imprese del territorio e alla politica per un impegno comune che conducesse alla riapertura dello Scalo di Surbo. E ora che la piattaforma logistica sta per esser messa in vendita da Rfi con bando pubblico, lei si dichiara non più interessato?
«È così. Per come si sta strutturando l'idea di riabilitarlo, lo Scalo di Surbo non rientra più nei nostri piani. Ma non ho intenzione di polemizzare con nessuno e mi riferisco a tutte le figure che si stanno spendendo per questo progetto. Dico solo che lo Scalo di Surbo e l'eventuale autostrada viaggiante non rispondono al nostro modello di business. Per Deghi non c'è opportunità economica. Punto».
Dunque, nell'era dell'intermodale, lei sostiene di preferire la gomma?
«Per ora preferiamo affidarci ancora ai corrieri privati. L'idea, però, è quella di allestire una flotta con mezzi a marchio Deghi, come quelli che attualmente riusciamo a far circolare nel Salento. Vogliamo continuare a strutturare l'azienda e la sua organizzazione in base al suo modello gestionale e di business. Analogamente, stiamo agendo sul versante della formazione».
Non sono adeguate le competenze che reperite sul territorio?
«Guardi, nel territorio salentino le competenze non esistono affatto. Siamo stati noi a portare nel Salento l'e-commerce, quindi solo noi siamo in grado di formare continuamente tutti coloro che lavorano in Deghi o avranno intenzione di farlo».
È anche per questa ragione che vi stimola l'idea di spostarvi al Nord?
«Al Nord il settore, e penso alla logistica, è più sviluppato, le infrastrutture non mancano e Deghi sarebbe più vicina al cuore dell'Europa.

Ma anche in quel caso saremmo noi a formare i nostri dipendenti perché il nostro modello è studiato su misura, dallo stile agli imballaggi. Ed è di Deghi il valore aggiunto».

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