Salento, colpì imprenditore alla testa: in carcere per sbaglio, ma la condanna non è definitiva

La Corte di Cassazione
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Venerdì 22 Aprile 2022, 16:18 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 18:18

E' tornato libero questa mattina Orazio Preite, 37 anni, di Taurisano, finito in carcere il 29 ottobre dell'anno scorso sul presupposto che fosse diventata definitiva la sentenza della Corte d'Appello di Lecce che ha confermato la condanna a 15 anni di reclusione con l'accusa di tentato omicidio dell'imprenditore balneare Andrea Gallone, 46 anni, di Castrignano dei Greci, colpito alla testa da Preite - le indagini e due gradi di giudizio hanno detto questo - con il cric della sua Bmw nelle prime ore dell'1 aprile del 2012 sul piazzale di una discoteca di Maglie.

«Giustizia ai tempi della pandemia, corto circuito»

Libero, Orazio Preite,  perchè  la difesa non è stata messa nelle condizioni di impugnare quella sentenza. Un corto circuito nella riorganizzazione della giustizia durante la pandemia, ha spiegato l'avvocato difensore Mario Coppola: «Al front office della cancelleria della Corte d'Appello la sentenza non è risultata depositata tutte le volte che abbiamo chiesto informazioni a voce, con mail, pec e messaggi.  Invece il deposito c'era stato, i termini per l'impugnazione sono decorsi e per questo è stato emesso l'ordine di carcerazione».

L'ordinanza della Cassazione

Ad annullare questa procedura sono stati i giudici della prima sezione della Corte di Cassazione copn una ordinanza che riapre i termini per impugnare la sentenza d'appello: «Che dichiara non esecutiva. Revoca per efeftto l'ordine di esecuzione della predetta sentenza, disponendo la immediata scarcerazione di Orazio Preite se non detenuto per altra causa». Disposta la trasmissione di questo provvedimento alla Corte d'Appello di Lecce perchè trasmetta alla trasmissionen dell'impugnazione, nonchè al procuratore generale della Corte di Cassazione ed al procuratore della Repubblica del Tribunale di Lecce.

Il processo

Nel merito del processo, la sentenza del 12 marzo dell'anno scorso della Corte d'Appello di Lecce non aveva concesso sconti ad Orazio Preite che rispondeva di tentato omicidio aggravato dai futili motivi in quanto - stando alle  indagini dei carabinieri della compagnia di Maglie e al racconto dei testimoni - fu proprio lui a imbracciare il cric ed a colpire materialmente l’imprenditore in testa, causandogli danni permanenti che hanno ridotto le sue capacità lavorative del 67%. Confermata anche la condanna a 4 mesi di reclusione per Mirko Rizzello, 34enne di Ugento, ritenuto uno dei fiancheggiatori di Gallone, così come è stato confermato il risarcimento di 50mila euro per l’imprenditore e di 30mila euro per le figlie e per i suoi genitori, tutti assistiti dagli avvocati Luigi, Alberto e Arcangelo Corvaglia.

L'aggressione

L’aggressione avvenne nella notte tra il 31 marzo e l’1 aprile del 2012 nel piazzale adibito a parcheggio di un locale notturno di Maglie. Gallone aveva trascorso la serata in discoteca in compagnia della moglie, della sorella e di alcuni amici, perché quella sera si festeggiava un compleanno. Era stata una serata come tante, ma quello che accadde nel parcheggio avrebbe cambiato per sempre la vita di Andrea Gallone. Prima di andare via, infatti, la comitiva si è imbattuta in un gruppo di ragazzi che stavano discutendo animatamente. La situazione si era riscaldata pericolosamente, tanto da trasformarsi in rissa. Così Gallone intervenne per separarli, anche temendo che potessero danneggiare la sua auto, che era parcheggiata proprio lì vicino.
La rissa, effettivamente, terminò.

Ma una delle persone presenti - poi riconosciuta da Gallone e da un altro testimone proprio come Orazio Preite -  andò verso la sua auto, aprì il portabagagli ed astrasse il cric, con il quale colpì violentemente alla testa Gallone che perse subito conoscenza. A quel punto, la comitiva fece perdere le  tracce lasciando parenti e amici dell’uomo ferito nella disperazione. Gallone fu condotto  a sirene spiegate in ospedale, al Vito Fazzi di Lecce, dove subì una delicata operazione, si risvegliò solo dopo tre giorni con lesioni permanenti e non riacquistò mai completamente tutte le sue capacità fisiche.

Nuova condanna: colpi di spranga

Altro processo, altra storia: il 2 marzo scorso Orazio Preite è stato condannato in primo grado a quattro anni e quattro mesi di reclusione con l'accusa di avere aggredito il 5 dicembre 2016 un automobilista con una sbarra di ferro lunga 70 centimetri durante un litigio su chi avesse la precedenza. Tre anni e mezzo di reclusione erano stati invocati dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Giorgia Villa, con l'esclusione dell'aggravante del metodo mafioso contestata nel capo di imputazione: «In quanto l’azione veniva perpetrata con i caratteri propri dell’intimidazione derivante dall’organizzazione criminale e con modalità tali da esercitare oggettivamente una coartazione psicologica sulla vittima e sulle altre persone presenti, inducendole a non denunciare l’accaduto, nonché ad evitare in futuro comportamenti simili a quelli tenuti dalla vittima. E invero gli indagati - era questa la tesi della Procura che non ha trovato poi riscontro nel dibattimento in aula - agivano con sfrontatezza, a viso scoperto e, volutamente, in un luogo pubblico, nell’intento di impartire una “lezione pubblica"».

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