Salento, guerra e inflazione: disinvestiti 268 milioni di euro

Salento, guerra e inflazione: disinvestiti 268 milioni di euro
di Pierpaolo SPADA
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Domenica 8 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:38

Con il rischio di recessione e con una visibilità a dir poco limitata sui mercati insidiati da inflazione, conflitto e pandemia, meglio evitare slanci e tener fermi i soldi. Ragionano più o meno così i salentini. Risultato: 268 milioni di euro risparmiati negli ultimi 3 anni. L’Osservatorio economico Aforisma, che ha elaborato il dato, preferisce parlare di «disinvestimento o svalutazione». 

La congiuntura economica

E così quella che fino a poco tempo fa era considerata una virtù, nel contesto contemporaneo, si trasforma a qualcosa di simile a una zavorra.

E a ben vedere è tutto il Paese, in questa fase, ad alimentarla. Da un punto di vista finanziario, tale orientamento sta determinando notevoli passi indietro. Si riduce dunque la raccolta indiretta delle banche, vale a dire l’attività di investimento e di distribuzione di titoli, fondi comuni, prodotti assicurativi, svolta da una banca per conto terzi. Si calcola che sui correnti della provincia di Lecce sia presente liquidità ferma per 15 miliardi 474 milioni di euro, quasi 3 in più rispetto a quella rilevata tre anni fa. Si potrebbe pertanto ben dire che i salentini stanno risparmiando un miliardo di euro in più all’anno. Aforisma sostiene che la minore propensione al rischio, la perdita di valore di alcuni strumenti finanziari, a causa dei rendimenti negativi e non solo, abbiano trasformato tanti ex investitori in un esercito di formiche. E proprio a proposito di raccolta indiretta delle banche, il responsabile dell’Osservatorio, Davide Stasi, offre il dato che quantifica l’impatto della dinamica appena descritta: la raccolta indiretta degli operatori finanziari che operano a Lecce e provincia, dal 31 dicembre 2019 al 30 settembre 2022, è scesa da 3 miliardi 684 milioni (3.683.993.000) a 3 miliardi 416 milioni (3.416.198.000), considerata in base al «fair value», cioè al prezzo di mercato. Pari ad un tasso negativo del 7,3 per cento». Stiamo toccando il fondo?

Toccato il fondo? Forse no

Probabilmente no. Ma solo per il fatto di averlo già toccato. Il punto più basso il Salento lo ha raggiunto, infatti, nel primo trimestre 2020 sotto i colpi della pandemia, quando era diventato impossibile non solo spendere ma anche uscire di casa: «In appena tre mesi - racconta Stasi - svanirono ben 423 milioni di euro (la raccolta indiretta era di 3.261.257): -11,5 per cento». E stiamo parlando delle sole tasche dei clienti residenti in provincia di Lecce. Più in dettaglio, il valore dei titoli a custodia (come, ad esempio, le azioni) è sceso da 3,1 miliardi di euro a 2,9, mentre il valore dei titoli in gestione (come i fondi comuni), da 341 milioni di euro a 302. Se questi sono i presupposti, non dovrebbero sorprendere le previsioni che l’Osservatorio economico traccia: «L’approvazione dei bilanci bancari, alla data del 31 dicembre 2022, che avverrà ad aprile - dice Stasi -, dovrebbe confermare questo trend negativo della raccolta indiretta. Le crisi bancarie e non solo hanno cambiato profondamente l’approccio dei salentini verso la finanza. Quanto accaduto negli ultimi anni, con il crescente intervento dello Stato, ha segnato la vita di tanti piccoli risparmiatori. In tanti si sono trovati coinvolti in operazioni di azzeramento del valore delle azioni acquistate o delle obbligazioni sottoscritte. 

Le perdite non sono tutte uguali

Le perdite non sono tutte uguali: c’è chi ha perso definitivamente il proprio capitale e chi, invece, aspetta e spera in un risarcimento». È consuetudine tra gli analisti associare un atteggiamento eccessivamente prudenziale a possibili perdite di profitto e soprattutto a uno scarso contributo alla crescita del Paese e del suo sistema produttivo, «in quanto le imprese si finanziano grazie ai mercati finanziari», osserva Stasi. Che sottolinea poi quanto la maggiore liquidità sia anche una conseguenza delle misure restrittive imposte al fine di contenere la diffusione delle varianti del nuovo coronavirus. «Ora, però - riflette in conclusione - è probabile attendersi un rallentamento della raccolta bancaria e postale, a causa della crisi energetica e dell’aumento dei prezzi al consumo».

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