Salento, artigiani premiati come “Maestri d'opera ed esperienza”: «A 6 anni la mattina a scuola, il pomeriggio in bottega». Tutte le storie

Salento, artigiani premiati come “Maestri d'opera ed esperienza”: «A 6 anni la mattina a scuola, il pomeriggio in bottega». Tutte le storie
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Sabato 2 Ottobre 2021, 18:27 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 10:26

Hanno iniziato a lavorare da piccoli, quando «dopo la scuola frequentavamo le botteghe dei maestri per aiutare le nostre famiglie» e poi col tempo «abbiamo cercato di trasmettere il nostro sapere ai ragazzi di oggi». 

È la voce degli artigiani  del Salento che questa mattina sono stati premiati come “Maestri d’opera e di esperienza” durante la “Festa del Socio” organizzata ogni anno da Anap, Associazione Nazionale Anziani Pensionati di Confartigianato Imprese Lecce per riunire i membri dell’associazione che rappresenta, difende e promuove gli interessi dei pensionati. 

«Come ogni anno ci siamo riuniti non solo per fare squadra e condividere un momento di festa tra noi soci, ma anche per premiare gli artigiani che negli anni si sono distinti in campo artigianale e per il lavoro svolto come maestri, avvicinando i giovani agli antichi mestieri – ha spiegato il presidente di Anap Lecce, Carmelo Isola -. La premiazione ricade in occasione della giornata dedicata ai nonni che sono da sempre un modello per le giovani generazioni». 

La cerimonia si è svolta presso la Basilica di San Domenico Savio a Lecce. Presente anche il prefetto di Lecce Maria Rosa Trio: «Sono felice di essere presente alla Festa del Socio organizzata proprio nella giornata dedicata ai nonni. Nei miei ricordi la casa dei nonni rappresentata un luogo da fiaba perché si potevano fare cose vietate a casa dei genitori. Crescere con questi punti di riferimento è importante per i giovani soprattutto in un momento storico in cui tutti i valori sono annullati. I ragazzi hanno bisogno della vostra presenza e dei vostri insegnamenti perché solo così possono intraprendere strade giuste. Siete un modello per le generazioni futuri». 

«Come associazione portiamo avanti i valori dell’imprenditoria, ma anche quelli della famiglia – aggiunge Emanuela Aprile, segretario provinciale di Confartigianato Lecce -. Un artigiano è un tassello importante per la comunità perché è in grado di trasferire conoscenze uniche così come i nonni trasmettono esperienze.

Un doppio ruolo che non può essere dimenticato, ma anzi va premiato». 

Dopo la celebrazione della Santa Messa, officiata da monsignor Nicola Macculi, sono stati conferiti gli attestati di “Maestri d’Opera e d’Esperienza” a 6 artigiani per la professionalità e serietà con cui hanno portato avanti la loro attività nel settore artigianale, rappresentando un punto di riferimento per le nuove generazioni di artigiani.  

 

 

Le storie

Tra questi Franco Bottazzo, 63 anni di Nardò, serramentista. «Ho iniziato giovanissimo, a 15 anni. Il lavoro è venuto un po’ per caso come si usava un tempo. Cercavi di imparare un mestiere facendoti guidare da un maestro. Se ti piaceva andavi avanti, altrimenti cambiavi. Io mi sono appassionato subito a questo lavoro e dopo anni di gavetta ho avviato una attività tutta mia. È un mestiere che mi ha portato tante soddisfazioni. Le difficoltà sono state tante, ma si è sempre cercato di superarle, giorno per giorno». 

Premiato anche Giovanni Giangreco, 71 anni di Specchia, piastrellista e intonacatore.  «Ho cominciato come facevano tutti quelli della mia età. Dopo la terza media a 15 anni ho iniziato a frequentare la bottega del mio maestro, cercando di imparare tutti i suoi segreti. È un lavoro che ho fatto per passione. L’amore per questo mestiere mi è stato trasmesso da mio padre quindi fa parte del mio Dna. Sono contento perché negli anni ho avuto la fortuna di lavorare con tanti giovani ai quali ho trasmesso il mio sapere. Questo non è un lavoro che si può insegnare come si fa a scuola. Solo lavorando e praticando si impara».

La maggior parte degli artigiani ha imparato il mestiere nelle botteghe, mentre altri si dividevano tra i cantieri. Come Giuseppe Lozupone, 77 anni di Lecce, edile. «Avevo 12 anni quando ho iniziato questo lavoro. Facevo l’intonachista. L’estate, finita la scuola, mio padre mi portava nei cantieri. Davo una mano alla mia famiglia senza mai dimenticare i libri. È stata dura ma questo lavoro mi ha portato tante soddisfazioni. Le mie figlie hanno preso strade diverse però negli anni ho avuto modo di insegnare il mestiere a tanti ragazzi. E questo mi riempie di orgoglio».

Tra gli artigiani salentini c’è chi ha iniziato da bambino, «a soli 6 anni. Al mattino si andava a scuola, al pomeriggio dal maestro in bottega – racconta Fernando Muci, 62 anni di Nardò, falegname -. Praticamente giocavo con il legno e la segatura. Quando sono tornato dal servizio militare ho aperto la mia falegnameria. I miei figli hanno preso strade diverse ma negli anni ho avuto modo di trasmettere il mestiere ad altri ragazzi. Il segreto di questo lavoro? La creatività. Senza creatività non si è falegnami». E poi c’è chi è emigrato per imparare il lavoro. Come Salvatore Surano, 71 anni di Presicce, intonacatore e piastrellista. «Ho iniziato a 16 anni. Sono andato via dal mio paese per andare a lavorare in Svizzera da solo, senza la mia famiglia. Prima ho lavorato in una fabbrica, poi ho iniziato a fare il muratore. Mi sono appassionato subito a questo mestiere. È un lavoro che ho nel sangue. Con questo spirito dopo dieci anni sono tornato a Presicce e ho aperto la mia attività che adesso porta avanti mio figlio. È bello sapere che quello che ho creato rimarrà in famiglia». 

A ricevere l’attestato anche Italo Russo, 63 anni di Lecce, parrucchiere. «Ho sempre avuto la passione per questo mestiere. Fin da piccolo. Avevo l'opportunità di intraprendere un'altra attività ma ho deciso di seguire la mia strada. Ho iniziato a 15 anni facendo l’apprendistato e poi ho aperto il mio negozio. È una lavoro che mi ha dato tante soddisfazioni per due motivi: il contatto con le persone e la creatività. Quando vedi che il cliente è soddisfatto ti senti realizzato e appagato. È un mestiere difficile. Bisogna lavorare molto, soprattutto se si vuole arrivare a un certo livello».  

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