Salento, nomine e consulenze al tribunale fallimentare: 5 arresti. Giudice ai domiciliari: l'inchiesta per corruzione e i nomi

Agli arresti domiciliari anche tre commercialisti e un avvocato

Salento, nomine e consulenze al tribunale fallimentare: 5 arresti della guardia di finanza. Giudice ai domiciliari
Salento, nomine e consulenze al tribunale fallimentare: 5 arresti della guardia di finanza. Giudice ai domiciliari
di Roberta GRASSI
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Lunedì 29 Maggio 2023, 08:43 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 22:21

Arresti vengono eseguiti dal nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Lecce nell'ambito di un'inchiesta della procura di Potenza che ha riguardato ipotesi di reato contro la pubblica amministrazione ruotati attorno alle consulenze concesse dal Tribunale fallimentare. Gli arresti vengono eseguiti anche a Nardò e Gallipoli. Il magistrato Pietro Errede è stato posto agli arresti domiciliari. Gli altri arrestati ai domiciliari sono: Alberto Russi compagno del magistrato, avvocato, e tre commercialisti: Massimo Bellantone, Emanuele Liaci, Marcello Paglialunga. Dieci in tutto gli indagati

Il magistrato 

Nell'ambito dell'indagine un anno fa erano state eseguite perquisizioni. Il giudice Errede (nella foto) ha prestato servizio a Lecce fino a qualche mese fa, poi si è trasferito a Bologna dopo un procedimento (archiviato) per incompatibilità ambientale del Csm.

Altre perquisizioni sono in corso nello studio di commercialisti e professionisti, alcuni dei quali sono stati convocati in caserma per essere interrogati. 

Le indagini 

Le indagini partono da un esposto e poi dalle dichiarazioni rese il 21 settembre 2021 da Saverio Congedo e Michele Macrì, amministratori giudiziari di due imprese al centro di una articolata vicenda, al culmine della quale era stato poi proposto l’inserimento di un “coadiutore”, persona per l’appunto alquanto vicina a Errede. Da qui una serie di ulteriori verifiche. I due denuncianti avrebbero mostrato gli screenshot delle conversazioni whatsapp ai pm di Potenza. Dalle captazioni telefoniche sarebbe poi emerso un quadro che ha portato alla esigenza di compiere perquisizioni. Un intero capitolo della ricostruzione del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Lecce era dedicato alla “collana tennis di brillanti” fornita da un consulente. Si tratterebbe di una «collana tennis di brillanti di particolare valore commerciale, a un prezzo pressoché simbolico». A testimoniare che gli incarichi giudiziari sarebbero stati forniti a fronte di presunti benefit o favori di vario genere. 

La nota della Procura di Potenza

In questo contesto, si legge nella nota della Procura, si accertava, sempre a livello di gravità indiziaria, che presunti intermediari del giudice Errede (in questa vicenda estraneo ai fatti) – in particolare gli indagati Massimo Bellantone (in relazione la quale il Gip ha ritenuto sussistente la contestata forma consumata ) e il compagno del magistrato, l’avvocato Alberto Russi (in relazione al quale li gip ha ritenuto dimostrata l’estorsione tentata e non consumata) – costringevano (all’insaputa di Errede) soggetti privati le cui aziende erano sottoposte ad amministrazione giudiziaria a pagare loro il corrispettivo di 20.000 euro, per un Rolex, in realtà già pagato realmente anche se ad un prezzo vantaggioso, dallo stesso Errede.

La somma, tuttavia, non sarebbe mai stata corrisposta al magistrato. Le indagini – continua la Procura – avrebbero disvelato hanno (a livello di gravità indiziaria e ferma restando la doverosa verifica nelle successive fasi processuali), non solo un abuso delle pubbliche funzioni da parte del giudice Errede, non solo l’approfittamento della condizione di vulnerabilità di soggetti sottoposti ad Amministrazione Giudiziaria in sede di Misure di Prevenzione, ma, anche, un meccanismo di reciproco scambio. Un do ut des fondato – da una parte – sulla assegnazione degli incarichi maggiormente remunerativi da parte del Giudice a vari professionisti (curatori, amministratori/ controllori giudiziari e/o coadiutori) e – dall’altra – sull’ottenimento da parte del giudice di regalie ed altre utilità. Il gip ha inoltre disposto provvedimenti di sequestro preventivo nella forma diretta o per equivalente nei confronti dei medesimi indagati, pari al prezzo del reato ovvero al profitto illecito conseguito.

«In relazione ad ulteriori episodi di corruzione in atti giudiziari e tentata concussione contestati da questo ufficio – sottolinea il Procuratore Capo potentino Francesco Curcio – la procura di Potenza ha motivatamente ritenuto, per ragioni di carattere giuridico o probatorio, di non condividere l’impostazione accusatoria. Tale decisione viene doverosamente rispettata ed è dimostrativa, ancora una volta, della terzietà del giudice. Per tali aspetti, tuttavia, al stessa sta per essere impugnata da parte di questo Ufficio e, quindi, sarà oggetto di appello innanzi al Tribunale del Riesame di Potenza».

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