Salento, 300 lidi a bando. I balneari si riuniscono: «Tutela per queste aziende. Ci batteremo affinché i decreti attuativi riconoscano i nostri diritti»

Salento, 300 lidi a bando. I balneari si riuniscono: «Tutela per queste aziende. Ci batteremo affinché i decreti attuativi riconoscano i nostri diritti»
di Francesco DE PASCALIS
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Giovedì 17 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 14:22

Quasi 300 concessioni andranno a bando nel Salento nel 2024. I conteggi non sono semplici (tanto che lo stesso governo sta tentando una mappatura delle licenze in tutta Italia) ma incrociando i dati della Camera di Commercio (ufficio statistica) e quelli delle amministrazioni comunali sarebbero 281 le licenze concesse agli stabilimenti  balneari in provincia di Lecce. Probabilmente di più, certamente non di meno. Con un numero di addetti, fanno sapere le associazioni, pari a 10mila.

L'intesa in consiglio dei ministri


Concessioni balneari, quindi, a bando dal primo gennaio 2024 con lo sforzo di tutelare le imprese esistenti. Questo, in sintesi, il quadro che emerge dopo l’intesa raggiunta nel recente Consiglio dei ministri che all’unanimità ha dato il via all’emendamento al disegno di legge sulla concorrenza che interviene sulle concessioni balneari. Il governo, una volta approvate le norme all’interno del Ddl sulla concorrenza - avrà “sei mesi per adottare i decreti delegati con le nuove regole per le gare”. Decreti che renderanno effettive (dopo pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale) l’applicazione della nuova normativa.
Tra le novità più importanti quella di valutare, nelle gare, l’esperienza professionale acquisita; la valutazione economica dello stabilimento come fonte principale di reddito nei cinque anni precedenti la messa a bando; la valorizzazione delle gestioni aziendali familiari e soprattutto la previsione di indennizzi per concessionari (a carico delle imprese subentranti) e tutele per il personale impiegato.

Stabilimenti balneari: lidi a gara dal 2024. Il Consiglio dei Ministri approva la riforma delle concessioni

L'assemblea


Un’attività amministrativa non certo facile quella che porterà a queste novità storiche e che come sempre sarà contrassegnata da polemiche e prese di posizione che già coinvolgono i principali attori del mercato: amministratori, balneari, sigle sindacali e consumatori finali. E in effetti già per sabato la Federazione Imprese Demaniali ha organizzato un’assemblea straordinaria alle 15.30 presso il Tiziano. 

I balneari


«Il metodo con cui il governo ha emanato questo decreto non ci piace perché dopo mesi di discussione non c’è stato un lavoro concreto, senza le parti tecniche, senza le Regioni ed i sindacati e ci preoccupa soprattutto perché mancano alcuni elementi fondamentali come la mappatura - spiega Mauro Vanni, presidente nazionale di Confartigianato - Imprese Demaniali che poi rincara -. Il Parlamento dovrà lavorare per riempire di contenuti il decreto e noi ci batteremo affinché i decreti attuativi riconoscano i nostri diritti». 
Pessimista anche la posizione di Cna balneari. «L’emendamento al Ddl Concorrenza, presentato martedì dal Governo, rischia di mandare in liquidazione – a partire dal 1° gennaio 2024 – l’attuale modello balneare italiano, che ha assicurato negli anni un livello di eccellenza e di valorizzazione del territorio costiero».

Si spera che dalla mappatura possa emergere «la disponibilità di aree per nuove iniziative imprenditoriali. Chiediamo al Parlamento il massimo impegno per individuare le soluzioni necessarie alla salvaguardia del settore».

Il fronte politico


Altro fronte caldo è quello della politica. Critica la posizione dei consiglieri regionali di Forza Italia, di svolta storica parla invece l’onorevole Diego De Lorenzis del M5S. «Speriamo di sbagliarci, ma la decisione del Consiglio dei Ministri sui concessionari delle spiagge, così come è, rischia di tradursi in un regalo ai gruppi stranieri – affermano i consiglieri regionali del Gruppo di Forza Italia Stefano Lacatena, Giandiego Gatta, Paride Mazzotta e Vito De Palma -. Non c’è traccia di garanzia che la tanto proclamata tutela della concorrenza non si riveli, nei fatti, come un lasciapassare per le multinazionali con le spalle molto più larghe delle realtà imprenditoriali che in Italia gestiscono i lidi. Siamo d’accordo sulla necessità di chiudere una pagina di decennale incertezza che incombe sui concessionari, che meritano di poter operare e investire con prospettive chiare e siamo ugualmente d’accordo con la tutela delle spiagge libere e della libera accessibilità, ma ci aspettiamo che il governo dia indicazioni precise a tutela di migliaia di piccole imprese che da anni gestiscono le nostre spiagge».


Soddisfatto invece il parlamentare pentastellato De Lorenzis. «L’Italia - spiega - ha imboccato la strada della legalità, della libera impresa e della tutela dei beni comuni. Ci siamo battuti per un principio sacrosanto: le spiagge e gli arenili sono beni pubblici e come tali vanno trattati. Dopo 15 anni, finalmente il Governo mette mano al settore delle concessioni demaniali. Prima le concessioni erano date e rinnovate senza nessun bando pubblico creando un mercato per pochi fortunati, oggi invece si decreta la fine alle dinastie balneari. Chi vuole gestire un’attività imprenditoriale sulle spiagge deve partecipare a una gara trasparente, che porterà più investimenti ed un costo del servizio inferiore, proprio perché offerto in regime di concorrenza». Detto questo, è giusto che nelle gare si «prevedano clausole di premialità a favore delle imprese concessionarie virtuose» e anche gli «indennizzi a carico del subentrante per le perdite di mancato ammortamento e di avviamento».

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