Riparatori di router e antennisti: 13 detenuti assunti dopo il corso

Riparatori di router e antennisti: 13 detenuti assunti dopo il corso
di Serena COSTA
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Lunedì 1 Marzo 2021, 20:38

Il lavoro come forma di reintegro sociale ed emancipazione da un passato che ci si vuole lasciare alle spalle. Tredici vite che riprendono un percorso di speranza che profuma di futuro. È così che, all'interno del carcere di Lecce, è nato il progetto pilota del laboratorio tecnologico di rigenerazione dei router in collaborazione con Linkem, un operatore 5G leader in Italia nel settore della banda ultralarga wireless. Da qualche mese il posto fisso: 13 detenuti sono stati assunti a tempo indeterminato dall'azienda delle telecomunicazioni con la qualifica di riparatori di router a seguito di un percorso di formazione durato tre mesi e regolarmente retribuito. Alcuni di loro lavoreranno anche come antennisti.
Ora i router danneggiati o restituiti dai clienti che hanno cessato il contratto con Linkem passano dal carcere Borgo San Nicola per tornare a nuova vita ed essere reimmessi sul mercato, grazie alle competenze meccaniche e informatiche acquisite dagli ospiti della casa circondariale. Tra gli assunti sono 11 quelli che lavorano all'interno degli spazi allestiti nel carcere, mentre altri due sono stati impiegati all'esterno, nei centri Linkem di Lecce e Taranto.
La selezione dei destinatari del progetto sperimentale è stata portata avanti dall'amministrazione penitenziaria di Lecce diretta da Rita Russo: una scelta non casuale, dettata dal percorso di risalita, come si dice in questi casi, di ciascun detenuto e dalle sue propensioni all'apprendimento di nuovi saperi.
Eppure, Davide Rota, l'imprenditore di Linkem, assicura di non aver mai letto le schede sulla fedina penale delle persone scelte: «Ho solo cercato di capire quanta voglia ci fosse di cambiare percorso da parte loro e inoltre ho percepito una forte volontà da parte dell'amministrazione penitenziaria di dare loro una chance per cambiare vita». Il progetto, avviato un anno fa, è partito con una semplice mail dell'ad di Linkem alla direttrice Russo: «Abbiamo scelto la Puglia perché è qui che sono presenti il 70% dei nostri centri gestionali, che servono la maggior parte dei nostri clienti: abbiamo individuato un'area più svantaggiata dal punto di vista occupazionale, in cui portare nuovi posti di lavoro. Solo in Puglia negli anni abbiamo occupato 520 persone a tempo indeterminato. E abbiamo puntato su una delle professioni più richieste, i tecnici installatori, affinché risolvessero uno dei problemi più grossi per noi, ovvero i router di ritorno: invece di smaltirli, abbiamo affidato a questi ragazzi il compito di rivitalizzarli, coniugando conoscenze meccaniche, elettroniche e di software. Questi ragazzi sono nostri dipendenti e alcuni di loro non sono lontanissimi dal percorso di uscita dal carcere. Una grande soddisfazione, che non è un semplice investimento economico, ma anche emotivo: una volta che hai iniziato un progetto simile, non puoi lasciarlo a metà, ma lo porti avanti con il cuore».
Qualche cifra, dunque. «Ogni settimana escono dalla casa circondariale 200 router rigenerati aggiunge la direttrice Rita Russo e il fatto che i nostri ospiti siano stati assunti vuol dire che, non appena avranno terminato di scontare la pena e dopo i sei mesi di prova, potranno continuare a costruire una propria vita fuori da qui. Il laboratorio è stato visitato qualche giorno fa dal capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, Bernardo Petralia, e sarà un punto di riferimento a livello nazionale. Loro stessi hanno creato un'app per le videochiamate tra detenuti e familiari». Senza dimenticare che, in tempi di lockdown, sono stati gli stessi detenuti a installare le nuove antenne del carcere per incrementare la connessione.
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