Riforma catasto, nel Salento timori di aumenti. «Ma così staneremo gli evasori»

Riforma catasto, nel Salento timori di aumenti. «Ma così staneremo gli evasori»
di Vittorio CALOSSO
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Lunedì 11 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15:02

Effetti e timori sull’annunciata riforma del catasto, inserita nella legge delega del Governo Draghi sulla riforma fiscale, anche per Lecce e il Salento. Soprattutto per quelle che potrebbero essere le ripercussioni in termini dell’aumento della pressione fiscale: sotto i riflettori, in particolare, gli immobili del centro storico dove maggiormente potrebbero incidere le novità.
Un processo non immediato che durerà cinque anni, i cui effetti non si vedranno prima del 2026. Obiettivo: rivedere le rendite catastali degli immobili. In questa prima fase il Governo ha annunciato che si limiterà a fare solo una ricognizione dell’esistente per fotografare lo stato dell’arte. Una sorta di operazione trasparenza per far riemergere anche tutti quelli immobili fantasma, non ancora accatastati. Anche con l’aiuto dei droni: un’ipotesi che, negli ultimi giorni, è più volte rimbalzata da Roma.

I timori sul territorio


Ma il timore di molti proprietari - a partire da Confedilizia - è che dalla revisione delle rendite catastali possano derivare, a lungo termine, aumenti di tutte le imposizioni legate a quel valore (Imu, Irpef, imposta di registro e imposta di successione). Le rassicurazioni del presidente Mario Draghi, secondo cui «nessuno pagherà di più e nessuno pagherà di meno», non convincono tutti. «Attendiamo l’evoluzione della delega del decreto legge e la linea di Confedilizia - spiega l’ingegner Vincenzo Mele, consigliere nazionale e referente di Confedilizia nel Salento - è già stata espressa dal presidente Giorgio Spaziani Testa. Le dichiarazioni di Draghi non ci rassicurano. E’ stato detto che questo Governo non aumenterà le tasse, ma in questa delega così generica si predispone il sistema in modo che qualsiasi Governo verrà, potrà aumentarle. Forse è ancora prematuro fare valutazioni di merito, ma quello che si preannuncia è che, se venisse applicato quanto scritto nella delega, si arriverebbe ad un aumento della tassazione. In particolare, l’impostazione contenuta nell’articolo 7 è di tipo patrimoniale e contravviene ai principi del catasto italiano che sono, invece, di tipo reddituale». 
Dubbi, perplessità.

Che Confedilizia prova a snocciolare. «Anche sulla motivazione di volere attuare tale riforma per l’emersione dei cosiddetti immobili fantasma - prosegue il presidente provinciale di Confedilizia - e di cui si parla ormai da 12 dodici anni a questa parte, non si capisce come mai non si è ancora riusciti a far accatastare molti di questi immobili. La nostra sensazione è che lo schema potrebbe portare una da vera stangata sugli immobili anche perché la necessità di riportarli al reale valore di mercato significa prima di ogni altra cosa capire cosa si vuole intendere per valore di mercato. Così come per Roma o Milano - conclude Mele - credo che a Lecce, già interessata dal nodo estimi catastali, le ripercussioni potrebbero riguardare soprattutto le tassazioni sugli immobili del centro storico». 

I possibili aumenti


Possibili aumenti? Difficile un calcolo. Ci sono le previsioni dello studio nazionale Uil che, ad esempio, per Bari indica aumenti dell’Imu intorno al 60%, con oltre 900 euro in più di differenza, per seconde case e locali riclassificati. Tutti contrari? Assolutamente no. C’è chi, come il Collegio dei Geometri della provincia di Lecce, ritiene la riforma «giusta nelle sue linee di principio». Il punto di partenza è che la tassazione sulla casa dipende dal valore che le viene attribuito dallo stesso catasto. Ma il sistema attuale è basato su estimi (cioè le rendite degli immobili calcolate dal catasto per fini fiscali) che rappresentano i valori teorici dei canoni che si potevano ottenere negli anni Ottanta affittando la casa. Il punto è che dagli anni Ottanta ad oggi ci sono immobili che hanno acquisito valore perché, ad esempio, si trovano in zone riqualificate, meglio collegate o dotate di maggiori servizi. Si vuole pertanto introdurre un nuovo sistema di calcolo cambiando l’unità di misura dal numero dei vani ai metri quadrati dell’immobile. Lo scopo? Rendere equo il sistema di attribuzione delle rendite catastali, per avvicinarle ai valori reali di mercato. 
«Ci sono ancora tantissimi immobili non accatastati, quindi il primo obiettivo da raggiungere è quello di ampliare il numero degli immobili legalmente censiti e far emergere il sommerso. È un’opportunità per stanare gli evasori. Altrimenti continueranno a pagare sempre e solo quelli che già sono in regola»: è il messaggio del presidente dei geometri, Luigi Ratano. Che, poi, aggiunge: «Ci sono immobili che sorgevano, per esempio vicino a un ospedale o a scuole poi dismesse e che chiaramente avranno un valore catastale diverso. Più basso, s’intende. O che mantengono una vecchia classificazione. Per contro, invece, ci saranno situazioni dove le migliorie, realizzate ad esempio con i vari bonus edilizi, andranno necessariamente ad aumentare il valore catastale di quell’immobile. Così come accade anche per vecchie masserie e case agricole. E bisognerà, per una ragione di equità, riclassificare quell’immobile sul suo reale valore acquisito. Per questo la ritengo una riforma di giustizia sociale».

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