«Gestione dei rifiuti non autorizzata»: sequestrata azienda di smaltimento a Galatone

«Gestione dei rifiuti non autorizzata»: sequestrata azienda di smaltimento a Galatone
di Erasmo MARINAZZO
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Martedì 19 Novembre 2019, 22:38 - Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 07:16
Balle di rifiuti differenziati esposti alle intemperie. Sui piazzali. Maleodoranti. I piazzali con crepe e fessurazioni tali da mettere in conto la possibilità di infiltrazioni dei liquami nel terreno. E poi anche canalette di raccolta delle acque piovane ostruite da rifiuti fangosi. Il tutto in violazione dell’autorizzazione unica rilasciata dalla Provincia il 6 ottobre 2015. Una situazione appurata dalla polizia provinciale nei sopralluoghi nella sede delle “Cave Marra Ecologia” di Galatone, sulla strada per Galatina. E per questo il pubblico ministero della Procura di Lecce, Alessandro Prontera, ha emesso un decreto urgente di sequestro preventivo eseguito nella giornata dell’altro ieri dalla stessa polizia provinciale.

Attività di gestione di rifiuti non autorizzata e gettito pericolo di cose, le ipotesi di reato contestate all’amministratore Fabio Marra, nell’inchiesta avviata con l’esposto del proprietario di un terreno accanto alla sede dell’azienda di smaltimento dei rifiuti indifferenziati dei Comuni di Galatone e Neviano. Esposto che ha fatto il paio con la segnalazione arrivata dall’associazione “Galatone bene comune” sui cattivi odori emanati dall’impianto e sulle condizioni in cui si trovavano le balle di rifiuti.

Hanno dato il via ai sopralluoghi del 21 giugno e del 13 settembre, l’esposto e la segnalazione. Con la partecipazione anche del personale dell’ufficio Tecnico comunale, dell’Arpa e della Asl, nonché dell’amministratore con il suo legale ed un consulente. Nel primo caso è stata rilevata la presenza di rifiuti plastici portati dal vento anche su alcuni alberi di ulivo. E l’inequivocabile puzzo di materia organica fermentata. Nel secondo sopralluogo l’attenzione si è soffermata soprattutto sul funzionamento dell’impianto. Con una analisi impietosa: ferma la stazione di trasferimento della frazione organica; non sarebbe stato rispettato il termine di tre anni prescritto nell’autorizzazione della Provincia, per adeguare i due impianti di trattamento delle acque piovane; rifiuti stoccati in maniera diversa ma come indicato dalle planimeterie autorizzate, è stata constatata la mancanza, peraltro, di cartelli con i codici identificativi.

Ulteriori contestazioni sono state indicate dalle indagini svolte dall’Arpa.
L’inchiesta penale ha inoltre fatto presente che la Provincia, con una nota dell’11 ottobre, ha inviato una diffida alla “Cave Marra Ecologia” per adeguare l’impianto alle determine dirigenziali del 2010, 2013 e 2015 che autorizzarono le attività di stoccaggio, preselezione e selezione dei rifiuti.

La mancata osservanza delle prescrizioni ha invece comportato - ha fatto presente nel decreto il magistrato titolare dell’inchiesta - emissioni di cattivi odori che hanno fatto configurare l’ipotesi di reato di gettito pericoloso di cose: cattivi odori che causano disagio a chi abita o frequenta la zona attorno alla discarica.

Provincia e Procura, dunque, in sintonia sulla gestione di quell’impianto. Tranne che su un punto: la consulenza affidata al professore Mauro Sanna ha fatto presente come sia stato escluso dalla Valutazione di impatto ambientale il progetto di potenziamento dell’impianto, a condizione che l’impresa si adeguasse alle prescrizioni. Prescrizioni e condizioni definite inconciliabili dal decreto di sequestro.
 
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