Il Tribunale trasmette gli atti in ritardo, decade il sequestro di 3 milioni di euro alla Scu

Il sequestro del "Paradiso del mare
Il sequestro del "Paradiso del mare
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Giovedì 27 Ottobre 2016, 17:47
Termini scaduti per dare il via al processo d'Appello sulla misura di prevenzione che che alla vigilia di Natale del 2012, sottrasse un patrimonio di tre milioni di euro al clan Padovano di Gallipoli. I giudici della sezione promiscua (presidente Riccado Mele, estensore Maurizio Petrelli, a latere Consiglia Invitto), hanno revocato il sequestro.
Tardiva la trasmissione degli atti dal Tribunale alla Corte d'Appello, hanno scritto i giudici nel decreto di inefficacia della confisca. Un anno e quattro mesi dopo il deposito degli ultimi ricorsi:...che i relativi atti risultano trasmessi dal Tribunale solo in data 5 aprile 2016, cioè a distanza di circa un anno e quattro mesi dal deposito degli ultimi due ricorsi (avvenuto, come si è detto, in data 12 dicembre 2014)".
La data dell'udienza in Appello fu fissata per l'8 giugno e poi rinviata al 12 ottobre scorso per consentire l'acquisizione delle motivazioni della sentenza (depositata il 14 giugno) con cui la Cassazione assolse con rinvio Giorgio Pianoforte (il suo patrimonio era uno dei più consistenti) dall'acccusa di aver preso parte all'omicidio di Salvatore Padovano.
Nell'udienza del 12 gli avvocati difensori Luigi Corvaglia, Ladislao Massati e Francesco Zacà hanno chiesto l'annullamento de sequestro per scadenza dei termini del processo d'Appello. Circostanza accolta con il decreto depositato il 25 ottobre.
Il sequestro aveva riguardato un patrimonio di circa tre milioni di euro di valore, tra attività economiche (4), immobili (7), terreni (4), mezzi da lavoro, moto e macchine (10), oltre a nove conti bancari, una polizza vita e denaro contanti per 265mila euro . Un colpo secco alle risorse che avrebbero accumulato negli anni Rosario e Salvatore Padovano , 41 anni il primo e 48 l’altro quando venne ucciso la mattina del 6 settembre del 2008 su mandato del fratello.
Il provvedimento di sequestro arrivò dopo i quattro blitz e gli arresti dei tre anni precedenti; ad eseguirlo furono i carabinieri del Ros e i finanzieri del Gico (Gruppo investigazione criminalità organizzata) della Guardia di finanza su mandato del Tribunale di Lecce.
Nelle mani dell’amministratore giudiziario finirono le imprese che tradizionalmente hanno visto in affari la famiglia Padovano : la compravendita di pesce e di mitili. Quel tipo di attività che era stata oggetto della terza inchiesta “Galatea”. Tra le imprese ora confiscate c’è anche la pescheria “Il paradiso del mare” davanti alla quale si spense la vita di Nino Padovano sotto i quattro colpi di pistola calibro 9 esplosi dal sicario reo confesso Carmelo Mendolia e intestata a quel Giorgio Pianoforte finito in carcere ed ancora sotto processo con l’accusa di aver invitato Nino a uscire in strada dove, ad attenderlo, c’era la morte.
Ma c'erano anche la società “Oltremare” di Rosario Padovano , e le “Sea business” e “Totò fish” di Angelo Padovano (figlio di Nino). E poi anche le quote di “Oltremare” intestate a Cosimo Cavalera, coinvolto in “Galatea 3” con l’accusa di aver preso il posto di Salvatore e Rosario Padovano . Il provvedimento di confisca dei beni  colpì anche gli eredi di Salvatore Padovano , secondo quanto prevedono le normative antimafia in vigore nei confronti delle persone nel frattempo decedute.
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