Reddito di cittadinanza, “escluso” chi è nato in Svizzera: «Non è italiano»

Reddito di cittadinanza, “escluso” chi è nato in Svizzera: «Non è italiano»
di Paola ANCORA
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Venerdì 8 Novembre 2019, 17:01 - Ultimo aggiornamento: 20:36
«Mi dispiace, ma lei non ha diritto al reddito di cittadinanza: non è italiana». E' questa la risposta che gli uffici Inps di Roma hanno dato a una donna di Martano, in provincia di Lecce, che aveva presentato domanda per avere il reddito di cittadinanza, lo ha ottenuto e poi, improvvisamente, se l'è visto sospendere. 

«E' accaduto - racconta a Quotidiano - quando il ministero e Inps, la scorsa estate, ci hanno chiesto di inviare via web il codice fiscale e un codice personale che avevano provveduto a farci avere per aggiornare, evidentemente, il data base sugli aventi diritto». Dopo quell'invio, però, Arianna - il nome è di fantasia, perché la donna ci ha chiesto di mantenere l'anonimato - non ha più ricevuto alcun assegno, pur conservando tutti i requisiti per ottenerlo. 

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«Ho deciso allora di informarmi e telefonare al numero verde di Inps. A Roma gli operatori mi hanno spiegato che non avevo la cittadinanza italiana e, quindi, non avrei potuto ricevere l'assegno. Ma io sono cittadina italiana, figlia di genitori italiani, come risulta dalla carta di identità. A trarre in errore Inps è il fatto che sia nata in Svizzera». A quel punto Arianna si è presentata di persona agli sportelli Inps di Lecce e ha scoperto che il problema non riguardava solo lei, ma tutti i cittadini nati in Svizzera, cioè diverse centinaia visto che la Puglia è stata, in un periodo non così lontano, terra di emigranti. 

«In coda, nell'ufficio Inps, c'erano altre persone nella mia situazione, ma la cosa scandalosa è che non lo avremmo mai scoperto se non avessimo telefonato noi all'Istituto. E questo è accaduto - segnala Arianna - nonostante si sia provveduto a inviare Isee, documenti di identità, codice fiscale, una mole di documenti dopo la quale sbagliare sarebbe dovuto essere impossibile». 

Al danno, si è aggiunta - com'è proverbiale accada - anche la beffa. «Ci è stato spiegato che, dopo le correzioni dei nostri dati, il sistema dovrà provvedere a elaborarle e quindi gli operatori non hanno saputo dirci quando il reddito di cittadinanza sarà riattivato». Con buona pace di chi, con quei soldi, tira a campare. 
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