Una maxi operazione della Guardia di Finanza di Agropoli e del Comando provinciale di Salerno è stata eseguita su tutto il territorio nazionale coinvolgendo 274 imprese e i rispettivi rappresentanti legali. Il decreto di sequestro viene eseguito anche in provincia di Lecce Bari Bat e nel Tarantino, dove risulterebbero coinvolte diverse aziende, per svariati milioni di euro. Indagati residenti a Martina Franca, Grottaglie, Carovigno, Bari, Gravina in Puglia, Barletta, Racale, Taurisano, Guagnano, Ruffano, Galatina, Minervino di Lecce, Casarano, Taviano.
Si parla di corsi di formazione per i lavoratori di piccole aziende, opportunità per acquisire competenze “hi-tech”. Corsi di formazione ritenuti “fasulli” dagli inquirenti, gestiti da una società di Salerno, per consentire poi alle imprese di ottenere benefici in termini di credito di imposta. E quindi, in soldoni, di nessuna competenza realmente acquisita dai lavoratori.
I particolari
In tutto sono 274 le imprese coinvolte in tutta Italia.
Sono complessivamente 279 le persone indagate per i reati di associazione per delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione di crediti di imposta e autoriciclaggio. I pugliesi sono residenti a Martina Franca, Grottaglie, Carovigno, Bari, Gravina in Puglia, Barletta, Racale, Taurisano, Guagnano, Ruffano, Galatina, Minervino di Lecce, Casarano, Taviano. Secondo quanto emerso dalle indagini, le imprese coinvolte, tra il 2020 e il 2021, avrebbero effettuato un’indebita compensazione di crediti inesistenti, generati artificiosamente attestando falsamente l’avvenuta attività di formazione del personale dipendente nel settore delle tecnologie previste dal “Piano nazionale Industria 4.0”.
La proposta
Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, una fitta rete di procacciatori avrebbe individuato le imprese clienti a cui avrebbe proposto di beneficiare del credito d’imposta inerente la formazione del personale; a tal fine, una società con sede a Cicerale (Salerno) avrebbe fornito alle imprese la documentazione relativa alle ore di formazione che i dipendenti avrebbero dichiarato di aver effettuato ma che, in realtà, non sarebbero mai avvenute. Con l’ausilio di alcuni delegati sindacali poi sarebbero redatti falsi contratti collettivi aziendali, utilizzando marche da bollo contraffatte, per attestare falsamente i costi sostenuti dalle imprese e a retrodatare le stipule dei contratti stessi. Infine, alcuni professionisti compiacenti avrebbero provveduto a rilasciare alle imprese beneficiarie la certificazione del credito d’imposta, che da queste veniva immediatamente compensato, per poi restituire una percentuale sul totale dell’importo a titolo di provvigione.
Sono state eseguite perquisizioni e sequestri, su delega del pm Vincenzo Palumbo. Attraverso i propri difensori ora, gli indagati e le società potranno contestare le accuse nelle opportune sedi, se riterranno di poter dimostrare di aver effettivamente organizzato i corsi in questione e quindi beneficiato regolarmente dei crediti di imposta previsti dalla legge.
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