Provincia, polemiche sul ritorno della Cosap: dubbi sulla legittimità. «Cavi e tubi di proprietà del Demanio»

Palazzo dei Celestini
Palazzo dei Celestini
di Paola ANCORA
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Martedì 16 Aprile 2019, 08:10
Tassa di occupazione di suolo pubblico, è l’ora delle polemiche e dei dubbi sulla legittimità. «Il canone non va pagato: nulla è dovuto dai cittadini, perché si tratta di semplici allacci e innesti alle reti di pubblici servizi» spiegano gli esperti della materia. Dunque al danno, si aggiunge la beffa: non solo migliaia di avvisi di pagamento poco chiari piovono in questi giorni sui salentini, ma la Provincia - che firma quegli avvisi - potrebbe rischiare un procedimento per danno erariale tali e tante sono le risorse, finanziarie e di personale, destinate all’attività di recupero di una imposta in realtà non dovuta. Un passo indietro. La Provincia, con il contributo della Andreani Tributi srl (aggiudicataria dell’appalto per questo e altri servizi dell’ente, ndr), sta provvedendo ad aggiornare la banca dati relativa alle concessioni rilasciate negli anni per l’attraversamento delle strade di sua competenza con cavi e tubi delle reti elettrica, del gas e dell’acquedotto. Per anni, quelle concessioni sono rimaste in un cassetto e nessuno ha provveduto a riscuotere i relativi canoni di occupazione di suolo pubblico. Così, da qualche mese, per “rimediare” a tale, presunta mancanza, Palazzo dei Celestini ha scritto ai salentini titolari di abitazioni o imprese sulle strade provinciali, chiedendo il pagamento del dovuto. La speranza è, dunque, quella di colmare un “buco” nei conti, stimato dagli uffici di via Botti in circa un milione e mezzo. «Se non lo facciamo – hanno spiegato dagli uffici – rischiamo una procedura per danno erariale». In realtà, il rischio è sì, concreto, ma per motivi diversi da quelli indicati dagli uffici, finiti già nel mirino delle associazioni dei consumatori, pronte a una pioggia di ricorsi contro l’ente provinciale se il Consiglio non provvederà al ritiro in autotutela di tutta la procedura. La disciplina relativa al pagamento della tassa per l’occupazione del suolo pubblico è contenuta in due diversi decreti legislativi: il numero 507 del 1993 e il 466 del 1997. La legge prevede che la tassa debba essere corrisposta “al Comune o alla Provincia dal titolare dell’atto di concessione o di autorizzazione”, ma questa disposizione - specifica chiaramente la stessa norma - non si applica “per le occupazioni di suolo pubblico realizzate con innesti e allacci a impianti di erogazione di pubblici servizi”. «L’intenzione del legislatore statale – spiega l’avvocato amministrativista Luigi Quinto - è quella di non gravare gli utenti di una tassa per l’occupazione del suolo realizzata esclusivamente per conseguire la fornitura di un servizio pubblico essenziale, quale è certamente quello relativo alla fornitura di acqua e l’allaccio alla fogna». Non a caso, infatti, tanti Comuni del Salento hanno richiamato l’esenzione stabilita a livello statale nei propri regolamenti comunali. Il regolamento del capoluogo prevede, ad esempio, all’articolo 42, che “sono esenti dalla tassa le occupazioni di suolo pubblico di cui (…) gli innesti o allacci a impianti di erogazione di pubblici servizi”. Nulla di tutto questo, invece, ha previsto il regolamento provinciale. Che significa? «Nulla – spiega Quinto – perché l’esenzione opera a prescindere dal suo richiamo nei regolamenti degli enti locali, Provincia compresa, in quanto prevista da una norma di rango superiore, alla quale i regolamenti devono obbligatoriamente conformarsi. Eventuali regolamenti difformi saranno annullati dal giudice amministrativo o disapplicati dal giudice tributario. I regolamenti che nulla prevedono sul punto, come quello provinciale, sono invece integrati ex lege dalle disposizioni statali. Pertanto, nel caso rivelato dal Quotidiano, l’esenzione opera di diritto ed eventuali atti impositivi in contrasto con quella previsione sono illegittimi». Non bastasse tutto ciò, arriva in soccorso dei salentini anche il Testo Unico dell’Ambiente, datato 2006. Questa norma, da tutti recuperabile sul web, richiama il Codice civile e precisa che “gli acquedotti, le fognature, gli impianti di depurazione e le altre infrastrutture idriche di proprietà pubblica, fino al punto di consegna e/o misurazione, fanno parte del demanio». Ciò significa che cavi e tubi esterni per i quali si è chiesta e pagata una concessione, magari al momento della costruzione della propria casa, sono pubblici, del Demanio. Dunque chi e che cosa sta tassando la Provincia? Al Consiglio (provinciale), l’ardua sentenza.
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