«Prova superata anche nel sapore Il nostro territorio è disposto a lottare»

«Prova superata anche nel sapore Il nostro territorio è disposto a lottare»
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Mercoledì 28 Agosto 2019, 11:55 - Ultimo aggiornamento: 12:09
Quando tutto sembrava perduto, lui ha continuato a sperare. Si arreso all'evidenza del disastro provocato dalla xylella, ma non ha mai gettato le armi e in questi anni ha continuato a cercare, come fa un cercatore d'oro, cultivar resistenti al batterio. Ieri, Giovanni Melcarne, imprenditore olivicolo titolare dell'azienda Forestaforte e presidente del Consorzio Olii Dop di Terra d'Otranto, ha vinto la sua prima scommessa con il primo olio molito da specie tolleranti alla batteriosi. «È il segno di speranza che aspettavamo da tempo».
La moliture di olive di cultivar resistenti è stata solo una prova dimostrativa o c'è già un olio che può andare sul mercato?
«Innanzitutto, ho voluto fare una prova per capire anche che tipo di resa ci può essere da queste olive».
Quello spremuto in questi giorni, di fatto, è il primo olio novello della stagione.
«Non solo. È anche il primo olio novello in Europa. Di solito sono i siciliani a produrre per primi, stavolta invece siamo stati noi. Il fatto, poi, che l'olio arrivi dal Salento testimonia la volontà di voler continuare a produrre nonostante le devastazioni della xylella».
Come mai queste cultivar producono prima del classico periodo destinato alla raccolta delle olive?
«Perché si tratta di cultivar veloci, aiutate anche da tecniche agronomiche che spingono sulla maturazione».
Tipo?
«Nulla di particolare, mi riferiscono a qualche irrigazione in più».
La prova è stata superata?
«Direi proprio di sì. Ci sono molti imprenditori e confezionatori presenti all'iniziativa di oggi (ieri per chi legge, ndr) che si sono dimostrati particolarmente interessati alla possibilità di uscire sul mercato con un olio nuovo, estratto da queste varietà resistenti».
Una delle preoccupazioni che maggiormente attanaglia gli olivicoltori è che le nuove cultivar pecchino sulle quantità prodotte. Com'è stata la resa in questo caso?
«La resa è stata molto interessante. I valori lasciano ben sperare».
E il gusto?
«Anche su questo fronte l'esperimento ha dato esiti positivi. Si tratta di un prodotto bilanciato, dal gusto ruffiano, cioè né amaro né troppo piccante, un sapore che si fa volere bene».
E ora che succede?
«Questa è la speranza di una rinascita, il segnale di un territorio disposto a lottare, ma non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e fare finta che tutto vada bene. Sappiamo benissimo che dobbiamo fare i conti con molteplici criticità e con gli aiuti che non arrivano».
A proposito di aiuti, l'altro giorno lei ha scritto un post su Facebook con cui polemizzava contro la Regione Puglia accusata di aver stanziato fondi per la Notte della Taranta, mentre l'agricoltura sta salentina sta morendo.
«Premetto che non ho nulla contro la Notte della Taranta, però in tre anni la Regione ha stanziato per quella iniziativa 4 milioni di euro. Con quei soldi avrebbe potuto comprare un milione e mezzo di piantine di cultivar resistenti per distribuirle ai piccoli agricoltori e stimolarli a credere ancora in un futuro olivicolo. Un segnale di sostegno a chi ha subito sulla propria pelle la batteriosi».
M.C.M.
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